SENS
Shakespeare’s Narrative Sources: Italian Novellas and Their European Dissemination
Novella – Diplomatic Edition – 1535
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| Nouella nouamente ritroua= ta d’uno Innamoramento: il qual ſuc ceſſe in Verona nel tempo del ſignor Bartholomeo de la ſcala: Hyſtoria Iocondiſſima.
{illustration}
ℂ Alla belliſſima & leggiadra Madonna Lucina ſauorgnana.
P Oſcia che io gia aſſai giorni con uoi parlādo diſſi di uoler una cō= paſſioneuole nouella da me gia piu uolte udita,& in Verona in= teruenuta iſcriuere, m’e paruto eſſer il debito in queſte poche carte diſtēder la: ſi perche le mie parole appo uoi non pa= reſſero uane: ſi ancho perche a me| che miſe ro ſono de caſi de miſeri amanti, di che ella e piena, ſi appartiene. & apreſſo al uoſtro ua lore indrizzarla. Accioche quantunque tra le belle donne a uoi ſimiglianti pruden= tiſſima ui conoſca, poſſiate leggendola piu chiaramenteuedere a quai riſchi, a quai tra- boccheuoli paſſi, a che crudelliſſime morti gli miſeri & cattiuelli amanti ſieno il piu de le uolte d’Amore condotti, & ancho uolen tieri alla uoſtra bellezza la mando. Perche hauendo io fra me diliberato ch’ella ſia l’ul= timo mio lauorio in queſta arte: gia ſtanco & ſatio d’eſſer piu fauola del uolgo, in uoi il mio ſciocco poetare finiſca. Et che come ſete porto di ualore, di bellezza, & di leggia dria, coſi dela picciola barchetta del mio in gegno ſiate: laquale carca di molta ignorā- za, d’Amore ſoſpita per li men profondi pe- laghi della poeſia ha molto ſolcato, & che ella a uoi giugnendo del ſuo grāde errore ac corta poſſa ad altri, che con piu ſciēza & mi- glior ſtella nel gia detto mare nauigano, & temone & remi & uela donando, diſarmata ſicuramente alle uoſtre riue legarſi. Pren- detela adunque Madonna nellhabito allei conueneuole & leggetela uolētier ſi per lo ſuggietto ch’e belliſſimo & pieno di pieta= te mi par che ſia, come ancho per lo ſtretto uincolo di cōſangunitade & dolceamiſta, ch’e tra la perſona uoſtra: & chi la diſcriue ſi ritroua. il quale ſempre con ogni riueren za ſi raccomanda.
S I C O M E uoi ſteſſa uede ſte, mentre il cielo uerſo me in tutto ogni ſuo ſdegno ri= uolto nō hebbe, nel bel prin cipio di mia giouanezza al miſtier dellarme mi diedi,& in quella molti grandi & ua loroſi huomini ſeguendo, nella diletteuole uoſtra patria del Frioli alcun anno mi eſſer= citai. per laqual ſecondo e caſi, quādo pri- uatamente hor quinci hor quindi ſeruendo mi era biſogno d’andare. Haueua io per continuo uſo caualcando di menar meco u- no mio arciero homo di forſe cinquanta an- ni pratico nellarte & piaceuoliſſimo, & co= me quaſi tutti que di Verona (ou’egli nac= que) ſono, parlante molto, & chiamato Pe= regrino. Queſti oltra ch animoſo & eſper to ſoldato foſſe, leggiadro & forſe piu di quello, che a glianni ſuoi ſi ſaria conuenuto, innamorato ſemṕ ſi ritrouaua, il che al ſuo ualore doppio ualore aggiugneua: Onde le piu belle Nouelle, & con miglior ordine = & gratia ſidilettaua di raccontare, & maſſi- mamente quelle che d’Amore parlauano, ch’alcun altro, ch’io udiſſi giamai, Per la qualcoſa partendo io da Gradiſca, oue in al logiamenti mi ſtaua,& con coſtui,& due al= tri mei forſe d’Amore ſoſpinto uerſo Vdine uenendo, la qual ſtrada molto ſolinga,& tut ta per la guerra arſa e deſtrutta in quel tem= po era : & molto fal penſiero ſoppreſſo & lontano da gli altri uenendomi, accoſtato= miſi il detto Peregrino, come quello, che e miei penſieri indouinana, coſi mi diſſe. Volete uoi ſemṕ in triſta uita uiuere e perch una bella, crudele altramente moſtrando po co ui ami: Et benche contro a me ſpeſſo di ca, pure perche meglio ſi danno, che non ſi ritengono i coſigli, ui diro Patron mio, che oltra, ch’a uoi nelleſſercitio che ſiete, lo ſtar- molto nella prigion d’amore ſi disdica, ſi tri- ſtiſon quaſi tutti e ſini, a quali egli ci condu= ce, che uno pericolo il ſeguirlo: & in teſti= monianza di cio, quando a uoi piaceſſe, po treio una Nouella nella mia Citta auenuta, che la ſtrada men ſolitaria, & men rincreſce uole ci faria, reccontarui: nella quale ſentire ſte, come due nobili Aamanti a miſera & pia toſa morte guidati foſſero. Et gia hauen= do io fatto ſegno di udirlo uolentieri, egli coſi comincio.
N EL TEMpo che Bartholo meo dalla Scala ſignore cor teſe & humaniſſimo il freno alla mia bella patria a ſua po ſta & ſtrignea & rallentaua, furono in lei, ſecondo chel mio patre dicea hauer udito due nobiliſſime famiglie per cōtraria fattio= ne, ouer particolar odio nemiche, l’una e Ca pelletti, laltra e Montecchi nominata. Di una dellequali ſi eſtima certo eſſer queſti, che in Vdene dimorano, cioe Meſſer Nicolo & M. Giouanni hora detti Monticoli di Ve= rona, per ſtrano caſo quinci uenuti ad habi= tare, benche poco altro di quel de gliantichi ſeco habbiamo in queſto loco recato, fuori che la lor corteſe gentilezza : & auegna che io alcune uecchie croniche leggēdo habbia queſte due famiglie trouato, che unite una ſteſſa parte ſoſteneano, nondimeno come io la udi, ſenza altrimenti mutarla a uoi la ſporro. Furono adundue come dico, in Verona ſotto il gia detto Signore le ſopra= dette nobiliſſime famiglie di ualoroſi huo= mini, & di ricchezza ugualmente dal cielo, dalla natura : & dalla fortuna dottate. tra le quali, come il piu delle uolte tra le gran ca ſe ſi uede, che la cagion ſi foſſe, crudeliſſima nimiſta regnaua. per la quale gia piu huomi ni erano, coſi dalluna come dallaltra parte morti, in guiſa che ſi per ſtanchezza, ſpeſſo per queſti caſi auiene, come ancho per le mi- nacie del Signore, ce cō ſpiacere grandiſ- ſimo le uedea nemiche, ſeran ritratte di piu farſi diſpiacere, & ſenza altra pace col tem= po in modo dimeſticate : che gran parte de gli loro huomini inſieme parlauano. Eſſendo coſi coſtoro quaſi pacificati, auien ne un Carneuale che in caſa di M. Antonio Capelletti hnomo feſtoſo & giocōdiſſimo, il quale primo della famiglia era, molte feſte ſi fecero, & di giorno & di notte, oue quaſi tutta la citta concorreua: ad una delle quali una notte: com’e degliamanti coſtume:che le lor donne : ſi coem co’l cuore: coſi ancho co’l corpo: pur che poſſano: ouunque uan= no: ſeguono: uno giouane delli Montecchi la ſua donna ſeguendo: ſi conduſſe: Era coſtui giouane molto & belliſſimo: grande della perſona:leggiadro & accoſtumato aſ= ſai: pche trattaſi la maſchera: come ogn’al= tro facea: & in habito di nimpha trouando- ſi: non fu occhio ch’a rimirarlo non uolgeſ- ſeſi per la ſua bellezza: che quella d’ogni dō- na auanzaua: che iui foſſe:agguagliaua:co= me per marauiglia che in quella caſa: maſſi= mamēte la notte: foſſe uenuto : ma con piu efficatia, che ad alcun altro:ad una figliuola del detto M.Antonio uenne ueduto:che e= gli ſola hauea. laquale di ſopranaturale bel lezza & baldanzoſa & leggiadriſſima era. Queſta ueduto il giouane con tanta forza nell’animo e laſua bellezza riceuete:che al pri mo incontro deloro occhi di piu non eſſe= re di lei ſteſſa le parue. Stauaſi coſtui in ri poſta parte della feſta con poca baldāza tut to ſolo:&rade uolte in ballo, o in parlamen to alcuno ſi tramettea:come quegli che d’a= more iui guidato con molto ſoſpetto uiſta ua. ilche alla giouane forte dolea : percio= che piaceuoliſſimo udiua che egli era:& gio coſo. Et paſſando la mezza notte: & il fine del feſteggiare uenendo il ballo del torchio o del capello:come dire lo uogliamo : &che anchora nel fine delle feſte ueggiamo uſarſi, s’incomincio: Nel quale in cerchio ſtan= doſi lhuomo la donna : & la donna lhuomo a ſua uoglia permutandoſi: piglia. In que= ſta danza d’alcuna donna fu il giouane leua= to:& a caſo appreſſo la gia innamorata fan ciull poſto. Era dallaltro canto di lei un nobilegiouane Marcuccio Guertio nomi= nato: il quale per nature coſi il luglio come il genaio le mani ſemṕ freddiſſime hauea. Perche giunto Romeo Montecchi: che co ſi era il giouane chiamato al manco lato de la donna: & come in tal ballo s’uſa la bella ſua mano in mano preſa, diſſe a lui quaſi ſu= bito la giouane forſe uaga d’udirlo fauella= re. Benedetta la uoſtra uenuta qui preſſo me M.Romeo. Allaquale il giouane,che gia del ſuo mirare accorto s’era, marauiglia to del parlar di coſtei diſſe. come benedet= ta la mia uenuta? Et ella riſpoſe, ſi benedet to il uoſtro uenire qui appo me: percioche uoi almanco queſta ſtanca mano calda mi terrete: onde Marcuccio la deſtra m’ag= ghiaua. Coſtui preſo al quanto d’ardire ſe gui. Se io a uoicon la mia mano la uoſtra riſcaldo,uoico begliocchi il mio core accen dete. La dōna dopo un breue ſorriſo ſchi fando d’eſſere con lui ueduta, o udita ragio nare anchora gli diſſe. Io ui giuro Romeo per mia fe,che non e qui donna,laquale(co- me uoi ſiete ) a gliocchi mei bella paia. Allaquale il giouane gia tutto di lei acceſo riſpoſe. Qual io mi ſia ſaro alla uoſtra bel tade (s’a quella non ſpiacera) fedel ſeruo. Laſſato poco dopo il feſteggiare, & torna= to Romeo alla ſua caſa cōſiderata la crudel tade della prima ſua dōna, che di molto lan- guire poca mercede gli daua: dilibero (quan do a lei foſſe agrado) a coſtei ( quantunque de ſuoi nemici foſſe)tutto donarſi. Dallal tro canto la gouane poco ad altro ch’a lui ſolo penſando: dopo molti ſoſpiri tra ſe iſti- mo lei douere ſempre felice eſſere, ſe coſtui per ſpoſo hauere poteſſe:ma per la nimiſta, che tra luna & laltra caſa era, cō molto timo re poco ſpeme di giugnere a ſi lieto grado te nea. Onde fra due penſieri di continuo uiuendo a ſeſteſſa piu uolte diſſe. O ſcioc ca me a q̃luaghezza milaſcio io in coſiſtra= no labiritho guidare? oue ſenza ſcorta reſtā do uſcire a mia poſta non ne potro. Gia che Romeo Montecchi non m’ama:percioche per la nimiſta, che ha co miei, altro che la mia uergogna non puo cercare : & poſto che per ſpoſa egli mi uoleſſe:il mio padre di darmegli non conſentirebbe giamai. Da- poi nellaltro penſiero uenendo dicea, chi ſa forſe che per meglio paceficarſi inſieme que ſte due caſe, che gia ſtanche & ſatie ſono di far tra lor guerra:mi porria anchor uenir fat to d’hauerlo in quella guiſa, che io lo diſio. Et in queſto fermataſi, comincio eſſergli d’al cun ſguardo corteſe. Acceſi dunque gli due amanti di ugual fuoco l’uno dellaltro il bel nome,& l’effigie nel petto ſcolpita por- tando: dier principio quādo in chieſa, quan do a qualche feneſtra a uagheggiarſi: in tan to che mai bene ne luno ne laltro hauea:ſe= non quāto ſi uedeano. & egli maſſimamen te ſi di uaghi coſtumi di lei acceſo ſi trouaua: che quaſi tutta la notte con grandiſſimo pe riculo della ſua uita dinanci alla caſa dell’a mata donna ſolo ſi ſtaua,& hora ſopra la fe neſtradlla ſua camera per forza tiratoſi, iui ſanza ch’ella| odaltri lo ſapeſſe,ad udire lo ſuo bel parlare ſi ſedea:& hora ſopra la ſtra da giacea. Auenne una notte,come amor uolſe: la Luna piu del ſolito rilucendo che mentre Romeo era per ſalire ſopra il detto Balchone:la giouane (o che cio a caſo foſſe, o che laltre ſere udito lhaueſſe) ad apriȓ quel la feneſtra uēne,& fattaſi fuori lo uide: ilqua le credendo,che non ella, ma qualch’altro il balchone apriſſe, nelombra d’alcun muro fuggire uolea: onde conoſciutolo & per no- me chiamatolo gli diſſe. Che fate qui a queſta hota coſi ſolo? & egli gia riconoſciu tola riſpoſe,quello ch’amor uuole. Et ſe uoi ui foſte colto diſſe la donna, non potre= ſte uoi morirci di leggiero? Madonna ri- ſpoſe Romeo ſi ben,che io ui potrei ageuol mēte morire, & morrouici di certo una not te, ſe non m’aiutate: ma perche ſon ancho in ogni altro luogo coſi preſſo alla morte come qui, procaccio di morire piu uicino al la perſona uoſtra,che io mi poſſa: con laqua le di uiuere ſempre bramerei, quand’al cielo & a uoi ſola piaceſſe. Allequali parole la giouane riſpoſe: Da me non rimarra mai, che uoi meco honeſtamente non uiuiate: non reſtaſſe piu da uoi, o dalla nimiſta che tra la uoſtra & la mia caſa ueggio. A cui il giouane diſſe,uoi potete credere,che piu non ſi poſſa bramar coſa, di quel ch’io uoi di continuo bramo:& percio quando a uoi ſola piaccia d’eſſerecoſi mia, com’io d’eſſer uoſtro diſio, lo faro uolētieri: netemo ch’al cuno mi ui tolga giamai. Et detto queſto meſſo ordie di parlatſi un’altta notte cō piu ripoſo, ciaſcun dal loco ou’era ſi diparti. Dapoi andato il giouane piu uolte per par= larle,una ſera,che molta neue cadea, al diſia to loco la ritrouo, & diſſele. Deh perche mi fate coſi languire? non ui ſtrigne pie= ta di me, che tutte notti in coſi fatti tempi ſopra queſta ſtrada ui aſpetto? Alqualla donna diſſe, certo ſi che uoi mi fate pieta: ma che uoreſte ch’io faceſſi? ſe non pregar che uoi ue ne andaſte. Allaquale fu dal giouane riſpoſto, che uoi mi laſſaſte nella camera uoſtra entrare, oue potremo inſie me piu agiatamente parlare. Allhora la bella giouane quaſi ſdegnando diſſe. Ro meo io tanto ui amo,quanto ſi poſſa perſo- na lecitamente amare, & piu ui conciedo di quello,che alla mia honeſta ſi conuerria: & cio faccio d’amore co’l ualor uoſtro uinta. ma ſe uoi penſaſte o per longo uagheggiar= mi, o per altro modo piu oltra come inamo- rato dell’amor mio godere,queſto penſier la ſciate da parte, che alla fine in tutto uano lo trouarete. Et per non tenirui piu ne pe ricoli, ne quali ueggio eſſere la uita uoſtra uenendo ogni notte per queſte contrade,ui dico che quādo a uoi piaccia di accettarmi per uoſtra donna,che io ſon prōta a darme ui tutta: & con uoi in ogni luogo che ui ſia in piacere, ſenza alcun riſpetto uenire. Queſto ſolo bramo io diſſe l giouane, fac= ciaſi hora, facciaſi riſpoſe la dona:ma rein- tegraſi poi nella preſenza di frate Lorezo da ſan Franceſco mio confeſſore, ſe uolete che io in tutto& contenta mi ui dia. O diſſe a lei Romeo dunque frate Lorenzo da Reg= gio e q̃llo, che ogni ſecreto de cuor uoſtro ſa? Si diſs’ella,& ſerbaſi per mia ſodisfat tione affar ogni noſtra coſa dinnāzi a lui. Et qui poſto diſcreto modo alle loro coſe lu no dallaltro ſi parti. Era queſto frate de l’ordine minore di oſſeruanza philoſopho grande, & iſperimentatore di molte coſe co ſi naturali come magiche,& in tanta ſtretta amiſta cō Romeo ſi trouaua, che la piu for- ſe in que tempi tra due in molti luoghi nō ſi ſaria trouata. Percioche uolendo il fra te ad un tratto &in buona oppenione del ſuo uolgo reſtare,& di qualche ſuo diletto godere gliera cōuenutto per forza d’alcun gētilhuomo della citta fidarſi: tra quali q̃ſto Romeo giouane|temuto| animoſo| & prudē te haueua eletto: & a lui il ſuo core, che a tut ti glialtri fingēdo tenea celato, nudo hauea ſcoperto. Perche trouato da Romeo li= beramente gli fu detto, come diſiaua d’haue re l’amata giouane per donna : & che inſie- me haueuano conſtituito lui ſolo douer eſſe re ſecreto teſtimonio del loro ſponſalitio, & poſcia mezzano a douer fare chel padre di lei a queſto daccordo conſentiſſe. Il frate di cio contēto fu, ſi perche a Romeo niuna coſa harria ſenza ſuo gran danno potuta ne gare,ſi ancho perche penſaua, che forſe an= chora per mezzo ſuo ſaria queſta coſa ſucce duta in bene, ilche di molto honore gli ſa= ria ſtato preſſo il ſignore, & ogn’altro ch’a ueſſe diſiato queſte due caſe ueder in pace. Et eēndo la Quareſima,la giouane un gior no fingendo di uolerſi cōfeſſare al monaſte= rio di ſanto Franceſco andata, & in uno di que confeſſori, che tali frati uſano, entrata, fece frate Lorenzo dimandare. Il quale iui ſentendola per didentro al conuento inſie= me con Romeo nel medeſimo cōfeſſoro en- trato & ſerrato l’uſcio, una lama di ferro tut ta forata, che tra la giouane & eſſi era, leua ta uia diſſe a lei. Io ui ſoglio ſampre uedere uolētieri figliuola, ma hora piu che mai qui cara mi ſiete. S’e coſi chel mio M. Ro= meo per uoſtro marito uogliate. Alqual ella riſpoſe, Niuna altra coſa maggiormen te diſio, che d’eſſere legitimamente ſua: & percio ſono io qui dinanzi al conſpetto uo= ſtro uenuta, delquale molto mi fido: accio che uoi inſieme con idio a quello,che d’amo re aſtretta uengo affare, teſtimonio ſiate. Allhora in preſenza del frate, chel tutto in confeſſione diceua accettare, per parola di preſente Romeo la bella giouane ſpoſo. Et dato tra loro ordine d’eſſere la ſeguente notte inſieme, baſciataſi una ſola uolta dal frate ſi dipartirno. Ilquale rimeſſa nel mu ro la ſua grada ſi reſto ad altre dōne confeſ= ſare. Diuenuti gli due amanti nella gui ſa che udito hauete ſecretamente marito & moglie: piu notti delloro amore felicemen te goderono. aſpettando co’l tempo di trouar modo ᵱ lo qual il padre della donna ch’agli loro diſii eſſere cōtrario ſapeano, ſi poteſſe placare. Et coſi ſtando interuen ne che la fortuna d’ogni mondan diletto ne mica, non ſo qual maluagio ſeme ſpargen= do, fece tra le loro caſe la gia quaſi morta ni miſta riuerdire, in modo che le coſe ſotto ſo pra andando, ne Montecchi a Capelletti, ne Capelletti a Montecchi cedereuolendo nella uia del corſo s’attaccarono una uolta inſieme, oue cōbattendo Romeo,& alla ſua donna riſperto hauendo di percuotere alcu no della ſua caſa ſi guardaua , pur all fine ſendo molti di ſuoi feriti, & quaſi tutti della ſtrada cacciati uinto dalla ira ſopra Thebal do Capelletti corſo,chel piu fiero de ſuoi ne mici parea, di un colpo in terra morto lo di ſteſe: & gli altri che gia per la morte di co= ſtui erano ſmariti, in grandiſſima fuga riuol ſe. Era gia ſtato Romeo ueduto ferire The baldo in mō che lhomicidio celare nō ſi po= tea:Onde data la q̃rella dināzi al ſignoȓ cia ſcuno de Capelletti ſolaḿte ſopra Romeo gridaua:Perche dalla giuſtitia in ppetuo di Verona bādito fu. Hor di qual core, queſte coſe uedendo, la miſera giouane diueniſſe, ciaſcuna che ben ami, nel ſuo caſo ponendo ſi, il puo di leggieri conſiderare. Ella di continuo ſi forte piagnea, che niuńo la po= tea racconſolare:& tanto era piu accerbo il ſuo dolore, quanto meno con perſona alcu na il ſuo male ſcoprire oſaua. Dallaltra parte al giouane per lei ſola abbandonare il ᵱtirſi dalla ſua patria dolea,ne uolendoſene per coſa alcuna partire ſenza torre da lei la= grimeuole combiato,& in caſa ſua andare non potendo, al frate ricorſe˙ Al quale ch’ella uenire doueſſe per un ſeruo del ſuo padre molto amico di Romeo fu fatto a ſa- pere. Et ella ui ſi riduſſe. Et andati a= mendue nel confeſſoro aſſai la loro ſciagu= ra inſieme pianſero. Pure alla fine diſs’el la a lui,che faro io ſanza di uoi? di piu uiue re nō mi da ilcuore, meglio fora, che io con uoi ouunque ue ne andaſte: mi ueniſſi. Io m’accorzaro queſte chiome: &come ſer uo ui uerro dietro :ne d’altro meglio o piu fedelmente:che da me potrete eſſer ſeruito. Non piaccia a Dio anima mia cara: che quā do meco uenire doueſte: in altra guiſa, che in luogo di mia Signora ui menaſſi, diſſe a lei Romeo. Ma perciocheſon certo, che le coſe non poſſono longamente in queſto modo ſtare, & che la pacetra noſtri habbia a ſeguire, onde anchora io la gratia del Si= gnore di leggieri impetrarei, intendo che uoi ſenza il mio corpo per alcun giorno ui reſtiate,che lanima mia con uoi dimora ſem pre. Et poſto che le coſe , ſecondo che io diuiſo, non ſuccedano,altro partito al ui= uer noſtro ſi prendera. Et queſto dilibera to tra loro abbracciatiſi mille uolte ciaſcun di loro piagnendo ſi diparti. La donna pregādolo aſſai, che piu uicino, ch’egli po- teſſe, le uoleſſe ſtare, & nō a Roma o Firen- ze, come detto hauea, andarſene. Indi a pochi giorni Romeo che nel monaſterio di frate Lorenzo era fin allhora ſtato naſcoſto ſi parti, & a Mātoua come morto ſi riduſſe: hauendo prima detto al ſeruo della donna, che cio che di lui dintorno al fatto di lei in caſa udiſſe, al frate faceſſe di ſubito intende re; & ogni coſa operaſſe di quello, che la giouane gli comandaua fedelmente, ſe il ri= manente del guiderdone promeſſogli diſia ua d’hauere. Partito di molti giorni Ro- meo & la giouane ſempre lachrimoſa mo= ſtrandoſi, ilche la ſua gran bellezza faceua manchare,la fu piu fiate dalla madre, che te neramente l’amaua, conluſingheuoli paro- le addimandata, onde queſto ſuo pianto deri uaſſe. Dicendo o figliola mia da me al pari della mia uita amata, qual doglia da po co in qua ti tormenta? ond’e che tu un bre ue ſpatio ſenza pianto non ſtai? ſe forſi alcu na coſa brami, falla a me ſola nota, che di tutto, che lecito ſia ti faro conſolata. Nondimeno ſempre deboli ragioni di tal pianto dalla giouane renduto gli furono. Onde penſandola madre,che in lei uiueſſe diſio d’h uer marito, il quale per uergogna o per tema tenuto celato il piāto generaſſe; un giorno credendo la ſalute della fioliola cercare, & la morte procacciandole co’l ma rito diſſe. Meſſer Anton o io ueggio gia molti giorni queſta noſtra fanciulla ſempre piagnere in modo ch’ella, come uoi potete uedere| quella,ch’eſſer ſuole, piu non pare. Et auegna ch’io molto lhabbia della cagio ne del ſuo pianto eſſaminata, ond’egli uen= ga, da lei percio ritrare non poſſo; ne da che proceda ſapre io me ſteſſa dire; ſe forſe per uoglia di maritarſi,laqual come ſai e fanciulla, non oſaſſe far paleſe: cio aueniſſe. Onde prima, che piu ſi cōſumi:diria che fuſ- ſebono di darli marito, he ogni mō ella de ciotto anni q̃ſta ſanta Euphemia forni. Et le donne come queſti di molto trapaſſano, perdono piu toſto che auanzano della loro bellezza: oltra che elle nō ſono mercatan= tia da tenire molto in caſa, quantunque io la noſtra in ueruno atto ueramente non co= noſceſſi mai altro che honeſtiſſima. La dote ſo cħ hauete gia piu di preparata, ueg giamo dunque di darle condeceuole mari= to. Meſſer Antonio riſpoſe che ſaria be= ne il maritarla, & commēdo molto la figlio la, chehauendo queſto d ſio, uoleſſe prima tra ſeſteſſaaffliggerſene,che a lui,o alla ma dre richieſta farne: Et fra pochi di comin= cio con uno di conti di Lodrone trattare le nozze; Et gia quaſi per cō hiuderle eſſen= do, la madre credēdo alla figliuola grandiſ ſimo piacer fare le diſſe. Rallegrati hog- gimai figliuola mia, che fra pochi giorni ſa- rai ad un gran gentilhuomo degnamente maritata, & ceſſara la cagione del tuo gran pianto,laquale auenga che tu non m’habbi uoluto dire, pur per gratia di dio lho com= preſa, & ſi col tuo padre ho operato, che ſa- rai compiaciuta. Allequali parole la bel= la giouane non puote ritenere il pianto : Onde la madre a lei diſſe, credi ch’io ti dica bugia? non paſſarāno otto giorni che tu ſa rai d’un bel donzello della caſa di Lodrone moglie. La giouane a queſte parole piu forte raddoppiaua il pianto; Perche la ma dre luſingandola diſſe, Dunque figliuola mia non ne ſerai contenta? Allaquale el= la riſpoſe, mai no madre che io non ne ſaro contenta. A queſto ſoggionſe la madre, che uoreſte adunquqe? dillo a me, che ad o= gni coſa per te diſpoſta ſono. Diſſe allho ra la giouane morir uorei, non altro. In queſto madonna Giouanna, che tal nome hauea la madre,laqual ſauia dōna era,com= preſe la figliola d’amore eſſere acceſa: & ri= ſpoſtole non ſo che, da lei ſi ſeparo. Et la ſera uenuto il marito gli narro cio che la fi= gliuola piangēdo riſpoſto le hauea. Ilche molto gli ſpiacque, & penſo che foſſe bēfat to, prima che piu innāzi le nozze di lei ſi trat taſſero; accioche in qualche uergogna non ſi cadeſſe,d’intēdere d’intorno a queſto qual foſſe la oppenioneſua. Et fattalaſi un giorno uenire innāzi le diſſe, Giulietta, che coſi era della giouane il nome, Io ſono per nobilmente maritarti, non ne ſarai cōten ta figliuola? Alquale la giouane alquan= to dopo il dire di lui taciutaſi, riſpoſe, Pa dre mio no,che io non ſaro cōtenta. Co= me uoi donque nelle Monache entrare? diſ- ſe il padre. Et ella meſſere non ſo; & con le parole lelachrime ad un tēpo mando fuo ri. Allaquale il padre diſſe, queſto ſo che non uuoi: donate dunque pace ch’io inten- do d’hauerti in un di conti di Lodrone mari tata. Alquale la giouane forte piangēdo riſpoſe, queſto non fie mai. Allhora M. Antonio molto turbato ſopra la perſona aſſai le minaccio, ſe al ſuo uolere ardiſſe mai piu di cōtradire; & oltra queſto ſe la cagio= ne del ſuo pianto non facea manifeſta. Et non potendo da lei altro che lachrime ri= trare, oltra modo ſcontento con madonna Giouanna la laſcio, ne doue la figliuola l’a= nimo haueſſe,accorgerſi poteo. Hauea la giouane al ſeruo,che co’ ſuo padre ſtaua, ilquale del ſuo amore cōſapeuole era, & Pie tro haueua nome, cio che la matre le diſſe’ tutto ridiſſe; & in ṕſentia di lui giurato, che ella anz’il ueleno uoluntariamēte beueria, che prender mai, anchor che la poteſſe, al= tr che Romeo per marito. Diche Pietro particol rmente ſecōdo lordine per uia del frate n,hauea Romeo auiſato, & egli alla Giulietta ſcritto, che per coſa niuna al ſuo maritare non conſentiſſe; & meno il loro a= more faceſſe aperto, che ſenza alcũ dubbio fra otto o dieci giorni egli prenderia modo dileuarla di caſa del padre. Ma non po= tendo M. Antonio & Madōna Giouanna inſieme ne per luſioghe, ne per minaccie da la loro figliuola la cagione perche nō ſi uo= leſſe maritare, intendere, ne per altro ſentie ro trouando di cui ella innamorata foſſe, & hauendole piu fiate madonna Giouāna det to. Vedi figliuola mia dolciſſima non piagnerehoramai piu, che marito a tua po- ſta ti ſi dara, ſe quaſi uno de Montecchi uo- leſti, ilche ſon certa che non uorai. Et la Giulietta mai altro che ſoſpiri & piāto non le riſpondendo in maggiore ſoſpetto entra nti deliberorno di conch udere piu toſto che ſi poteſſe le nozze, che tra lei & il Conte di Lodrone trattate hauea. Il che intend n do la giouane doloroſiſſima ſopramodo ne diuenne; ne ſapendo che ſi fare la morte mil le uolte al giorno diſiaua: pur di far inten= dere il dolore a frate Lorēzo fra ſe ſteſſa dili- bero come a perſona,nella quale dopo Ro meo, piu che in altra ſperaua; & che dal ſuo amante hauea udito che molte gran coſe ſa- pea fare. Onde a madonna Giouanna un giorno diſſe, Mia madre nō uoglio che uoi marauiglia prēdiate, ſeiola agione del mio pianto non ui dico, percioche io ſteſſa non la ſo; ma ſolamente di continuo in me ſento una ſi fatta maninconia, che non che l’altrui, ma la propria uita noioſa mi rende: ne onde cio m’auenga,ſo tra me penſare| ne che a uoi, o al padre mio dirlo: ſe da qualche peccato commeſſo, che io non mi ricordaſ= ſe, queſto non maueniſſe : & perche la paſſa ta confeſſione molto mi giouo, io uorei pia- cendo a uoi racconfeſſarmi, accioche que= ſta Paſqua di Magio ch’e uicina, poteſſi in rimedio di mei dolori riceuer la ſoaue medi cina del ſaciato corpo del noſtro S gnore. A cui madonna Giouanna diſſe, ch’era con tenta. Et indi in due giorni menatala a ſan Franceſco dinanzi a frate Lorēzo la po ſe. Ilquale prima molto pregato hauea, che la cagione del ſuo pianto nella confeſ= ſione cercaſſe d’intendere. La giouane, come la madre de ſe allargata uide, coſi di ſubito cō meſta uoce al frate tutto il ſuo af= fanno racconto, & per l’amore & cariſſima amiſta, che tra lui & Romeo ella ſapea ch’e ra :lo prego: ch’a queſto ſuo maggior biſ= ogno aita porgere le uoleſſe. Allaquale il frate diſſe, che poſſo io fare figliuola mia in queſto caſo? tanta nimiſta tra la tua caſa & quella del tuo marito eſſendo. Diſſe a lui la meſta giouane: Padre io ſo che ſapete aſſai coſe rare, & a mille guiſe me potete ai- tare, ſe ui piace: ma ſe alto bene fare non mi uolete, concedetemi almeno queſto. Io ſento preparare le mie nozze ad un pala= gio di mio padre, ilquale fuori di queſta ter- ra da due miglia ueſo Mantoua e, oue mena re mi debbono, accio ch’io men baldezza di rifiutare il nuouo marito habbia: & la doue non prima ſaro, che colui che ſpoſare mi de- ue, giugnera, datemi tanto ueleno, che in un ponto poſſa meda tal doglia, & Romeo da tanta uergogna liberare: ſenon cō mag gior mio incarico & ſuo dolore un coltello in me ſteſſa ſanguinero. Frate Lorenzo udendo l’animo di coſtei tale eſſere,& pēſan do egli quāto nelle mani di Romeo ancho.. foſſe, il qual ſenza dubbio nemico gli diuer= ria,ſe a queſto caſo non prouedeſſe, alla gio uane coſi diſſe. Vedi Giu ietta io confeſ- ſo (come ſai) la metta di queſta terra, & in buon nome ſono appo ciaſcuno, ne teſta= mento o pace ueruna ſi fa,che io non c’intra uenga: perlaqualcoſa non uorei in qualche ſcandolo incorrere, o che s’intēdeſſe, ch’io foſſe interuenuto in queſta coſa giamai per tutto l’oro del mōdo. pure perche io amo te, & Romeo inſieme, mi diſporro affar co- ſa, che mai per alcun altro non feci, ſi uera= mēte che tu mi prometta di tenirmene ſeƜ- pre celato. Al quale la giouane riſpoſe, Padre datemi pure queſto ueleno ſiucra= mente, che mai alcun altro che io lo ſapera. Et egli a lei. Veleno non ti daro io figliuo la, che troppo gran peccato ſeria, che tu co ſi giouanetta & bella moriſſi: ma quando ti dia il cuore di fare una coſa, che io ti diro, io mi uanto di guidarti ſicuramenta dinanzi al tuo Romeo. Tu ſai che l’arca de tuoi ca= pelletti fuori di queſta chieſa nel noſtro cimi tero e poſta, io ti daro una poluere, la qua- le tu beuendola per quarant’otto hore| o- uer poco piu o meno ti fara in guiſa dor= mire,che ogni huomo per gran medico ch’e gli ſia, non ti giudichera mai altro che mor ta. Tu ſerai ſenza alcun dubbio, come foſti di queſta uita paſſata, nella detta arca ſepellita, & io quando tempo ſie, ti uerro a cauar fuori, & terrotti nella mia cella, fin che al capitolo, che noi facciamo in Man= toua, io uada, che fie toſto; oue traueſtita nel noſtro habito al tuo marito ti menaro. Ma dimmi non temerai del corpo di The= baldo tuo cugino: che poco e: che iui entro fue ſepellito? La giouane gia tutta lieta diſſe. Padre ſe per tal uia peruenir doueſ- ſi a Romeo: ſenza tema ardirei di paſſare per l’inferno. Horſu dunque diſſe egli: poi che coſi ſei diſpoſta: ſon contento d’ai- tarti: ma prima che coſa alcuna ſi faceſſe: mi parria che di tua mano a Romeo la coſa tutta intiera tu ſcriueſti; accio ch’egli mor to credendoti: in qualche ſtrano caſo per diſperatione non incorreſi : perche io ſo, chegli ſopramodo t’ama. Io ho ſempre frati: che uanno a Mantoua: ou’egli: come ſai: ſi ritroua. Fa che io haggia la lettera: che per fidato meſſo a lui la mandero. Et detto queſto il buon frate: ſenza’l mez= zo di quali niuna gran coſa a perfetto fine conducerſi ueggiamo: la giouane nel con= feſſoro laſciata alla ſua cella ricorſe, & ſubi= to a lei con uno picciolo uaſetto di poluere ritorno, & diſſe. Togli queſta polue, & quando ti parra nelle tre o nelle quatro ho- re di notte inſieme con acqua cruda ſanza tema la beuerai: che d’intorno le ſei comin ciara operare: & ſenza fallo il noſtro diſe= gno ci riuſcira: ma non ſcordare percio di mandarmi la lettera, che a Romeo dei ſcri- uere, che importa aſſai. La Giulietta pre ſa la poluere ella madre tutta lieta ritorno, & diſſele. Veramentemadonna che frate Lorenzo e il miglior confeſſore del mondo. Egli m’ha ſi racconfortata, che la paſſata tri ſtitia piu non mi ricordo. Madōna Gio uanna per l’allegrezza della figliola men tri ſta diuenuta riſpoſe,in buona hora figliuo- la mia, farai ch’anchor raccōſoli lui alle uol te con la noſtra elimoſina, che poueri frati ſono: & coſi parlando ſe ne uenero a caſa lo ro. Gia era dopo queſta confeſſione.fat ta tutta allegra la Giulietta, in modo che M.Antonio & Ma. Giouanna ogni ſoſpet to ch’ella fuſſe innamorata,haueano laſſa= to: & credeuano ch’ella per ſtrano & ma= ninconoſo accidente haueſſe gli pianti fat ti, & uolentieri lhariano laſſata coſi ſtare per allhora ſenza piu dire di darli marito. Ma tanto dentro in queſto fatto erano an= dati, che piu tornare a dietro ſenza incarico non ſe ne poteano. Onde uolēdo il con- te di Lodrone,ch’alcun ſuo la dōna uedeſſe, ſendo madonna Giouanna alquanto cagio neuoledella perſona, fu ordinato che la gio uane accompagnata da due zie di lei, a quel loco del padre, che hauemo nominato, po co fuori della citta andar doueſſe,alche ella niuna reſiſtentia fece,& andoui. Oue cre dendo chel, padre coſi all’improuiſo lha= ueſſe fatta andare per darla di ſubito in ma- no al ſecondo ſpoſo, & hauendo ſeco porta ta la poluere chel frate le diede, la notte uici no alle quattr’hore chiamata una ſua fante, che ſeco alleuata s’era,& che quaſi come ſo- rella tenea; & fattaſi dare una coppa d’ac= qua fredda, dicendo che per gli cibi de la ſe ra auanti ſete ſoſtenea,& poſtole dentro la uirtuoſiſſima poluere tutta la ſi bebbe,& da poi in preſenza della fante| & d’una ſua zia, che con eſſa leiſuegliata s’era,diſſe, Mio padre per certo contra mio uolere non mi dara marito s’io potro. Le donne che di groſſa paſta erano,anchora che ueduto l’ha ueſſero bere la poluere,laquale per rifreſcar ſi ella dicea porre nellacqua,& udite q̃ſte pa role, non percio le inteſero,o ſoſpicorno al cuna coſa, & tornarono a dormire. La Giulietta ſpento il lume & partita la fante fingendo di leuare per alcuna opportunita naturale, del letto ſi leuo; & tutta de ſuoi panni ſi riueſti, & tornata nel letto, come s’haueſſe creduto morire, coſi compoſe ſo= pra quello il corpo ſuo meglio ch’ella ſeppe, & le mani ſopra il ſuo bel petto poſte in cro- ceaſpettaua chel beueraggio operaſſe: il= quale poco oltra a due hore ſtette a renderla come morta. Venuta la mattina il ſole gran pezza ſalito eſſendo, fu la giouane ne la guiſa, che detto u’ho, ſopra il ſuo letto ri trouata; & eēndo uoluta ſuegliare ma non ſi potendo, & gia quaſi tutta fredda troua= tala, ricordandoſi la zia & la fante dell’ac= qua & della poluere che la notte beuuta ha- uea, & delle parole da lei ragionate: & piu uedēdola eſſerſi ueſtita, & da ſe ſteſſa ſopra il letto a quel modo racconcia,la poluere ue leno,&lei morta ſanza alcun dubbio giudi carono. Il rumore tra le donne ſi leuo grandiſſimo, & il pianto, maſſimamente per la ſua fante, la qualeſpeſſo ᵱ nome chia mandola dicea. O Madonna queſto e quello, che diceuate, Mio padre contra mia uoglia non mi maritara. Voi mi di= mandaſte con inganno la fredda acqua, la qualela uoſtra dura morte a me triſta appa= recchiaua. O miſera me di cui prima mi dolero? della morte|o di meſteſſa? Deh perche ſprezzaſte morendo la compagnia d’una uoſtra ſerua, la quale uiuendo coſi ca ra moſtraſte d’hauere, che coſi com’io ſem= pre con uoi uolentieri uiuuta ſono, coſi an= cho uolētieri con uoi morta ſarei. O Ma- donna io con le mie mani l’acqua ui portai, accio che io miſera me| fosſi in queſta guiſa da uoi abbandonata. Io ſola & uoi & me il uoſtro padre & la uoſtra madre ad un trat to hauero morto. Et coſi dicendo ſalita ſopra il letto la come morta giouane ſtretta abbracciaua. Meſſer Antonio, il quale non lontano il rumore udito hauea: tutto tramante nella camera della figliuola corſe, & uedutala ſopra il letto ſtare, & inteſo cio che la notte beuuto, & detto hauea, quan tunque morta la ſtimaſſe, pur a ſua ſatisfat tione preſtamente per uno ſuo medico che molto dotto & pratico reputaua , a Vero= na mando. Il quale uenuto, & ued ta, & alquanto tocca la giouane diſſe lei eſſer gia ſei hore per lo beuuto ueleno di queſta uita paſſata, ilche uedendo il triſto padrein dirottiſſimo piāto entro. La meſta nouel la all’infelice madre in poco ſpacio di boc- ca in bocca peruenne. La quale dogni ca lore abbandonata come morta c de, & ri- ſentita con un femminile grido quaſi fuori d l ſenno diuenuta tutta percotendoſi chia mando per nome l’amata figliola, empia di lamenti il cielo dicendo. Io ti ueggio o mia figliola ſola requie della mia uecchuz- za: & come me hai o crudele potuto laſcia- re ſenza dar modo alla tua miſera madre di udire le ultime tue parole? almen fuſs’io ſta ta a ſerrare e tuoi begli occhi, & a lauare il precioſo tuo corpo, come poi farmi inten= dere queſto di te? O carisſime donne che a me preſenti ſete, aitatemi morire, & ſe in uoi alcuna pieta uiue, le uoſtre mani (ſe tal ufficio ui ſi conuiene) prima chal mio dolo- re, mi ſpengano. Et tu gran padre del cie lo, poi che ſi toſto, come uorei, non poſſo morire con la tua ſaetta togli me,a me ſteſſa odioſa. Coſi eſſendo d’alcuna dōna ſol leuata, &ſoprail ſuo letto poſta,&da altre con aſſai parole confortata non reſtaua di piangere & dolerſi. Dapoi tolta la gio- uane dal loco, oue ella era,& a Verona por tata con exequie grandi & horreuoliſſime da tutti e ſuoi parenti & amici pianta nella detta arca nel cimiterio di ſanto Franceſco per morta fu ſepolta. Hauea frate Lorē- zo, ilquale per alcuna biſogna del mona= ſterio poco fuori della citta era andato, la lettera della Giulietta, che a Romeo douea mandare, data ad un frate, che a Mantoua andaua, il quale giunto nella citta, & eſſen- do due| o tre uolte alla caſa di Romeo ſta= to, ne per ſua gran ſciagura trouatolo mai in caſa, & non uolēdo la lettera ad altri, che a lui proprio dare, anchora in mano lhaue= ua, quando Pietro credendo morta la ſua madonna quaſi diſperato non trouādo fra te Lorenzo in Verona, dilibero di portare egli ſteſſo a Romeo coſi fatta nouella quan to la morte della ſua dōna penſaua ch’eſſer gli doueſſe: perche tornato la ſera fuori de la terra al loco del ſuo patrone la notte ſe- guente ſi uerſo Mātoua camino, che la mat tina per tempo ui gionſe. Ettrouato Ro meo, che anchora dal frate la lettera della donna riceuuta non hanea, piangendo gli raccōto, come la Giulietta morta hauea ue duto ſepellire, & cio che perlo adietro ella hauea & fatto & detto, tutto gli racconto. Ilquale queſto udēdo pallido & come mor to diuenuto, tirata fuori la ſpadaſi uolſe fe rire per ucciderſi: pure da molti ritenuto diſſe. La uita mia in ogni modo piu molta lōga eſſere nō puote, poſcia che la ppria uita e morta. O Giulietta mia, Io ſolo ſono ſta to della tua morte cagione, perche ( come ſcriſſi) a leuarti dal padre non uenni, tu per non abbādonarmi morire uoleſti. Et io per tema della morteuiuero ſolo? Que- ſto non fie mai, & a Pietro riuolto donato- gli un bruno ueſtimento ch’egli indoſſo ha uea diſſe, Vatene Pietro mio. Quidi par tito & Romeo ſolo ſerratoſi ogn’altra coſa men triſta, che la uita parendogli, quello che di lui ſteſſo fare doueſſe, molto penſo. Et alla fine come cōtadino veſtitoſi, & una guaſtadetta d’acqua diſerpe, che di buon tempo in una ſua caſſa, per qualche ſuo bi= ſogno ſerbato hauea: tolta:& nella man ca meſſalaſi a uenir uerſo Verona ſi miſſe: tra ſe penſando ouer permano della giuſtitia (ſe trouato fuſſe) rimaner della uita priua= to: ouero nell’arca:la quale molto ben ſapea dou’era con la ſua donna rinchiuderſi:& iui morire. A queſto ultimo penſiero ſi gli fu la fortuna fauoreuole che la ſera del di ſe guente che la dōna era ſtata ſepellita in Ve= rona,ſenza eſſer da perſona conoſciuto en- tro, & aſpettata la notte, & gia ſentendo o= gni parte di ſilentio piena uerſo il luogo di frati minori oue l’arca era ſi riduſſe. Era queſta chieſa nella cittadella, oue queſti fra= ti in quel tempo ſtauano, & auenga che da= poi non ſo come laſſandola ueniſſero a ſta= re nel borgo di ſan Zeno,nel luogo c’hora ſanto Bernardino ſi noma, pure fu ella dal proprio ſanto Franceſco gia habitata, preſ ſo le mura della quale dal canto di fuori era no allhora appoggiati certi auelli di pietra, come in molti luoghi fuori delle chieſe ueg giamo, Vno de quali antica ſepotura de tut ti e Capelletti era;& nel quale la bella gio= uane ſi ſtaua. A q̃ſto accoſtataſi Romeo, che forſe uerſo le quattro hore potea eſſe= re, & come huomo di grā nerbo ch’egli era, per forza il coperchio lauatogli, & con cer- ti legni cħ ſeco portati hauea, in modo pon tellato hauendolo, che contra ſua uoglia chiuder non ſi potea; dentro ui entro, & lo rinchiuſe. Hauea ſeco il ſuenturato gio- uane recata una lume orba per la ſua donna alquanto uedere, laquale rinchiuſo nell,ar= ca di ſubito tiro fuori, & aperſe. Et iui la ſua bella Giulietta tra oſſa & ſtrazzi di molti morti, comemorta uide giacere;on de immantinenteforte piagnendo coſi co= mincio. Occhi ch’a gliocchi miei foſte mentre che piacque al cielo, chiare luci, O bocca da me mille uolte ſi dolcemēte ba- ſciata, o bel petto chel mio cuore in tanta le titia albergaſti, oue ciechi, muti, & freddi ui ritrouo? Come ſanza di uoi ueggio|parlo| o uiuo? o miſera mia donna oue ſei d’Amo re condotta? il quale uuole, che poco ſpa= tio due triſti amanti, & ſpinga, & alberghi. Oime queſto non mi promiſſe la ſperanza & quel diſio che del tuo amore prima mi ac- ceſero. O ſuenturata mia uita a che piu ti reggi? Et coſi dicendo gliocchi, la boc ca, el petto le baſciaua ogn’hora in mag= gior pianto abondando: nel qual dicea O mura che ſopra a me ſtate, perche adoſſo di me cadendo non fatte anchor piu brieue la mia uita? Ma pcio che la morte in liberta- te di ogn’uno ſi uede, uiliſſima coſa ᵱ certo e diſiarla, & nō ṕnderla. Et coſi l’āpolla che cō lacq̃ uelenoſiſſima nella manicahauea, ti rata fuori parlando ſegui. Io non ſo qual deſtĩo ſopra gli miei nemici & da me morti nelloro ſepulchro a moriremi conduca, ma poſcia che o anima mia preſſo alla Donna noſtra coſi gioua il morire, hora moriamo: Et poſtaſi a bocca la cruda acqua nel ſuo uentre tuta la riceuete: Dapoi preſa l’a= mata giouane nelle braccia forte ſtringen= dola dicea. O bel corpo ultimo termine di ogni mio deſio, ſ’alcun ſentimento do= po il partir dell’anima ti ereſtaro, o ſi ella il mio crudo morire uede,prego che non li diſ piaccia, che non hauendo io teco potuto lieto & paleſe uiuere, almen ſecrteo & me= ſto io mora; & molto ſtretta tenendola la morte āſpettaua. Gia era giunta lhora chel calor della giouane la fredda & potēte uirtu della poluere doueſſe hauer extinta, & ella ſuegliarſi. Perche ſtretta & dimena- ta da Romeo nelle ſue braccia ſi deſto, & ri ſentita dopo un gran ſoſpiro diſſe. Oim oue ſono? chi meſtrigne? miſera me chi me baſcia? & credēdo che queſto frate Lo renzo fuſſe, grido. A queſto modo Fra- te ſerbate la fede a Romeo? a queſto mo= do mi conducerete ſicura? Romeo la donna uiua ſentendo ſi marauiglio forte, & forſe di Pigmalione ricordandoſi diſſe, Non mi conoſcete o dolce donna mia? non uedete che io il triſto ſpoſo uoſtro ſono per morire appo uoi da Mantoua qui ſolo & ſe creto uenuto? La Giulietta nel moni= mento uedendoſi, & in braccio ad uno che dicea eſſere Romeo, ſentendoſi, quaſi fuo= ri di ſe ſteſſa era, & daſſe alquanto ſoſpinto lo, & nel uiſo guatatolo mille baſcigli do= no, & diſſe. Qual ſciochezzaui fece qua entro & con tanto periculo entrare? Non ui baſtaua per le mie letterehauereinteſo, co me io con l’aiuto di frate Lorenzo fingere morta mi douea, & che di breue ſarei ſtata con uo? Allhora il triſto giouane accor to del ſuo gran fallo,incomincio. O miſe riſſima mia ſorte, o sfortunato Romeo, o uia piu de tutti altri amanti doloro ſſimo, Io, di cio uoſtre lettere non hebbi, & qui le racconto, come Pietro la ſua non uera mor te per uera gli diſſe; onde credendola mor= ta hauea per farle compagnia iui preſſo lei tolto il ueleno; il quale come acutiſſimo ſentia, che per tutte le membra la morte gli cominciaua mādare. La ſuenturata fan- ciulla queſto udendo ſi dal dolore uinta re= ſto, che altro che le belle ſue chiome &loin- nocente petto batterſi & ſtratiarſi fare non ſapea, & a Romeo, che gia reſupino giacea, baſciandolo ſpeſſo un mare delle ſue lachri me gli ſpargea ſopra, & eſſendo piu pallida che la cenere diuenuta tutta tremante diſſe. Dunque nella mia preſenza & per mia ca= gione douete Signor mio morire? & il cie lo concedera che dopo uoi, benche poco io uiua, miſera me almeno a uoi la n ia uita po teſſi donare, & ſola morire, Alla quale il giouane con uoce languida riſpoſe. Se la mia fede, e’l mio amore mai caro ui fu ui= ua ſpeme mia, per quello ui prego, che do= po me non ui ſpiaccia la uita ſe non per altra cagione almen per poter penſare di cui della uoſtra bellezza tutto ardente dinanzi a i bei uoſtri occhi ſi more. A queſto riſpoſe la donna, Se uoi per la mia finta morte mo rite, che debb’io per la uoſtra non finta fa= re? Dogliomi ſolo che dinanzi a uoi non habbia il modo di morire, & a me ſteſſa, per cio che tanto uiuo, odio porto: Ma Io ſpero ben che non paſſera molto, che come ſon ſtata cagione, coſi ſaro della uoſtra mor te compagna; & con gran fatica queſte pa= role finite tramortita ſi cade, & riſentitaſi an daua dapoi miſeramēte con la bella bocca gli eſtremi ſpirti del ſuo caro amante racco- glendo, il quale uerſo il ſuo fine a gran paſ= ſo caminaua. In queſto tempo frate Lo= renzo inteſo come & quando la giouane la poluere beuuta haueſſe, & che per mortaera ſtata ſepellita; & ſapendo il termine eſſer giunto, nel quale la detta poluere la ſua uir= tu finia, preſo uno ſuo fidato compagno forſe un’hora innanti il giorno all’arca uen ne. Alla quale giugnendo, & ella pia= gnere & dolerſi udendo, per la feſſa del co= perchio mirando, & un lume dentro ueden- doui merauigliatoſi forte penſo che la gio= uane a qualche guiſa la lucerna con eſſa lei iui entro portata haueſſe, & che ſuegliata per tema di alcun morto, o forſe di non ſtar ſempre in quel loco rinchiuſa, ſi rimaricaſſe & piangeſſe in tal modo: & con l’aita del compagno preſtamente aperta la ſepoltura uide la Giulietta, la q̃le tutta ſcapigliata & dolēte s’era in ſedere leuata & il quaſi mor= to Amante nel ſuo grembo recato ſ’hauea; alla quale egli diſſe. Dunque temeui fi gliola mia che io qui dentro ti laſciaſſe mo- rire? Et ella il frate udendo, & il pianto raddoppiando riſpoſe. Anzi temo io, che uoi con la mia uita me ne traggiate; Deh per la pieta di Dio riſerrate il ſepol- chro, & andateuene in guiſa, che io mora, ouero porgetimi un coltello, che io nel mio petto ferendo di doglia mi traga. O Pa- dre mio o padremio ben mandaſte la lettera? Ben ſaro io maritata? ben mi guidarete a Romeo. Vedetelo qui nel mio grem bo gia morto: & raccontādogli tutto il fat- to a lui il moſtro. Frate Lorenzo queſte coſe ſentendo come inſenſato ſi ſtaua,& mi rando il giouane: il quale per paſſare di que ſta allaltra uita era, coſi dicendo˙ O Ro meo qual ſciagura mi t’ha tolto? Parlami alquanto? drizza a me un poco gli occhi tuoi? O Romeo uedi la tua cariſſima Giulietta che ti priega che la miri; perche non riſpōdi? almeno aldi, nel cui bel grem bo ti giacci? Romeo al caro nome de lla ſua Donna alzo alquanto gli languidi oc chi dalla uicina morte grauati, & uedutala gli rinciuſe; & poco dapoi per le ſue mem= bra la morte diſcorrendo, tutto torcendoſi fatto un brieue ſoſpiro ſi mori. Morto nella guiſa, che diuiſato ui ho il miſero amā te da poi molto pianto gia uicinandoſi il giorno diſſe il frate alla giouane. Et tu Giulietta che farai? la qual toſtamente ri- ſpoſe. Morromi qui entro. Come fi glia mia diſſ’egli non dire queſto, eſci pur fuori, che (quantunque io non ſapia che far mi di te)pur non ti manchera il richiuder- ti in qualcħ ſanto Monaſterio, & iui pregar ſempre Dio per te & per lo morto tuo ſpo= ſo, ſe biſogno ne ha. Al qual diſſe la don na. Padre altro non ui dimando che queſta gratia,la quale perlo amore, che uoi alla felice memoria di coſtui portaſte, & mo ſtrogli Romeo, mi farete uolentieri, & que ſto fia, di non far mai paleſe la| noſtra mor= te; accio che gli noſtri corpi poſſano inſi= eme ſempre in queſto ſepolchro ſtare: & ſe per caſo il morir noſtro ſi riſapeſſe, per lo gia detto amore ui prego, che gli noſtri mi- ſeri padri in nome de ambo noi uogliate pregare, che quelli, gli qualiAmore in uno iſteſſo foco, & ad una iſteſſa morte arſe & guido,non ſia loro graue in uno iſteſſo ſe= polchro laſciare. Et uoltataſi al giacen= te corpo di Romeo,il cui capo ſopra uno o- rigliere, che con lei nell’arca era ſtato laſcia to, poſto hauea gli occhi meglio rinchiuſi hauendogli & di lachrime il freddo uolto bagnandogli diſſe. Che debbio ſenza te in uita piu fareSignor mio? & che altro mi reſta uerſo te, ſenō con la mia morte ſeguir ti? niente altro certo . accio che da te dal qual,ſolo la morte mi potea ſeparare, eſſa morte ſeparare non mi poſſa. Et detto queſto la ſua gran ſciagura nell’animo reca- taſi &la perdita del caro Amante ricordan- doſi diliberando di piu non uiuere raccolto aſſe il fiato & alquanto tenutolo, & poſcia con un gran grido fuori mandando ſopra il morto corpo morta ſi reſe. Frate Lo renzo dapoi che la giouane morta conobbe per molta pieta tutto ſtordito non ſapea e= gli ſteſſo conſigliarſi,& inſieme co’l compa gno dal dolore fino nel core paſſato ſopra e morti amanti piangea. Quando ecco la famiglia del Podeſta,che dietro alcun la dro correa, ui ſopragionſe; & trouatigli piangereſopra queſto auello,nel quale una lucerna uedeano,quaſi tutti la corſono: & tolti fra lor gli frati diſſero. Che fate qui Dominia queſta hora? fareſte forſe qualchemalia ſopra queſto ſepolchro?Fra te Lorenzo ueduti gli ufficiali, & uditigli, & riconoſciutogli, haria uoluto eſſere ſtato morto,pur diſſe loro. Neſſuno di uoi mi s’accoſti,percio cheio uoſtro homo non ſono, & ſe alcuna coſa uolete,chiedetela di lontano. Allhora diſſe il loro capo. Noi uogliamo ſapere,perche coſi la Sepol- tura de Capelletti aperta habbiate,oue pur laltr’heri ſi ſepelli una giouaneloro; &ſe non che io conoſco uoi frateLorenzo huo= mo di buona conditione, io direi, che ſpo= gliare gli morti foſte qui uenuti. Gli fra= ti ſpento il lumeriſpoſero. Quel che noi facciamo, non ſaperai, che a te di ſaperlo non appartiene. Riſpoſe colui. Vero e; ma dirolo al ſignore. Al quale Frate Lorenzo per diſperationefatto ſicuro ſog= gionſe. Di a tua poſta, & ſerrata la Se- poltura co’l compagno entro nella chieſa. Il giorno quaſi chiaro ſi moſtraua,quādo e frati dalla sbiraglia ſi sbrigarono: onde di loro fu,che ſubito ad alcun de Capelletti la nouella di queſti frati rapporto. I quali ſa= pendo forſe ancho frate Lorenzo amico di Romeo, Furon ṕſto innāzi al Signore pre= gandolo che per forza , ſenon altrimenti uoleſſe dal Frateſapere quello,che nella lo ro ſepoltura cercaua. Il Signore poſte le guardie chel Frate partire non ſi poteſſe: mando per lui, Il quale per forza uenuto= gli dinanzi diſſe il ſignore. Che cercaua te iſtamane nella ſepoltura de Capelletti? diteloci, che noi in ogni guiſa lo uogliamo ſapere/ Al qual riſpoſe il frate. Si= gnor mio io il diro a uoſtra ſignoria molto uolentieri. Io confeſſai gia uiuendo la fi= gliuola di Meſſer Antonio Capelletti, che laltro giorno coſi ſtranamente mori : & percio che molto come figliuola di ſpirito l’amai, non alle ſue eſſequie eſſendomi po= tuto ritrouare, era andato addirle ſopra cer te ſorte di orarioni, le quali nuoue uolte ſo= ura il morto corpo dette liberano l’anima dalle pene del Purgatorio: & percio che po chi le ſanno, o queſte coſe intendeno, dico no e ſciocchi, che io per ſpogliar morti era iui andato. non ſo ſe Io ſia qualche maſna- diero da far queſte coſe: a me baſta queſta poca di cappa & queſto cordone, ne darei di quanto theſoro hanno e uiui un niente, nō che de pāni di due morti:male fanno chi mi biaſmano in queſta guiſa. Il Signore harria per poco queſto creduto, ſenon che molti Frati, i quali male gli uoleuano, in= tendendo come frate Lorenzo era ſtato tro uato ſopra quella Sepoltura la uolſero apri re; & aperrala, & il corpo del morto aman te dentro trouatole di ſubito con grandisſi- mo rumore alSignore,che anchora co’l fra te parlaua, fu detto come nella Sepoltura de Capelletti, ſopra la quale il Frate la no- tte fu colto, giacea morto Romeo Montec chi. Queſto parue a ciaſcuno quaſi im- poſſibile, & ſomma marauiglia a tutti ap- porto. Il che udendo frate Lorēzo, & conoſcendo non poter piu naſcondere quel lo, che diſiaua di celare: in genocchioni di nanzi al Signore poſtoſi diſſe. Perdo natemi Signore mio ſe a uoſtra Signoria la bugia di quello,che ella m’ha richieſto disſi; che cio non fu per malitia ne per guadagno alcuno, ma per’ ſeruare la promeſſa fede a due miſeri & morti amanti. Et coſi tutta la paſſata hiſtoria fu aſtretto preſenti mol= ti raccontargli. Bartholomeo dalla Scala queſto udendo da gran pieta quaſi moſſo a piangere uolſe gli morti corpi egli ſteſſo uedere ; & con grandisſima quātita di popolo al Sepolchro ſe n’ando: & trat= to gli due Amanti,nella chieſa di ſanto Fran ceſco ſopra due tapeti gli fe porre In queſto tempo gli Padri loro nella detta chie ſa uennero , & ſopra loro morti figli pian= gendo da doppia pieta uinti(auegna che ini mici fuſſero)ſi abbracciorono , i modo che la longa nimiſta tra esſi, & tra le loro caſe ſtata: & che ne prieghi d’amici, ne minac= cie del Signore, ne danni riceuuti, nel tem= po hauea potuto eſtinguere, per la miſera & pietoſa morte di queſti Amanti hebbe fi- ne. Et ordinato un bel monimento, ſopra’l quale la cagione della lor morte in pochi giorni ſcolpita era, Gli due Aman ti con pompa grandisſima & ſolenne dal Si gnore, & da loro parenti, & da tutta la Cit- ta pianti &accompagnati ſepolti furono. Tal miſero fine hebbe l’amore di Romeo & Giulietta come udito hauete, & come a me Pellegrino da Verona racconto. O fedel pieta che nelle donne anticamente regnaui, oue hora ſe ita? in qual petto hog gi t’alberghi? Qual donna farebbe al pre ſente come la fedel Giulietta fece ſopra il ſuo Amante morto? Quādo fie mai che di queſta il bel nome dalle piu pronte l n= gue celebrato non ſia? Quante ne ſaria= no hora, che non prima lamante morto ue= duto harebbono, che trouarne un’altro ſi harriano penſato : non che elle gli foſſero morteallato. che ſio ueggio,contr’ogni de bito di ragione,ogni fede& ogni ben ſerui re obliando alcuneDonne, quegli amanti, che gia piu cari hebbeno,non morti ma al quanto dalla fortuna percoſi abbādonare. Che ſi dee credere cheeſſefaceſſero dopo la loro morte. Miſeri gli Amanti di que= ſta era,gli quali non poſſono ſperare ne per longa proua di fedelſeruire,ne la morte per le loro Donne acquiſtando , che elle con eſſo loro moiano giamai, Anzi certi ſono dipiu oltra a quelle eſſere cariſenon quan= to alle loro biſogne gli poſſonogagliarda= mente operare.
A B C D Quaderni.
ℂ Qui Finiſſelo infelice Innamoramen= to di Romeo Mōtecchi & di Giuliet- ta Capelletti.Stampato in Ve netia per Benedetto de Bendoni. adi. x. Giugno. M D X X X V .
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