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10 | Hyſtoria Nouellamente Ritrouata di due nobili Amanti: Con la loro PietoſaMorte: In- teruenuta gia nella Citta di Verona.
Nel tempo del Signor Bartholomeo dalla Scala.
{Illustazione} Iustus vt Pal Ma Flo rebit
| Nouella nouamente ritroua= ta d’uno Innamoramento: il qual ſuc ceſſe in Verona nel tempo del ſignor Bartholomeo de la ſcala: Hyſtoria Iocondiſſima.
{illustration}
| RIME ET PROSA DI MESSER LVIGI DA PORTO.
D E D I C A T E AL REVERENDIS= SIMO CARDINAL BEMBO.
M D XXXIX.
CON PRIVILEGIO.
RIME ET PROSA DI M. LVIGI DA PORTO: il quale eʃsendo belliſsimo et animoſiſsimo giouane per lo suo ualore conddottier de Signor Venetiani, combattendo per loro nel Frigoli co nimici Tedeſchi , fu ferito di maniera : che ne rimaſe prima perduto della perſona per un tempo; et poi zoppo et debole mentre e uiʃʃe. Per laqual cagione ſi ri= uolse dalle arme alle lettere et alla uolgar Poeſia : onde ne nacquero questi frutti: che M. Bernardin da Porto ʃuo fra= tello appreʃʃo la morte di lui raccolti . Viʃʃe M. Luigi anni quarantatre , et meʃi noue : et morì in Vicenza ʃua pa= tria il dì decimo di Maggio. M D X X I X.
L A G I V L I E T T A D I M E S S E R L V I G I D A P O R T O
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| ℂAlla belliſſima & leggiadra Madon na Lucina Sauorgnana.
P OSCIA chio gia aſſai giorni con uoi parlādo diſſi di uoler una com paſſioneuole nouella da me gia piu uol te udita, & in Verona interuenuta iſcri uere, m’e paruto eſſere il debito in q̃ſte poche carte diſtēderla,ſi ᵱchele mie pa role appo voi nō pareſſero vane: ſi an- cho percħ a me che miſero ſono de caſi de miſeri amanti, di che ella e piena, ſi appartiene. & apreſſo al uoſtro ualore indrizarla. Accio che quantunque tra le belle donne a uoi ſimiglianti pru dentiſſima ui conoſca, poſſiate legēdo la piu chiaramenteuedere a quai riſchi, a quai traboccheuoli paſſi, a che crudel liſſime morti gli miſeri e catiuelli aman ti ſieno il piu delle uolte d’Amore con- dotti, & ancho uolētieri alla uoſtra bel lezza la mando. perche hauendo io fra me diliberato ch’ella ſiai l’ultimo mio lauorio in queſta arte: gia ſtāco & ſatio de eſſere piu fauola del uolgo; in uoi il mio ſciocco poetare finiſca. Etche co me ſete porto di ualore, di bellezza & di legiadria, coſi della picciola barchetta del mio ingegno ſiate: laq̃l carca di mol ta ignorāza, d’Amore ſoſpita ᵱ li men ¸pfondi pelaghi della poeſia ha molto ſolcato, & che ella a uoi giugnēdo del ſuo rāderrore accorta poſſa adaltri|cħ cō piu ſciēza e miglior ſtella nel gia det to mare nauigano; & temone & remi & uela donādo, diſarmata ſicuramente al le uoſtre riue legarſi. Prēdetela adūque Madōna nellhabito a lei cōueneuole & leggettela volētier ſi ᵱlo ſuggietto che e belliſſimo & pieno di pietate mi par ch’ ſia, come anco per lo ſtretto uincolo di ⊃ſangunitade & dolce amiſta, ch’e tra la perſona uoſtra: & chi ladiſcriueſſi ſi ri troua. Ilqual ſempre con ogni riue= renza ui ſi raccomanda. S ICOME uoi ſteſſa uedeſte, men= tre il cielo verſo me in tutt’ogni ſuo ſdegno riuolto nō hebbe nel bel princi= pio di mia giouanezza al meſtier dellar= mi mi diedi, & in quella molti grandi & ualoroſi huomeni ſeguēdo, nella dilette uole uoſtra patria del Friuli alcun anno mi eſſercitai. Per laqual ſecondo e caſi; quando priuatamēte hor qnci hor qndi ſeruēdo mi era biſogno dādare. Haue ua io per cōtinuo uſo caualcando di me nar meco uno mio arciero homo di for ſe cinquāt’anni pratico nell’arte & pia ceuoliſſimo: & come q̃ſi tutti que di Ve rona (oue egli nacque) ſono, parlante molto & chiamato Peregrino. Queſti oltra cħanimoſo e eſperto ſoldato fuſſe leggiadro & forſe piu di quello, ch’agli anni ſuoi ſi ſaria cōuenuto Innamorato ſempre ſi ritrouaua, il che al ſuo valore doppio ualore aggiugneua; Onde le piu belle Nouelle, & cō miglior ordine, Etgratia ſi dilettaua di racōtare;& mas ſimamēte quelle che d’Amore parlaua no; ch’alcun altro, ch’io udiſſi giamai, Perlaqual coſa partēdo io da gradiſca, oue in allogiamenti mi ſtaua, & con co ſtui, & due altri mei forſe de Amore ſo- ſpinto, uerſo Vdine uenēdo, la qual ſtra da molto ſolinga; & tutta per la guerra arſa e deſtrutta i quel tempo era,& mol to dal penſieroſoppreſſo & lontano da gli altri uenendomi,accoſtatomiſi ildet to peregrino,come quello che miei,pen ſieri indouinaua coſi mi diſſe. Volete uoi ſemṕ in triſta uita uiuere? ᵱche una bella, crudele altramēte moſtrādo poco ui ami: Et ben che contro a me ſpeſſo dica, pure pche megllo ſi dāno, che nō ſi ritēgono i ⊃ſigli, uidiro. Patro mio, che oltra, ch’a uoi nelleſſercitio che ſie te,lo ſtar molto nella prigion dAmore ſi diſdica; ſi triſti ſon q̃ſi tutti e fini, a q̃li egli ci pduce, ch’e uno ᵱicolo il ſeguirlo Et in teſtimoniāza di cio, quād’a uoi pia ceſſe; potre io una Nouella nella mia cit ta auenuta,che la ſtrada men ſolitaria,& men rincreſceuole cifaria, raccōtarui:ne laq̈le ſentireſte:come dui nobili amāti a miſera e piatoſa morte guidati foſſero. Et gia hauendo io fatto ſegno di udirlo uolentieri, egli coſi comincio. | ℂ Alla belliſſima & leggiadra Madonna Lucina ſauorgnana.
P Oſcia che io gia aſſai giorni con uoi parlādo diſſi di uoler una cō= paſſioneuole nouella da me gia piu uolte udita,& in Verona in= teruenuta iſcriuere, m’e paruto eſſer il debito in queſte poche carte diſtēder la: ſi perche le mie parole appo uoi non pa= reſſero uane: ſi ancho perche a me| che miſe ro ſono de caſi de miſeri amanti, di che ella e piena, ſi appartiene. & apreſſo al uoſtro ua lore indrizzarla. Accioche quantunque tra le belle donne a uoi ſimiglianti pruden= tiſſima ui conoſca, poſſiate leggendola piu chiaramenteuedCheck-out:re a quai riſchi, a quai tra- boccheuoli paſſi, a che crudelliſſime morti gli miſeri & cattiuelli amanti ſieno il piu de le uolte d’Amore condotti, & ancho uolen tieri alla uoſtra bellezza la mando. Perche hauendo io fra me diliberato ch’ella ſia l’ul= timo mio lauorio in queſta arte: gia ſtanco & ſatio d’eſſer piu fauola del uolgo, in uoi il mio ſciocco poetare finiſca. Et che come ſete porto di ualore, di bellezza, & di leggia dria, coſi dela picciola barchetta del mio in gegno ſiate: laquale carca di molta ignorā- za, d’Amore ſoſpita per li men profondi pe- laghi della poeſia ha molto ſolcato, & che ella a uoi giugnendo del ſuo grāde errore ac corta poſſa ad altri, che con piu ſciēza & mi- glior ſtella nel gia detto mare nauigano, & temone & remi & uela donando, diſarmata ſicuramente alle uoſtre riue legarſi. Pren- detela adunque Madonna nellhabito allei conueneuole & leggetela uolētier ſi per lo ſuggietto ch’e belliſſimo & pieno di pieta= te mi par che ſia, come ancho per lo ſtretto uincolo di cōſangunitade & dolceamiſta, ch’e tra la perſona uoſtra: & chi la diſcriue ſi ritroua. il quale ſempre con ogni riueren za ſi raccomanda. S I C O M E uoi ſteſſa uede ſte, mentre il cielo uerſo me in tutto ogni ſuo ſdegno ri= uolto nō hebbe, nel bCheck-out:l prin cipio di mia giouanezza al miſtier dellarme mi diedi,& in quella molti grandi & ua loroſi huomini ſeguendo, nella diletteuole uoſtra patria del Frioli alcun anno mi eſſer= citai. per laqual ſecondo e caſi, quādo pri- uatamente hor quinci hor quindi ſeruendo mi era biſogno d’andare. Haueua io per continuo uſo caualcando di menar meco u- no mio arciero homo di forſe cinquanta an- ni pratico nellarte & piaceuoliſſimo, & co= me quaſi tutti que di Verona (ou’egli nac= que) ſono, parlante molto, & chiamato Pe= regrino. Queſti oltra ch animoſo & eſper to ſoldato foſſe, leggiadro & forſe piu di quello, che a glianni ſuoi ſi ſaria conuenuto, innamorato ſemṕ ſi ritrouaua, il che al ſuo ualore doppio ualore aggiugneua: Onde le piu belle Nouelle, & con miglior ordine = & gratia ſidilettaua di raccontare, & maſſi- mamente quelle che d’Amore parlauano, ch’alcun altro, ch’io udiſſi giamai, Per la qualcoſa partendo io da Gradiſca, oue in al logiamenti mi ſtaua,& con coſtui,& due al= tri mei forſe d’Amore ſoſpinto uerſo Vdine uenendo, la qual ſtrada molto ſolinga,& tut ta per la guerra arſa e deſtrutta in quel tem= po era : & molto fal penſiero ſoppreſſo & lontano da gli altri uenendomi, accoſtato= miſi il detto Peregrino, come quello, che e miei penſieri indouinana, coſi mi diſſe. Volete uoi ſemṕ in triſta uita uiuere e perch una bella, crudele altramente moſtrando po co ui ami: Et benche contro a me ſpeſſo di ca, pure perche meglio ſi danno, che non ſi ritengono i coſigli, ui diro Patron mio, che oltra, ch’a uoi nelleſſercitio che ſiete, lo ſtar- molto nella prigion d’amore ſi disdica, ſi tri- ſtiſon quaſi tutti e ſini, a quali egli ci condu= ce, che uno pericolo il ſeguirlo: & in teſti= monianza di cio, quando a uoi piaceſſe, po treio una Nouella nella mia Citta auenuta, che la ſtrada men ſolitaria, & men rincreſce uole ci faria, reccontarui: nella quale ſentire ſte, come due nobili Aamanti a miſera & pia toſa morte guidati foſſero. Et gia hauen= do io fatto ſegno di udirlo uolentieri, egli coſi comincio.
| A M A D O N N A L V C I N A S A V O R= G N A N A , L V I G I D A P O R T O.
P Oscia che io gia sono assai giorni paʃʃa= ti con uoi parlando diʃʃi, di uolere una compaʃʃioneuole nouella da me gia udi= ta, et in Verona interuenuta ʃcriuere; m’è paruto eʃʃer mio debito in queste poche charte distenderlaui; ʃi perche le mie parole appo uoi non pareʃʃero uane, ʃi ancho perche a me, che miʃero ʃono, ra= gionar de caʃi de miʃeri amanti, di che ella è piena, s’apper= tiene . et appreʃʃo al uostro ualore indrizzarla; accio che poʃsiate leggendola chiaramente uedere, a quai riʃchi, a quai traboccheuoli paʃsi, a quai crudeliʃsime morti i miʃeri et cat= tiuelli amanti ʃieno il piu delle uolte d’amore condotti . Et ancho uolentieri a uoi la mando, accio che douendo per auen= tura ella eʃʃere l’ultimo mio lauorio in questa arte, in uoi lo ʃcriuere mio finiʃca, et come ʃete porto d’ogni ualore , et d’ogni uirtu; coʃi della picciola barchetta del mio ingegno anchor ʃiate, laquale carca di molti et varij diʃiri d’amore ʃoʃpinta per gli men profondi pelaghi de la Poeʃia ha mol= to fino a qui ʃolcato, et accio che ella a uoi giungendo poʃʃa ad altri, che piu felicemente et con meglior stella nel gia detto mare nauighi, et timone et remi et uela donando, di= ʃarmata ʃicuramente alle uostre riue legarʃi. Prendetela adunque madonna ne l’habito allei conueneuole, nel quale ella è, et leggetela uolentieri, ʃi per lo ʃuggetto, che pieno di pietate mi par che ʃia, come ancho per lo stretto uin= colo di parentado, et di dolce amistà; che tralla leggiadra perʃona uostra, et chi la ʃcriue ʃi ritroua. Dico adunque che ʃi come uoi stCheck-out:ʃʃa uedeste, mentre il Cielo contra me in tutto ogni ʃuo ʃdegno riuolto non hebbe, nel principio della mia giouanezza all’arte dell’arme mi diedi , et in quella molti grandi, et ualoroʃi huomini ʃeguitando, nella diletteuole uostra patria del Frigoli alcun tempo mi eʃʃer= citai, per laquale quando publicamente, et quando priuata= mente hor qua, hor la m’era biʃogno d’andare . Haueua io per continuo uʃo caualcando, di menar ʃempre meco tra glialtri un mio Arciere Veroneʃe, huomo di forʃe cinquan ta anni, pratico nel mestiere, et piaceuoliʃsimo, et (come quaʃi tutti i Veroneʃi ʃono)belliʃsimo fauellatore, chiama= to Pellegrino. Questi, oltre che animoʃo, et eʃperto ʃol= dato foʃʃe, leggiadro era, et forʃe piu di quello, che agli anni ʃuoi ʃi ʃarebbe conuenuto, innamorato ʃempre; il che al ʃuo ualore doppio ualore aggiugnea: Onde egli le piu belle nouelle, et con migliore ordine et gratia ʃi dilettaua di raccontare, et maʃsimamente quelle , che d’amore tratta= uano; che alcuno altro , che io udiʃsi giamai . Per laqual coʃa partendo io da Gradiʃca, oue in alloggiamento mi staua , et con costui et due altri miei forʃe d’amore ʃo= ʃpinto uerʃo Vdine uenendone; laqual strada molto ʃolin= ga in quel tempo, et tutta per la guerra arʃa, et distrutta era; et molto dal penʃiero ʃoprapreʃo, et lontano da gli altri uenendomi, accostatomiʃi il detto Pellegrino, come co= lui , che i miei penʃieri s’indouinaua , coʃi mi diʃʃe. Vo= lete ùoi ʃempre in trista uita uiuere,perche una bella cru dele altrimenti mostrando poco u’ami?Et benche io contro me ʃpeʃʃo dica: pur perche meglio ʃi danno, che non ʃi ri= tengono i buon conʃigli, ui dirò patron mio; che oltre che a uoi nell’eʃʃercitio ; che ʃete, lo entrar molto nella prigion d’amore ʃi diʃdica; ʃi tristi ʃon quaʃi tutti e fini, a quali egli ci conduce; che è un pericolo il ʃeguitarlo, et in te= stimonianza di ciò, quando a uoi piaceʃʃe, potre io una nouella nella mia citta auenuta; che la uia men ʃoletaria et men rincreʃceuole ci farebbe ; raccontarui : nellaquale ʃentireste come due nobili amanti d’amore a miʃera et piatoʃa morte guidati foʃʃero, et gia hauendo io fatto ʃe= gno di douerlo udire uolentieri, egli coʃi incominciò. |
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N el tempo che Bar- tholomeo dalla Scala Si- gnore Corteſe e humaniſſimo ilfreno ala mia bella patria a ſua poſta & ſtri gnea & rallēta ua furono in lei, ſecondo chel mio padre dicCheck-out:a hauer udito due nobiliſſime fami- glie per contraria fattione|ouer partico lar odio nemiche, l’una e Capeletti, l’al= tra e Montecchi nominata. Di una delequali ſi eſtima certo eſſer queſti; che in V dine dimorano, cioe Meſſ. Nicolo & m. Giouanni hora detti monticoli di Verona; per ſtrano caſo quinci uenuti a habitare.benche poco altro di quel deli antichi ſeco habbiamo in queſto loco recato, fuori che la lor corteſe gentil z= za:& auegna che io alcue uecchie croni che leggēdohabbia queſte due famiglie trouato, che unite una ſteſſa parte ſoſte= neano, non di meno come io la udi; ſen= za altrimenri mutarla a uoi la ſporro. Furono adunq𝖟; comedico, in Verona ſotto il gia detto ſignor le ſopradette nobiliſſime famiglie di ualoroſi hōin i. & diricchezza ugualmente dal Cielo,da la natura: & dalla fortuna dottate. Tra le quali, come il piu delle uolte tra le gran caſe ſi uede, che la cagion ſi foſſe, crude liſſima nimiſta regnaua. per la qual gia piu homini erano, coſi dalluna come dal laltra parte morti; in guiſa che ſi per ſtā chezza,ſpeſſo per queſti caſi aduiene,co me anco per le minacie del Signore, che con ſpiacere grandiſſimo le uedean ne= miche, ſeran ritratte di piu farſi diſpia= cere, & ſenza altra pace col tēpo in mo= do dimeſticate: che gran parte degli lo= ro huomini inſieme parlauano. Eſſen= do coſi coſtoro pacificati, aduiēne uno Carneuale chin caſa di m. Antonio Ca pelletti huomo feſtoſo & Iocōdiſſimo, ilqual primo dela famiglia era, molte fe ſte ſi fecero, & di giorno & di notte, oue quaſi tutta la citta cōcorreua: ad una de lequali una notte:com’e de gli amāti co ſtume:che le lor dōne:ſi come col cuore: coſi ancho col corpo: pur che poſſano: ouunq𝖟 uanno: ſeguono: uno giouane delli Montechi la ſua donna ſeguendo: ſi conduſſe: Era coſtui giouane molto belliſſimo:grande della perſona:leggia dro & accoſtumato aſſai: ᵱche trattaſi la maſchera: come ogni altro facea: & in habito di nipha trouādoſi: nō fu oc- chio ch’a rimirarlo non uolgeſſe:ſi per la ſua bellezza: che q̃lla dogni dōna auā- zaua: che iui foſſe: agguagliaua: come per marauiglia cħ in quella caſa: maſſi mamēte la notte: foſſe uenuto ma con piu efficatia, che ad alcun altro: ad una figliola del detto m. Antonio uenne ue duto: che egli ſola hauea. laquale di ſo pra naturale bellezza & baldāzoſa & le giadriſſima era. Queſta ueduto il gio= uane con tanta forza nellanimo la ſua bellezza riceuete: che alprimo incōtro de loro occhi di piu nō eſſere di lei ſteſ= ſa le parue. Stauaſi coſtui in ripoſta parte della feſta con poca baldanza tut to ſolo: & rade uolte in ballo, o in par lamento alcuno ſi tramettea: come que gli che d’Amore iui guidato con molto ſoſpetto ui ſtaua. Ilche alla Giouane forte dolea: percio che piaceuoliſſimo udiua che egli era: & giocoſo. Et paſ= ſando la mezza notte: & il fine del fe- ſteggiare uenēd’il ballo del torchio o del capello: come dire lo uogliamo: & che anchora nel fine delle feſte ueggiamo uſarſi, ſ’incomincio: Nel quale in cer- chio ſtandoſi, lhomo la dōna: & la don na lhuomo a ſua uoglia per mutādoſi : piglia. Inqueſta danza d’alcuna dōna fu il giouane leuato : & a caſo appreſ= ſo la gia innamorata fanciulla poſto. Era dallaltro canto di lei un nobile gio uane Marcucio Guertio nominato : ilquale per natura coſi il Luglio come il genaio lemani ſempre frediſſime hauea Perche giunto Romeo Montechi: che coſi era il giouane chiamato, al manco lato della donna: & come in tal ballo ſe uſa la bella ſua mano in mano preſa, diſ ſe a lui quaſi ſubito la giouaneforſe ua- ga d’udirlo fauellare. Benedettaſiala voſtra venuta qui preſſo me Meſſ. Ro meo. Allaquale il giouane, che gia del ſuo mirareaccorto s’era,marauiglia to del parlar di coſtei diſſe. come be= nedetta la miavenuta? Et ella riſpoſe, ſi benedetto il voſtro venire qui appo me: percio che voi almāco queſta ſtaca mano calda mi terrete: onde marcuc cio la deſtra m’aggħiatia. Coſtui pre ſo alquanto dardire ſegui. Seio a uoi con la mia mano la voſtrariſcaldo, voi co begli occhi il mio core accendete. La dōna dopo un breue ſorriſo ſchifan= do d’eēre con lui veduta, o vdita ragio nare anchora gli diſſe. Io vi giuro Ro meoᵱ mia fe, che nō e qui dōna, laquale (come uoi ſiete) a gliocchi mei bella pa ia. Alaquale il giouane gia tutto di lei acceſo riſpoſe. Qual io mi ſia ſa o alla vȓa beltade( s’a quella nō ſpiacera )fe del ſeruo. Laſſato poco dopo il feſteg giare, & tornato Romeo alla ſua caſa ⊃ſiderata la crudelta della prima ſua dō na, che di molto languire poca mercede gli daua: dilibero( q̃do a lei foſſe aggra do ) a coſtei (q̃tunq𝖟 de ſoi nemici foſſe) tutto donarſi. Dallaltro cāto la gio uane poco ad altro ch’alui ſolo pēſando: dopo molti ſoſpiri tra ſe iſtimo lei dou ȓ ſemṕ felice eēre,ſe coſtui per ſpoſo haue re poteſſe: ma ᵱ la nimiſta;cħ tra luna & lalrra caſa era, cō molto timoȓ poco ſpe me di giugnere a ſi lieto grado tenea. Onde fra due pēſieri di ⊃tinuo uiuendo a ſe ſteſſa piu uolte diſſe. O ſciocca me a qual uaghezza mi laſcio io in coſi ſtrano labirintho guidare? oue ſenza ſcorta reſtando uſcire a mia poſta non ne potro. Gia che Romeo montec chi non m’ama: percio che per la ni= miſta, che ha co miCheck-out:i, altro che lamia uergogna non puo cercare: & poſto che per Spoſa egli mi uoleſſe : llmio padre di darmegli nonconſen= tirebbe giamai. Dapoi nellaltro pen ſiero uenendo dicea, chi ſa forſe che per meglio paceficarſi ĩſieme queſte due ca ſe, che gia ſtāche & ſatie ſono di far tra lor guerra mi porria anchor uenir fatto dhauerlo in quella guiſa; che io lo diſio. Et in queſto fermataſi: comincio eſſerli dalcun ſguardo corteſe. Acceſi dunque gli due amāti di ugual fuoco luno dellal tro ilbel nome, & l’effigie nel petto ſcol pita portando, dier principio quādo in chieſa, quando a qualche feneſtra a ua= gheggiarſi: in tanto che mai bene ne lu no ne laltro hauea: ſe non quanto ſi ue= deano. & egli maſſimamēteſi di uaghi coſtumi di lei acceſo ſi trouaua: Che quaſi tutta la notte con grandiſſimo pe riculo della ſua uita dinanci alla caſa de lamata dōna ſolo ſi ſtaua, & hora ſopra la feneſtra della ſua camera per forza ti ratoſi,iui ſanza chella|odaltri lo ſapeſſe; ad udire lo ſuo bel parlare ſi ſedea:& ho ra ſopra la ſtrada giacea. Auenne una notte,come amor uolſe: la Lunapiu del ſolito rilucendo che mentre Romeo era per ſalire ſopra il detto balchone: la gio uane ( o che cio a caſo foſſe, o che laltre ſere udito l’haueſſe )ad aprire quella fe- neſtra uenne, & fattaſi fuori lo uide : il quale credendo, che non ella, ma qual= ch’altro il balchone apriſſe, ne lombra d’alcun muro fuggire uolea : onde co= noſciutolo & per nome chiamatolo gli diſſe. Che fate qui a queſta hotta co ſi ſolo? & egli gia riconoſciutola riſpo= ſe, quello che amor uuole. Et ſe uoi ui foſte colto diſſe la donna, non potre ſte uoi morirci di legiero? Madonna riſpoſe Romeo ſi ben : che io ui potrei ageuolmēte morire, & mo:rouici di cer to una notte, ſenon m’aiutate: ma per= che ſon ancho in ogni altro luogo coſi preſſo alla morte come qui, procaccio di morire piu uicino alla ᵱſona uoſtra, che io mi poſſa : con laqualedi viuere ſempre bramerei,quand’alcielo & a uoi ſola piaceſſe. Alleqali parole la gioua neriſpoſe : Da me non rimarra mai , che uoi meco honeſtamente nō viuiate: non reſtaſſe piu da uoi, o dala nimiſta che tra la uoſtra & la mia caſa ueggio. A cui il giouane diſſe, uoi potete crede re che piu non ſi poſſa bramar coſa, di quel chio uoi dicontinuo bramo: & per cio quādo a uoi ſola piaccia d’eſſere coſi mia; com’io d’eſſer uoſtro diſio, lo faro uolentieri: ne temo ch’alcuno mi ui tol- ga giamai. Et detto queſto meſſo ordi ne di parlarſi un’altra notte con piu ri poſo, ciaſcun dalloco ou’era ſi diparti Dapoi andato il giouane piu uolte per parlarle, una ſera,cħ molta neue cadea al diſiato loco la ritrouo, & diſſele. Deh perche mi fate coſi languire? nō ui ſtrigne pieta di me, che tutte notti in coſi fatti tempi ſopra queſta ſtrada ui a ſperto? Alqual la donna diſſe certo ſi che mi fate pieta: ma che uoreſte che faceſſi?ſe nō ṕgar che uoi ue ne andaſte. Allaquale fu dal giouane riſpoſto. che uoi mi laſſaſte nella camera uoſtra entra re, oue potremo inſieme piu agiatamen te parlare. Allora la bella giouane quaſi ſdegnando diſſe. Romeo io tanto vi amo; quanto ſi poſſa perſona lecitamenteamare, & piu ui conciedo di quello,che alla mia honeſta ſi conuer ria: & cio faccio damore co’l ualor uo- ſtro uinta. ma ſe uoi penſaſte o per lon- go uagheggiarmi, o per altro modo piu oltra come inamorato dell’Amor mio godere, queſto penſier laſciate da parte,che alla fine in tutto uano lo tro uarete. Et per non tenirui piu ne pe- ricoli, ne quali ueggio eſſere la vita uo- ſtra uenēdo ogni notte per queſte con trade, ui dico che quando a uoi piaccia di accetttarmi per uoſtra donna, che io ſon prōta a darmeui tutta: & cō uoi in ogni luogo cħ ui ſia in piacere, ſenza al cun riſpetto uenire. Queſto ſolo bra mo io diſſe il giouane; facciaſi hora, fac ciaſi riſpoſe la dōna: ma reintegraſi poi nella preſenze di frate Lorenzo da ſan Franceſco mio confeſſore ſeuolete che io in tutto & contenta mi ui dia. O diſſe alei Romeo dunque frate Lorēzo da Reggio e quello, che ogni ſecreto de cuor uoſtroſa? Si diſs’ella, & ſer baſi per mia ſodiſfattione affar ogni noſtra coſa dinanzi a lui. Et qui poſto diſcreto modo alle loro coſe luno dal- laltro ſi parti. Era queſto frate del’or dine minore di oſſeruantia Philoſopho grande, & ſperimentatore di molte co- ſe coſi naturali come magiche, & in tan ta ſtretta amiſta con Romeo ſi trouaua, che la piu forſe in que tempi tra due in molti lochi non ſi ſaria trouata. Per cio che uolendo il frate ad un tratto & in bona oppenione del ſuo uolgo reſta re, & di qualche ſuo diletto godere gli era conuenuto per forza d’alcun gentil lhomo della citta fidarſi: tra quali que= ſto Romeo giouane|temuto, animoſo, & prudēte hauea eletto: & a lui il ſuo co- re; che a tutti gli altri fingēdo tenea ce- lato, nudo hauea ſcoperto. Perche trouato daRomeo liberamēte gli fu dit to; come diſiaua d’hauere l’amata gio- uane per dōna: & ch’inſieme haueuano conſtituito lui ſolo douer eſſere ſecreto teſtimonio del loro ſponſalitio , & po ſcia mezano a douer fare chel padre di lei a queſto d’accordo cōſentiſſe. Il frate di cio contento fu, ſi perche a Ro meo niuna coſa haria ſenza ſuo grandā no potuta negare, ſi an cho perche pen ſaua, che forſe anchora per mezzo ſuo ſaria queſta coſa ſucceduta in bene, il= che di molto honore gli ſaria ſtato preſ ſo il Signore, & ogn’altro ch’haueſſe di= ſiato queſte due caſe ueder in pace. Et eſſendo la Quadrageſima , la giouane un giorno fingendo di uolerſi confeſſa- real monaſterio di ſanto Franceſco an= data, & in uno di que cōfeſſori, che tali frati uſano, entrata, fece frate Lorenzo dimandare. Il quale iui ſentendola per didentro al conuento inſieme con Romeo nel medeſimo cōfeſſoro entra to & ſerrato l’uſcio, una lama di ferro tutta forata, che tra la giouane & eſſi era, leuata uia diſſe a lei. Io vi ſoglio ſempre uedereuolētieri,mahora piu che mai qui cara mi ſiete. Se e coſi chel mio Meſſer Romeo per voſtro marito uogliate. Alqual ella riſpoſe, Niu na altra coſa maggiormente diſio; che de eſſere legitimamente ſua: & percio ſono io qui dinanci al coſpetto voſtro venuta,delquale molto mi fido : accio che uoi inſieme con idio a quello, che damore aſtretta uengo affare, teſtimo= nio ſiate, Allhora in preſenza del fra te, chel tutto in confeſſione diceua ac= cettare, per parole di preſente Romeo la bella giouane ſpoſo. Et dato tra loro ordine d’eſſere la ſeguente notte inſieme . baſciatiſi una ſola volta dal frate ſi dipartirno Ilquale rimeſſa nel muro la ſuagrada ſi reſto ad altre dō ne cōfeſſare. Diuenuti gli due aman- ti nella guiſa che vdito hauete ſecreta= mente marito & moglie: piu notti dello ro amore felicemēte goderono. aſpet tando co’l tempo di trouar modo per loqual il padre della donna ch’agli loro diſii eſſere contrario ſapeano; ſi poteſſe placare. Et coſi ſtando interuenne che la fortuna d’ogni mondan diletto nemica, nō ſo qual maluagio ſeme ſpar gendo, fece tra le loro caſe la gia quaſi morta nimiſta riuerdire, immodo che le coſe ſotto ſopra andādo, ne Montec chi a Capelletti, ne Capelletti a Mon= tecchi ceder volendo nella via del cor- ſo ſe attaccarono vna volta inſieme . oue combattendo Romeo , & alla ſua donna riſpetto hauendo di percuotere alcuno della ſua caſa ſi guardaua , pur allafine ſendo molti di ſuoi feriti, & qua ſi tutti della ſtrada cacciati vinto dalla ira ſopra Thebaldo Capelletti corſo , chel piu fiero de ſuoi nemici parea, di un colpo in terra morto lo diſteſe : & glialtri che gia per la morte di coſtui e= rano ſmariti , in grandiſſima fuga ri= uolſe: Era gia ſtato Romeo uedu- to ferire Thebaldo in modo che l’homi cidio celare non ſi potea: Onde da ta la querella dinanci al ſignore ciaſcuno de Capeletti ſolamēte ſopra Romeo cri daua: Perche dalla giuſtitia in perpe= tuo di Verona bādito fu. Hor di qual core,queſte coſe vedendo, la miſera gio uane diueniſſe, ciaſcuna cħ ben ami, nel ſuo caſo ponēdoſi, il puo di leggieri con ſiderare. Ella di continuo ſi forte pia gnea, che niuno la potea raccōſolare: & tāto era piu accerbo il ſuo dolore, quan to meno con perſona alcuna il ſuo ma le ſcoprire oſaua Dallaltra parte al Giouane per lei ſola abbandonare il partirſi dalla ſua patria dolea.ne volen doſene per coſa alcuna Partire ſenza torre da lei lagrimeuole combiato, & in caſa ſua andare non potendo, al fra te ricorſe. Alquale che ella venire doueſſe per vno ſeruo del ſuo padremol to amico di Romeo fu farto a ſapere. Et Check-out:lla vi ſi riduſſe. Et andati amen due nel confeſſoro aſſai la loro ſciagu- ra inſieme pianſero. Pure alla fine diſſe ella a lui , che faro io ſanza di voi? di piu viuere no mi da il core,miglio fo ra che io cō voi ouunque ve ne andaſte: mi veniſſi. Io m’accorzaro queſte chiome: & come ſeruo vi verro dietro: ne d’altro meglio o piu fedelmente: che da me nō potrete eſſer ſeruito. Non piaccia a Dio anima mia cara:che quan do meco uenire doueſte : in altra guiſa; che in luogo di mia ſignora ui menaſſi , diſſe a lei Romeo. Ma percioche ſon certo ; che le coſe non poſſono longa- mente in queſto modo ſtare;& che la pa ce tta noſtri habbia a ſeguire, onde an- chora io la gratia del Signore di ligieri impetrarei, intēdo che uoi ſenza il mio corpo per alcun giorno ui reſtiate,che lanima mia con uoi dimora ſempre. Et poſto che le coſe, ſecōdo cħ io diuiſo non ſuccedano , altro partito al uiuer noſtro ſi prēdera. Et queſto dilibera to traloro abbracciatiſi mille|uolte cia ſcun de loro piagnendo ſi diparti. La donna pregādolo aſſai, che piu uici- no, ch’egli poteſſe,le uoleſſe ſtaȓ,& non a Roma| o Firenze, come detto hauea, andarſene. Indi a pochi giorni Ro= meo che nel monaſterio di frate Loren zo era fin allhora ſtato naſcoſto ſi pariā & a Mantoa come morto ſi riduſſe: ha- uendo prima detto al ſeruo della dōna, che cio che di lui ditorno alfatto di lei in caſa vdiſſe, al frate faceſſe di ſubito io tendere, & ogni coſa operaſſe di q̃llo, che la giouane gli cōmādaua fedelmen te, ſe il rimanēte del guiderdone ᵱmeſ- ſogli diſiava d’hauere. Partito di mol ti giorni Romeo & la giouane ſempre lachrimoſa moſtrādoſi, ilche la ſua grā bellezza faceua māchare, la fu piu fiate dalla madre, che teneramente l’amaua; con luſingheuoli parole addimandata, onde queſto ſuo piāto deriuaſſe. Di= cendo o figliola mia da meal pari della mia uita amata, qual dogliada poco in qua ti tormenta? ond’e che tu un breuCheck-out: ſpatio ſenza piāto non ſtai?ſe forſi alcu na coſa brami,falla a me ſola nota, che di tutto,che lecito ſia ti faro cōſolata. Nōdimeno ſemṕ dCheck-out:boli ragioni di tal piāto dalla giouane rēdutogli furono: Onde pēſando la madre,cħ in lei uiueſ- ſe diſio d’hauer marito,il quale per uer= gogna o per tema tenuto celato il pian to generaſſe, un giorno credēdo la ſalu- te della figliuola cercare,& la morte pro cacciandole col marito diſſe. Meſſer Antonio io ueggio gia molti giorni que ſta noſtra fanciulla ſempre piagnere in modo ch’ella, come uoi potete uedere| quella,ch’eſſer ſuole,piu non pare. Et auegna ch’io molto l’habbia dela cagio ne del ſuo pianto eſſaminata , ond’egli uenga , da lei percio ritrare non poſſo, ne da che ᵱceda ſapre io ſteſſa dire, ſe forſe per uoglia di maritarſi, la qual co me ſai e fanciulla,non oſaſſe far paleſe: cio aueniſſe. Onde prima, che piu ſi cōſumi,diria cħ fuſſe bono di darle ma- rito, che ogni modo ella deciotto anni q̃ſta ſanta Eufemia forni. Et le don- necomequeſti di molto trapaſſano,per dono piu toſto che auanzano della loro bellezza: oltra ch’elle non ſono merca tantia da tenire molto in caſa, quātun- que io la noſtra in ueruno atto ueramē- te non conoſceſſi mai altro cħ honeſtiſ ſima. La dote ſo che hauete gia piu di ᵱparata. ueggiamo dunque di darle cōdeceuole marito. Meſſer Antonio riſpoſe che ſaria bene il maritarla; & cō mendo molto la figliuola; che hauēdo queſto diſio, uoleſſe prima tra ſe ſteſſa affliggerſene,che a lui,o alla madre ri- chieſta farne: Et fra pochi di comincio con uno di conti di Lodrone trattarele nozze, & gia quaſi per cōchiuderle eſſendo,la madre credēdo alla figliuola grandiſſimo piacer fare le diſſe. Ral legrati hoggimai figliuola mia , che fra pochi giorni ſarai ad un gran gen= tilhuomo degnamente maritata , & ceſſara la cagione del tuo gran pianto, la quale auenga che tu non me habbi voluto dire, pur per gratia diDio lho cōpreſa; & ſi col tuo padre ho operato, che ſarai ⊃piaciuta. Allequali parole la bella giouane non puote ritenere il piāto: Onde la madre a lei diſſe, cre- di ch’io ti dica bugia?non paſſarāno ot to giorni che tu ſaraidun bel dōzellode la caſa di Lodrone moglie. La gioua ne a queſte parole piu forte raddoppia- ua il pianto; Per il che la madre luſin gandola diſſe, Dunque figliola mia non ne ſerai contenta? Allaquale ella riſpoſe, mai no madre che io nonne ſaro cōntenta. A queſto ſoggionſe la madre, che uorreſte adunq𝖟? dillo a me,che ad ogni coſa ᵱte diſpoſta ſono. Diſſe allhora la giouane morir vorei, non altro. In queſto madonna Gio- uanna,che tal nome hauea la madre,la qual ſauia donna era , compreſe la fi= gliola d’Amore eſſereacceſa : & ri= ſpoſtolenon ſo che; da lei ſi ſeparo. Et la ſera uenuto il marito gli narro cio che la figliuola piāgendo riſpoſto le ha uea. Ilche molto gli ſpiacque, & pen ſo che foſſe benfatto, prima che piu in nanzi le nozze di lei ſi trattaſſero, accio che in qualcħ uergogna non ſi cadeſſe, d’intēdere d’intorno a q̃ſto qual foſſe la oppenione ſua. Et fattalaſi un gior no uenire innāzi le diſſe, Giulietta, che coſi era della giouane il nome, Io ſono per nobilmente maritarti, non ne ſarai cōtenta figliuola? Alquale la giouane alquanto dopo il dire di lui taciutaſi, riſpoſe; Padre mio no, che io non ſaro contenta. Come voi don que nelleMonache entrare? diſſe il pa dre. Et ella meſſere nō ſo, & con le pa role le lachrime un tempo mādo fuori. Allaquale il padre diſſe, queſto ſo che non vuoi:donate dūq𝖟 pace ch’io inten do d’hauerti in un di conti di Lodrone maritata. Alquale la giouane forte piangēdo riſpoſe, queſto non fie mai. Allhora M. Antonio molto turbato ſo pra la ᵱſona aſſai le minaccio, ſe al ſuo uolereardiſſe mai piu di cōtradire, & ol tra queſto ſe la cagione del ſuo pianto non facea manifeſta. Et non poten do da lei altro che lachrime ritrare, ol= tra modo ſcōtento cō madōna Giouan na la laſcio, ne doue la figliuola l’animo haueſſe, accorger ſi poteo. Hauea la giouane al ſeruo, che co’l ſuo padre ſta- ua, ilquale del ſuo amore conſapeuole era; & Pietro haueua nome, cio che la matre le diſſe, tutto ridiſſe, & in preſen- tia di lui giurato, che ella anz’il ueleno noluntariamente beueria, che prender mai, anchor che la poteſſe, altri che Ro meo per marito. Di che Pietro parti colarmenteſecōdo l’ordine ᵱ uia del fra te n’hauea Romeo auiſato, & egli alla Giulietta ſcritto, che per coſa niuna al ſuo maritare non conſentiſſe; & meno il loro amore faceſſe aperto, chCheck-out: ſenza alcun dubbio fra otto o dieci giorni e= gli prenderia modo di leuarla di caſa del padre. Ma non potendo meſſer An- tonio & Madonna Giouanna inſieme ne per luſinghe, ne per minaccie dalla loro figliuola la cagione perche non ſi voleſſe maritare,intēdere,ne per altro ſentiero trouando di cui ella innamora ta foſſe, & hauendole piu fiate madōna Giouanna detto. Vedi figliola mia dolciſſima non piagnere horamai piu, che marito a tua poſta ti ſi dara,ſe quaſi uno de Montecchi voleſti, ilche ſon cer- ta che non vorai. Et la Giulietta mai altro che Soſpiri & Pianto non le riſpondendo in maggiore ſoſpetto entrati diliberorno di conchiudere piu toſto che ſi poteſſe le nozze , che tra lei & il Conte di Lodrone trattate ha= uea. Ilche intendendo la giouane doloroſiſſima ſopramodo ne diuenne, ne ſapēdo che ſi fare la morte mille uol= te al giorno diſiaua: pur di far intendeȓ il dolore a frate Lorēzo fra ſeſteſſa dili bero come a perſona, nella quale dopo Romeo, piu che in altra ſperaua, & che dal ſuo amante hauea udito che molte gran coſe ſapea fare. Onde amadōna Giouanna un giorno diſſe, Mia madre nō voglio che uoi marauiglia prēdiate, ſe io cagione del mio piāto non vi di co, percioche io ſteſſa non la ſo; ma ſo= lamente di continuo in me ſento una ſi fatta maninconia, che non che l’altrui, ma la ᵱpria uita noioſa mi rende: ne on de cio m’auēga,ſo tra me pēſare| ne che a uoi|o al padre mio dirlo:ſe da qualche peccato commeſſo, che io non mi ricor daſſe, queſto non m’aueniſſe: & perche la paſſata confeſſione molto mi giouo, io uorrei piacendo a uoi raccōfeſſarmi accioche queſta Paſqua di Magio che uicina, poteſſi in rimedio di mei dolori riceuer la ſuaue medicina del ſacrato cor po del noſtro ſignore, A cui madōna Giouāna diſſe, ch’era contēta. Et in- di in due giorni menatala a ſan France= ſco dināzi a frate Lorenzo la poſe. Il quale prima molto ṕgato hauea , che la cagione del ſuo piāto nella confeſſione cercaſſe d’intēdere. La giouane, co= me la madre de ſe allargata uide,coſi di ſubito con meſta uoce al frate tutto il ſuo affanno raccōto; & per l’amore & cariſſima amiſta , che tra lui & Romeo ella ſapea ch’era: lo ṕgo: che a q̃ſto ſuo maggior biſogno aita porgere le uo= leſſe. Alla quale il frate diſſe;che poſ- ſo io fare figliuola mia in q̃ſto caſo? tan ta nimiſta tra la tua caſa &quella del tuo marito eſſendo. Diſſe a lui la meſta giouane: Padre io ſo che ſapete aſſai coſe rare, & a mille guiſe me potete aita re, ſe vi piace: ma ſe altro bene fare nō mi volete cōcedetemi almeno queſto. Io ſento preparare le mie nozze ad un palagio di mio padre . il qual fuori di queſta terra da due miglia verſo Manto ua e oue menare mi debbono,accioche io men baldezza di rifiutare il nuouo marito habbia: & la doue non prima ſa ro,che colui cħ ſpoſare mi deue,giugne ra, datemi tanto veleno,che in vn pon- to poſſa me de tal doglia , & Romeo da tanta vergogna liberare: ſe nō con maggior mio incarico & ſuo dolore vn coltello in me ſteſſa ſanguinero. Fra te Lorenzo vdēdo l’animo di coſtei tale eſſere,& pēſando egli quāto nelle mani di Romeo anchor foſſe, ilq̃l ſenza dub – bio nemico gli diuerria, ſe a queſto caſo n o n prouedeſſe, alla giouane coſi diſſe. V edi Giulietta io confeſſo ( come ſai ) la metta di queſta terra,& in buon no= me ſono appo ciaſcuno,ne teſtamēto o pace ueruna ſi fa,ch’io non c’interuēga, perlaqualcoſa nō uorei inqulache ſcan- dolo inc orrere, o che ſ’intendeſſe;chio foſſe interuenuto in queſta coſa giamai per tutto l’oro del mondo. Pure per che io amo te; & Romeo inſieme, mi di ſporro affar coſa,cħ mai per alcun altro non feci, ſi ueramēte che tu mi promet- ta di tenirmene ſempre celato. Al- quale la giouane riſpoſe, Padre date mi pure queſto ueleno ſicuramente,che mai alcun altro che io lo ſapera. Et e gli a lei. Veleno nō ti daro io figliuola che troppo gran peccato ſeria,che tu co ſi giouanetta & bella moriſſi, ma quan do ti dia il cuore di fare una coſa, che io ti diro, io mi uāto di guidarti ſicuramen te dinanci al tuo Romeo. Tu ſai che larca de tuoi capeletti fuori di q̃ſta chie ſa nel noſtro cimitero e poſta, io ti daro vna poluere; laq̈le tu beuēdola per qua- rant’otto hore ouer poco piu o meno ti fara in guiſa dormire, che ogni huomo per gran Medico che egli ſia; non ti giu dichera mai altro che morta. Tu ſerai ſenza alcun dubbio,come foſti di queſta vita paſſata, nella detta arca ſepellita, & io quādo tēpo ſie, ti verro acauar fuori, & terroti nella mia cella, fin che al capi tolo; che noi facciamo in Mantoua, io vada,che fie toſto,oue traueſtita nel no ſtro habito al tuo marito ti menaro. Ma dimmi nō temerai del corpo di The baldo tuo cugino : che poco e : che iui entro fue ſeppellito? La giouane gia tutta lieta diſſe. Padre ſe per tal via peruenir doueſſi a Romeo : ſenza tema ardirei di paſſare per l’inferno. Hor- ſu dunque diſſe egli: poi che coſi ſei di= ſpoſta: ſon contento d’aitarti : ma pri= ma che coſa alcuna ſi faceſſe: mi parria che di tua mano a Romeo la coſa tutta intiera tu ſcriueſti; accio ch’egli morto credēdoti: in qualche ſtrano caſo per di ſperatione non incorreſſi: perche io ſo, ch’egli ſopramodo t’ama. Io ho ſem pre frati: che vāno a Mantoua: ou’egli: come ſai:ſi ritroua, Fa che io haggia la lettera : che per fidato meſſo a lui la mandero. Et detto queſto il buon fra te: ſenza il mezo di quali niuna gran co ſa a perfetto fine cōducerſi veggiamo : la giouane nel cōfeſſoro laſciata alla ſua cella ricorſe,& ſubito a lei cō vno piccio lo vaſetto di poluere ritorno; & diſſe. T ogli queſta polue , & quando ti parra nelle tre o nelle quatro hore di notte in ſieme con acqua cruda ſanza tema la be uerai: che d’intorno le ſei cominciara o= perare: & ſenza fallo il noſtro diſſegno ci riuſcira: ma nō ſcordare percio di mā darmi la lettera , che a Romeo dei ſcri- uere, che importa aſſai. La Giulietta preſa la poluere alla madre tutta lieta ritorno, & diſſele. Veramēte madon na che frate Lorēzo e il miglior cōfeſſor del mōdo. Egli m’ha ſi racōfortata, che la paſſata triſtitia piu nōmi ricordo. Madonna Giouāna per l’allegrezza de la figliuola men triſta diuenuta riſpoſe, in buona hora figliuola mia,farai ch an chora raccōſoli lui alle uolte con la no ſtra elimoſina, che poueri frati ſono: & coſi parlādo ſe ne uenero a caſa loro. Gia era dopo q̃ſta cōfeſſione, fatta tut ta allegra la Giulietta, immodo che M. Antonio & Madonna Giouanna ogni ſoſpetto ch’ella fuſſe inamorata, hauea no laſſato: & credeuano ch’ella per ſtra no & maniconioſo accidēte haueſſe gli pianti fatti: & volētieri l’hariano laſſa- ta coſi ſtare per all’hora ſenza piu dire di darli marito. Ma tāto dētro in que ſto fatto erano andati, che piu tornare a dietro ſenza incarico nō ſene poteano. Onde uolēdo il conte di Lodrone, ch’al cun ſuo la dōna uedeſſe,ſendo madōna Giouānaalquāto cagioneuole della per ſona, fu ordinato che la giouane accōpe gnata da due zie di lei,a quel loco del pa dre, che hauemo nominato, poco fuori della citta andare doueſſe,al che ella niu na reſiſtentia fece, & andoui. Oue credendo chel padre coſi all’improuiſo l’haueſſe fatta andare per darla di ſubito in mano al ſecōdo ſpoſo, & hauēdo ſeco portata la poluere chel frate le diede,la la notte vicina alle quatro hore chiama ta vna ſua fante, che ſeco alleuata s’era, & che quaſi come ſorella tenea; & fatta- ſi dare una coppa d’acqua fredda,dicen do che per gli cibi della ſera auāti ſete ſo ſtenea, & poſtole dētro la virtuoſiſſima poluere tutta la ſi bebbe,& dapoi in pre ſenza della fante|& d’una ſua zia, che cō eſſa lei ſuegliata s’era, diſſe, Mio pa dre per certo contra mio volere nō mi dara marito s’io potro. Le dōne che di groſſa paſta erano; anchora che uedu to l’haueſſero bere la poluere; laquale per rifreſcarſi ella dicea porre nellacqua & vdite queſte parole non percio le inte ſero, o ſoſpicorno alcuna coſa; & torna rono a dormire. La Giulietta ſpento il lume & partita la fante fingendo di leuare ᵱ alcuna opportunita naturale; del letto ſi leuo, & tutta de ſuoi panni ſi riueſti, & tornata nel letto , come s’ha ueſſe creduto morire coſi compoſe ſo- pra quello il corpo ſuo meglio che ella ſeppe , & le mani ſopra il ſuo bel petto poſte in croce aſpettaua chel beuerag= gio operaſſe:ilquale poco oltra adue ho re ſtette a renderla come morta. Ve- nuta la mattina il ſole gran pezza ſalito eſſendo, fu la giouane nella guiſa , che detto u’ho ſopra il ſuo letto ritrouata ; & eſſendo uoluta ſuegliare ma nō ſi po- tendo,& gia quaſi tutta fredda trouata la ricordandoſi la zia & la fante dell’ac- qua & della poluere che la notte beuuta hauea,& delle parole da leiragiōate :& piu vedēdola eſſerſi ueſtita,& da ſeſteſſa ſopra il letto a q̃l modo raccōcia,la pol- uere ueleno, & lei morta ſanza alcū dub bio giudicarono. Il rumore tra le donne ſi leuo grandiſſimo, & il pianto, maſſimamēte ᵱla ſua fante, laqual ſpeſ- ſo per nome chiamandola dicea. O Madonna q̃ſto e quello, che diceuate. Mio padre cōtra mia uoglia nō mi ma= ritara. Voi mi dimādaſte con ingāno la fredda acqua,laq̃le lavoſtra dura mor te a me triſta apparecchiaua. O mi= ſera me di cui prima mi dolero? della morte|o di me ſteſſa? Deh ᵱche ſprez zaſte morēdo la cōpagnia d’una uoſtra ſerua;laquale uiuēdo coſi cara moſtraſte d’hauere,che coſi com’io ſemṕ con uoi uolentieri uiuuta ſono , coſi anco volen tieri cō voi morta ſarei. O Madōna io con le mie mani l’acqua vi portai, ac- cio ch’io miſera me| foſſi in queſta guiſa da uoi abbandonata. Io ſola & uoi & me il uoſtro padre & la uoſtra madre ad un tratto hauero morto. Et coſi dicēdo ſalita ſopra il letto la come mor ta giouane ſtretta abbracciaua. M. Antonio, il quale non lōtano il rumore vdito hauea:tutto tramante nella came ra della figliola corſe, & uedutala ſopra il letto ſtare,& inteſo cio che la notte be uuto, & detto hauea, quātunque morta la ſtimaſſe , pur a ſua ſatiſfattione ṕſta mēte per uno ſuo medico che molto dot to & prarico reputaua, a V erona man do. Il quale uenuto, & ueduta, & al quāto tocca la giouane diſſe lei eſſer gia ſei hore per lo beuuto veleno di q̃ſta uita paſſata,ilche uedēdo il triſto padre in di rottiſſimo piāto entro, La meſta nouel la all’ifelice madre in poco ſpacio diboc ca in bocca peruenne. La quale de o= gni calore abbādonata come morta ca- de, & riſentita con vn femminile grido quaſi fuori del ſenno diuenuta tutta ᵱ= cotendoſi chiamādo per nome l’amata figliola;empia di lamēti il cielo dicēd o Io ti ueggio o mia figliuola ſola requie della mia uecchiezza: & come me hai ſi crudele potuto laſciare ſanza dar mo= do alla tua miſera madre di udire le ulti me tue parole? almen fuſs’io ſtata a ſer- rare e tuoi begli occhi, & lauare il pre= cioſo tuo corpo, come poi farmi inten dere queſto di te? O cariſſime donne che a me preſenti ſete, aitatemi morire & ſe in uoi alcuna pieta uiue , le uoſtre mani (ſe tal officio ui ſi conuiene) pri= ma chal mio dolore; mi ſpēgano. Et tu gran padre del cielo,poi che ſi toſto come uorei,nō poſſo morire cō la tua ſa etta togli me, ame ſteſſa odioſa. Coſi eſſēdo d’alcuna dōna ſolleuata, & ſopra il ſuo letto poſta, & da altre con aſſai pa role cōfortata non reſtaua di piāgere & dolerſi. Dapoi tolta la giouane dal loco, oue ella era , & a V erona portata con exequie grādi & horreuoliſſime da tutti e ſuoi parenti & amici piāta nella detta arca nel cimiterio di ſanto Fran= ceſco per morta fu ſepolta. Hauea frate Lorēzo, ilq̃le per alcuna biſogna del Monaſterio poco fuori della citta e- ra andato. la lettera della Giulietta, che a Romeo douea madare, data ad un fra te, che a Mātoua andaua, il quale giúto nella citta,& eſſendo due o tre uolte ala caſa di Romeo ſtato,ne per ſua gran ſcia gura trouatolo mai in caſa, & non uolē do la lCheck-out:ttera ad altri, che a lui ¸pprio da re,anchora in mano lhaueua,quādo Pie tro credēdo morta la ſua madonna qua ſi diſperato nō trouādo frate Lorēzo in Verona, dilibero di portarCheck-out: egli ſteſſo a Romeo coſi fatta nouella quāto la mor te della ſua dōna penſaua ch’eſſergli do ueſſe: perche tornato la ſera fuori della terra alloco del ſuo patrone la notte ſe- guēte ſi uerſo Mantoua camino; che la mattina per tēpo vi gionſe. Et troua to Romeo, che anchora dal frate la let= tera della dōna riceuuta nōhauea, pian gendo gli racconto, come la Giulietta morta hauea ueduto ſepellire, & cio che perlo a dietro ella hauea| & fatto|& det- to| tutto gli racconto. Ilquale que ſto udēdo pallido & come morto diuCheck-out:n uto, tirata fuori la ſpada ſi uolſe ferire per ucciderſi : pure da molti ritenuto diſſe. La vita mia in ogni modo piu molta longa eſſere nō puote,poſcia che la propria vita e morta. O Giulietta mia , Io ſolo ſono ſtato della tua morte cagione, perche ( come ſcriſſi ) a leuar ti dal padre non uenni, tu per nō abban donarmi morire voleſti. Et io per te- ma della morte uiuero ſolo? Queſto non fie mai, & a Pietro riuolto donato gli un bruno ueſtimēto ch’egli indoſſo hauea diſſe, Vattene Pietro mio. Quindi partito & Romeo ſolo ſerratoſi ogn’altra coſa men triſta;che la uita pa rendogli; quella che di lui ſteſſofare do= ueſſe, molto penſo. Et alla fine come cōtadino, veſtitoſi; & una guaſtadetta di acqua di ſerpe, che di buon tēpo in vna ſua caſſa; per q̈lche ſuo biſognio ſerba- to hauea: tolta, & nella manica meſſala ſi a venir uerſo V erona ſi miſſe : tra ſe pēſando ouer ᵱ mano della Giuſtitia (ſe trouato fuſſe) rimaner della uita priua- to: ouero nell’arca: la quale molto ben ſapea dou’era con la ſua donna rinchiu- derſi:& iui morire. A queſto vltimo penſiero ſi gli fu la forruna fauoreuole che la ſera del di ſeguente che la donna era ſtata ſepellita in V erona , ſenza eſ= ſer da perſona conoſciuto entro,& aſpet tata la notte; & gia ſentēdo ogni parte di ſilētio piena uerſo il luogo di frati mi nori oue l’archa era ſi riduſſe. Era que ſta chieſa nella cittadella, oue queſti fra ti in quel tēpo ſtauano; & auenga che da poi nō ſo come laſſādola veniſſero aſtare nel borgo di ſan Zeno,nel luogo c’ho ra ſanto Bernardino ſi noma, pure fu el- la dal ¸pprio ſanto Frāceſco gia habita ta preſſo le mura della quale dal cāto di fuori erano allhora appoggiati certi a= nelli di pietra,come in molti luoghi fuo ri delle chieſe veggiamo, Vno de qua- li anticha ſepoltura de tutti e Capelletti era; & nelquale la bella giouāe ſi ſtaua. A queſto accoſtatoſſi Romeo, cħ forſe verſo le q̃tro hore potea eſſere, & come huomo di grā nerbo ch’egli era, per for za il coperchio leuatogli, & con certi le gni che ſeco portati hauea in modo pon tellato hauendolo , che contra ſua uo= glia chiuder non ſi potea,dentro vi en= tro, & lo rinchiuſe. Hauea ſeco il ſuen turato giouane recata una lume orba per la ſua donna alquanto vedere, la= quale rinchiuſonella archa di ſubito ti= ro fuori , & aperſe. Et iui la ſua bella Giulietta tra oſſa & ſtrazzi di mol- ti morti ; come morta uide giacere, onde imantinente forte piagnendo co ſi comincio. Occhi ch’agli occhi mie foſte mētre cħ piaq𝖟 al cielo, chiare luci, O bocca da me mille volte ſi dolcemen te baſciata , o bel petto chel mio cuore in tāta letitia albergaſti, oue ciechi, mu ti; & freddi ui ritrouo? Come ſanza di voi veggio|parlo|o uiuo? o mi∮þa mia dō na oue ſei d’Amore condotta? il quale uuole, che poco ſpatio due triſti amāti, & ſpinga, & alberghi. Oyme queſto non mi ᵱmiſſe la ſperanza & quel diſio che del tuo amore prima mi acceſero. O ſuenturata mia uita a cħ piu ti reggi? Et coſi dicēdo gliocchi, la bocca, el pet- to le baſciaua ogn’hora in maggior piā- to abōdando: nelqual dicea. O mura che ſopra a me ſtate,perche adoſſo di me cadendo non fatte anchor piu breue la mia uita? Ma percio che la morte in libertate di ogn’uno ſi uede,uiliſſima co ſa per certo e diſiarla,& non ṕnderla. Et coſi lāpolla che con lacqua velenoſis ſima nela manica hauea, tirata fuori par lando ſegui. Io nō ſo qual deſtino ſo pra gli miei nemici &da me morti nello ſepulcro a morire mi cōduca,ma poſcia che o anima mia preſſo alla dōna noſtra coſi gioua il morire, hora moriamo: Et poſtaſi a bocca la cruda acqua nelſuo ventre tutta la riceuete Dapoi preſa l’amata giouane nelle braccia forte ſtri- ngēdola dicea. O bel corpo ultimo ter mine di ogni mio deſio ſalcū ſentimēto dopo il partir dellaia ti e reſtato;o ſi ella il mio crudo morire uede , ṕgo che non li diſpiaccia, che nō hauendo io teco po tuto lieto & paleſe uiuere, almē ſecreto & meſto io mora & molto ſtretta tenen dola la morte aſpettaua. Gia era giū ta lhora chel calor della giouane la fred- da & potēte virtu della poluere doueſſe hauer eſtinta, & ella ſuegliarſi. Perche ſtretta & dimenata da Romeo nelle ſue braccia ſi deſto, & riſentita doppo vn gran ſoſpiro diſſe. Oyme oue ſono? che mi ſtrigne?miſera me chimi baſcia? & credēdo che queſto frate Lorenzo fuſ ſe, grido. A q̃ſto modo Frate ſerbate la fede a Romeo? aq̃ſto modo mi cōdu- cerete ſicura? Romeo la donna uiua ſentendo ſi marauiglio forte, & forſe di PigmaleonCheck-out: ricordādoſi diſſe, Non mi conoſcete o dolce dōna mia? nō ue= deteche io iltriſto ſpoſo uoſtro ſono per morire appo uoi da Mātoua qui ſolo & ſecreto uenuto? La Giulietta nel mo nimento uedēdoſi,& in braccio ad uno che dicea eſſere Romeo, ſentēdoſi, qua- ſi fuori di ſe ſteſſa era,& daſſe alquāto ſo ſpintolo, & nel uiſo guatatolo mille ba- ſci gli dono, & diſſe. Qual ſciochez- za ui fece qua entro & con tāto pericolo entrare? non ui baſtaua per le mie lette re hauere inteſo, come io con lo aiuto di frate Lorenzo fingere morta mi do= uea, & che di breue ſarei ſtata con uoi? All’hora il triſto giouane accorto del ſuo gran fallo,incomincio. O miſeriſ ſima mia ſorte, o sfortunato Romeo o uia piu detutti altri amāti doloroſiſſimo, Io di cio uoſtre lettere nō hebbi,& qui le racōto come Pietro la ſua non uera mor te per uera gli diſſe, onde credēdola mor ta hauea perfarle cōpagnia iui preſſolei tolto il ueleno,ilquale come acutiſſimo ſentia, che per tutte le mēbra la morte gli cominciaua mādare. La ſuentura- ta fanciulla queſto udendo ſi dal dolore vinta reſto; che altro cħ le belle ſue chio me & lo innocēte petto batterſi & ſtra- tiarſi fare non ſapea, & a Romeo; che gia reſupino giacea, baſciādolo ſpeſſo un mare delle ſue lachrime gli ſpargea ſopra, & eſſendo piu pallida che la la ce nere diuenuta tutta tremante diſſe. Dunque nella mia ṕſenza & per mia ca gione douete Signor mio morire? & il Cielo concēdera che dopo uoi,benche poco io uiua, miſera me almeno a uoi la mia uita poteſſi donare, & ſola morire. Alla quale il giouane con uoce lāguida riſpoſe. Se la mia fede, e’l mio amore mai caro ui fu uiua ſpeme mia, per q̃llo ui ṕgo, che dopo me non ui ſpiaccia la vita ſenon per altra cagione almen per poter pēſare di cui della uoſtra bellezza tutto ardēte dināzi a i bCheck-out:i uoſtri occchi ſi more. A queſto riſpoſe la donna; Se uoi per la mia finta morte morite; che debb’io per la uoſtra nō finta fare? Dogliomi ſolo che dināzi a uoi nō hab bia il modo di morire,& a meſteſſa,per- cioche tāto uiuo, odio porto: Ma io ſpero ben che nō paſſera molto,che co- me ſon ſtata cagione; coſi ſaro della uo- ſtra morte cōpagna, & con gran fatica queſte parole finite tramortita cade, & riſentitaſi andaua dapoi miſeramente con la bella bocca gli eſtremi ſpirti del ſuo caro amante raccogliendo, il quale uerſo il ſuo fine agran paſſo caminaua. In queſto tēpo frate Lorenzo inteſo co me & quādo la giouanela poluere beuu ta haueſſe, & che per morta era ſtata ſe= pellita, & ſapēdo il termine eſſer giūto, nel quale la detta poluere la ſua uirtu fi nia; preſo uno ſuo fidato cōpagno for- ſe un’hora innāti il giorno all’archa uē- ne. Alla quale giugnendo, & ella pia gnere & dolerſi udendo, per la feſſa del coperchio mirando; & un lume dentro uedendoui merauigliatoſi forte penſo che la giouane a qualche guiſa la lucer- na con eſſalei iui entro portata haueſſe, & che ſuegliata per tema di alcun mor- to, o forſe di non ſtar ſemṕ in quel loco rinchiuſa;ſi rimaricaſſe & piāgeſſe in tal modo: & con l’aita del cōpagno preſta- mēte aperta la ſepoltura uide la Giuliet ta, la quale tutta ſcapigliata & dolente s’era in ſedere leuata & il quaſi morto Amante nel ſuo grēbo recato ſ’hauea, allaquale egli diſſe. Dunque temeui figliola mia ch’io qui dentro ti laſciaſſe morire? Et ella il frate vdēdo, & il piā- to raddoppiādo riſpoſe. Anzi temo io, che voi con la mia vita me ne trag- giate, Deh pCheck-out:r la pieta di Dio riſerra te il ſepolchro, & andateuene in guiſa, ch’io mora; ouero porgetimi vn coltel lo, ch’io nel mio petto ferēdo di doglia mi traga. O Padre mio o padre mio ben mandaſte la lettera? Ben ſaro io maritata? Ben mi guidarete a Romeo. Vedetelo qui nel mio grembo gia mor to: & raccontādogli tutto il fatto a lui il moſtro. Frate Lorēzo queſte coſe ſentendo come inſenſato ſi ſtaua; & mi- rando il giouane:ilquale per paſſare diq̃ ſta allaltra uita era, coſi dicēdo. O Ro meo qual ſciagura mi t’ha tolto? parla- mi alquāto? drizza a me un poco gli oc chi tuoi? O Romeo uedi la tua cariſſi ma Giulietra che ti ṕga cħ la miri; ᵱche non riſpondi? almeno aldi, nel cui bel grēbo tu giacci? Romeo al caro no= me della ſua dōna alzo alq̃nto gli lāgui di occhi dalla vicina morte grauati, & uedutala gli richiuſe, & poco dapoi per le ſue mēbra la morte diſcorrēdo, tutto torgēdoſi fatto un bteue ſoſpiro ſi mo= ri. Morto nella guiſa; che diuiſato ui ho il miſero amāte dapoi molto pianto gia uicinādoſi il giorno diſſe il frate alla giouane. Et tu Giulietta che farai? La qual toſtamēte riſpoſe. Morromi qui entro. Come figlia mia diſs’egli nō dire q̃to;eſci pur fuori, che (q̃untunq𝖟 io nō ſappia che farmi dite) pur nō ti man chera il rinchiuderti in q̃lche ſanto Mo naſterio, & iui ṕgar ſempre Dio perte & per lomorto tuo ſpoſo,ſe biſogno n’ha. Alqual diſſe la dōna. Padre altro nō vi dimādo che q̃ſta gratia,la quale per lo amore, che voi alla felice memoria di co ſtui portaſte, & moſtrogli Romeo, mi fa rete uolētieri, & q̃ſto fia, di non far mai paleſe la noſtra morte,accio cħ gli noſtri corpi poſſano inſieme ſempre in q̃ſto ſe polchro ſtare: & ſe ᵱ caſo il morir noſtro ſi riſapeſſe, per lo gia detto amoȓ ui ṕgo cħ gli noſtri miſeri padri in nome de am bo noi uogliate ṕgare, che q̃lli gli quali amoȓ in vno iſteſſo foco, & ad vna iſteſ- ſa morte arſe & guido; nō ſia loro gra= ue in uno iſteſſo ſepolchro laſciare. Et uoltataſi al giacente corpo di Romeo , il cui capo ſopra uno origliere che con lei nell’archa era ſtato laſciato,poſto ha- uea gli occhi meglio rinchiuſi hauendo gli & di lachrime il freddo uolto bagnā do gli diſſe. Che debbio ſenza te in vi ta piu fare Signor mio ? & che altro mi reſta verſo te, ſenō con la mia morte ſe= guirti? niente altro certo . accio che da te dalqual ſolo la morte mi potea ſepa= rare , eſſa morte ſeparare non mi poſſa. Et detto q̃ſto la ſua gran ſciagura nell’a nimo recataſi & la ᵱdita del caro Aman te ricordandoſi diliberando di piu no vi ueȓ raccolto aſſe il fiato & alq̃to tenuto lo, & poſcia cōun gran grido fuori man dādo ſopra’l morto corpo morta ſi reſe. Frate Lorēzo dapoi che la giouane mor ta conobbe per molta pieta tutto ſtor= dito non ſapea egli ſteſſo cōſigliarſi; & inſieme col cōpagno dal doloȓ fino nel core paſſato ſopra emorti amāti piāgea Quādo ecco la famiglia del podeſta,cħ dietro alcủ ladro correa; vi ſopragiōſe, & trouatogli piāgere ſopra q̃ſto auello, nel q̃le una lucerna uedeano, q̈ſi tutti la, corſono: & tolti fra lor gli frati diſſero. Che fate qui Domini a queſta hora? fa reſte forſe qualche malia ſopra queſto ſe polchro? Frate lorēzo ueduti gli ufficia li, & uditigli , & riconoſciutogli , haria uoluto eſſere ſtato morto, pur diſſe loro Neſſuno di voi mi ſ’accoſti, percio chio uoſtro huomo non ſono, & ſe alcuna co ſa uolete, chiedetela di lōtano. Allho ra diſſe illoro capo. Noi uogliamo ſa pere, percħ coſi la ſepoltura de Capelet ti aperta habbiate,oue pur laltr’heri ſi ſe pelli una giouane loro, & ſe non che io conoſco uoi Frate Lorēzo huomo dibo na cōditione, io direi, che ſpogliare gli morti foſte qui venuti. Gli frati ſpen to il lume riſpoſero. Quel cħ noi fac ciamo,nō ſaperai,che a te di ſaperlo nō appartiene. Riſpoſe colui. Veroe, ma dirolo al ſignore. Alq̃le frate lorē zo per diſᵱatione fatto ſicuro ſoggiōſe. Di atua poſta,& ſerrata la ſepoltura co’l cōpagno entro nella chieſa Il giorno quaſi chiaro ſi moſtraua,quando e frati dalla sbiraglia ſi sbrigarono : onde di loro fu, che ſubito ad alcun de Cpellet- ti la nouella di q̃ſti frati raporto. Iqua li ſapēdo forſe ancho frate Lorēzo ami- co di Romeo, Furon ṕſto ināci al ſigno re ṕgādolo che per forza, ſenō altrimen ti voleſſe dal frate ſapere quello; che ne la loro ſepoltura cercaua. Il Signore poſte le guardie chel frate partire nō ſi poteſſe: mādo ᵱ lu , Il quale per forza venutogli dinanzi diſſe il ſignore. Che cercauate iſtamane nella ſepoltura de Capelletti? ditteloci che noi in ogni guiſa lo uogliamo ſapere. Alqual riſpo ſe il frate. Signor mio io il diro a uo= ſtra ſignoria molto volentieri. Io cō- feſſai gia uiuendo la figliuola di Meſſer Antonio Capelletti, che laltro giorno coſi ſtranamēte mori:& ᵱcio che molto come figliuola di ſpirito l’amai, nō alle ſue eſſequie eſſendomi potuto ritrouare era andato addirle ſopra certe ſorte di o rationi,lequali nuoue volte ſoura il mor to corpo dette liberano lanima dalle pe ne del Purgatorio: & ᵱcio che pochi le ſanno o queſte coſe intēdCheck-out:no, dicono e ſciocchi,ch’io per ſpogliar morti era iui andato. non ſo ſe io ſia q̃lche maſnadie ro da far queſte coſe: a me baſta queſta poca di cappa & q̃ſto cordone; ne darei di quāto theſoro hāno e viui un niente, nō che de pāni di due morti: male fanno chi mi biaſmano in q̃ſta guiſa. Il Si- gnore harria per poco q̃ſto creduto, ſe= nō che molti Frati, iquali male gli uolea no, intendēdo come frate lorēzo era ſta to trouato ſop̈ q̃lla ſepoltura la uolſero aprire, & aᵱtala;& il corpo del,morto a māte dētro trouatole di ſubito cō gran diſſimo rumore al ſignore; che anchora co’l frate parlaua;fu detto come nella ſe poltura de Capelletti, ſopra la q̃le il fra= te la notte fu colto , giacea morto Ro= meo Mōtecchi. Queſto parue a ciaſcu no q̃ſi ῑpoſſibile, & ſomma marauiglia a tutti apporto. Ilche vdēdo frate lo rēzo,& conoſcendo nō poter piu naſcō dere q̃llo,che diſiaua di celare:in genoc chioni dinazi al ſignore poſtoſi diſſe. Perdonatemi Signore mio ſe a uoſtra ſi gnoria la bugia di q̃llo, che ella m’ha ri chieſto diſſi, che cio non fu per malitia ne per guadagno alcuno, ma per ƥuare la¸pmeſſa fede adue miſeri & morti amā ti. Et coſi tutta la paſſata hiſtoria fu aſtretto preſenti molti raccōtargli. Bartholomeo dalla Scala queſto udēdo da gran pieta quaſi moſſo apiāgere uol ſe gli morti corpi egli ſteſſo uedere, & con grādiſſima quātita di popolo al ſe- polchro ſe n’ando : & tratto gli due A= manti,nella chieſa di ſanto Frā ceſco ſo pra due tapeti gli fe porre. In queſto tempo gli Padri loro nella detta chieſa uēnero,& ſopra loro morti figli piāgen do da doppia pieta uinti ( auegna che inimici fuſſero) s’abbracciorono, in mo do che la lōga nimiſta tra eſſi, & tra le lo ro caſe ſtata : & che ne prieghi d’amici, ne minaccie del Signore, ne danni rice uuti, ne il tēpo hauea potuto eſtingue= re,per la miſera & pietoſa morte di que ſti Amanti hebbe fine. Et ordinato un bel moniḿto, ſopra’l q̃le la cagione della lor morte i pochi giorni ſcolpita e- ra, gli due Amāti cō pōpa grādiſſima & ſolēne dal ſignore, & parēti, & da tutta la Citta piāti & accōpagnati ſepolti fu rono. Tal miſero fine hebbe lamoȓ di Romeo & Giulietta come vdito hauete, & come a me pellegrino da Verona rac coto. O fedel pieta che nelle dōne anti caḿte regnaui, oue hora ſe ita? in qual petto hoggi t’alberghi? Qual dōna fa- rebbe alṕſente come la fedel giulietta fe ce ſopra il ſuo Amāte morto? Quādo fie mai che di q̃ſta il bel nome dalle piu ᵱn te lígue celebrato non ſia? Quante ne ſariano hora, che non prima l’amāte morto veduto harebbono, che trouar- ne vn’altro ſi hariano penſato:non che elle gli fuſſero morte allato. cħs’io ueg gio, contr’ogni debito di ragione; ogni fede & ogni ben ſeruire obliādo alcune dōne quegli amāti,che gia piu cari heb- beno; nō morti ma alq̃to dalla fortuna ᵱcoſſi abbādonare. Che ſidee crede re cħ eſſe faceſſero dopo la loro morte. Miſeri gli Amanti di q̃ſta era, gli quali non poſſono ſperare ne per longa pro ua di fedel ſeruire,ne la morte per le lo= ro donne acquiſtando, che elle coneſſo loro moiano giamai , Anzi certi ſono di piu oltra a quelle eſſere cari , ſenon quanto alle loro biſogne gli poſſono gagliardamente operare. A B C D Q uaderni.
ℂQ ui Finiſſe lo infelice Innamo= ramento di Romeo Montecchi Et di Giulietta Capelletti. Stampato in la inclit ta citta di Venetia Per Benedetto de Bendoni.
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N EL TEMpo che Bartholo meo dalla Scala ſignore cor teſe & humaniſſimo il freno alla mia bella patria a ſua po ſta & ſtrignea & rallentaua, furono in lei, ſecondo chel mio patre dicea hauer udito due nobiliſſime famiglie per cōtraria fattio= ne, ouer particolar odio nemiche, l’una e Ca pelletti, laltra e Montecchi nominata. Di una dellequali ſi eſtima certo eſſer queſti, che in Vdene dimorano, cioe Meſſer Nicolo & M. Giouanni hora detti Monticoli di Ve= rona, per ſtrano caſo quinci uenuti ad habi= tare, benche poco altro di quel de gliantichi ſeco habbiamo in queſto loco recato, fuori che la lor corteſe gentilezza : & auegna che io alcune uecchie croniche leggēdo habbia queſte due famiglie trouato, che unite una ſteſſa parte ſoſteneano, nondimeno come io la udi, ſenza altrimenti mutarla a uoi la ſporro. Furono adundue come dico, in Verona ſotto il gia detto Signore le ſopra= dette nobiliſſime famiglie di ualoroſi huo= mini, & di ricchezza ugualmente dal cielo, dalla natura : & dalla fortuna dottate. tra le quali, come il piu delle uolte tra le gran ca ſe ſi uede, che la cagion ſi foſſe, crudeliſſima nimiſta regnaua. per la quale gia piu huomi ni erano, coſi dalluna come dallaltra parte morti, in guiſa che ſi per ſtanchezza, ſpeſſo per queſti caſi auiene, come ancho per le mi- nacie del Signore, ce cō ſpiacere grandiſ- ſimo le uedea nemiche, ſeran ritratte di piu farſi diſpiacere, & ſenza altra pace col tem= po in modo dimeſticate : che gran parte de gli loro huomini inſieme parlauano. Eſſendo coſi coſtoro quaſi pacificati, auien ne un Carneuale che in caſa di M. Antonio Capelletti hnomo feſtoſo & giocōdiſſimo, il quale primo della famiglia era, molte feſte ſi fecero, & di giorno & di notte, oue quaſi tutta la citta concorreua: ad una delle quali una notte: com’e degliamanti coſtume:che le lor donne : ſi coem co’l cuore: coſi ancho co’l corpo: pur che poſſano: ouunque uan= no: ſeguono: uno giouane delli Montecchi la ſua donna ſeguendo: ſi conduſſe: Era coſtui giouane molto & belliſſimo: grande della perſona:leggiadro & accoſtumato aſ= ſai: pche trattaſi la maſchera: come ogn’al= tro facea: & in habito di nimpha trouando- ſi: non fu occhio ch’a rimirarlo non uolgeſ- ſeſi per la ſua bellezza: che quella d’ogni dō- na auanzaua: che iui foſſe:agguagliaua:co= me per marauiglia che in quella caſa: maſſi= mamēte la notte: foſſe uenuto : ma con piu efficatia, che ad alcun altro:ad una figliuola del detto M.Antonio uenne ueduto:che e= gli ſola hauea. laquale di ſopranaturale bel lezza & baldanzoſa & leggiadriſſima era. Queſta ueduto il giouane con tanta forza nell’animo e laſua bellezza riceuete:che al pri mo incontro deloro occhi di piu non eſſe= re di lei ſteſſa le parue. Stauaſi coſtui in ri poſta parte della feſta con poca baldāza tut to ſolo:&rade uolte in ballo, o in parlamen to alcuno ſi tramettea:come quegli che d’a= more iui guidato con molto ſoſpetto uiſta ua. ilche alla giouane forte dolea : percio= che piaceuoliſſimo udiua che egli era:& gio coſo. Et paſſando la mezza notte: & il fine del fCheck-out:ſteggiare uenendo il ballo del torchio o del capello:come dire lo uogliamo : &che anchora nel fine delle feſte ueggiamo uſarſi, s’incomincio: Nel quale in cerchio ſtan= doſi lhuomo la donna : & la donna lhuomo a ſua uoglia permutandoſi: piglia. In que= ſta danza d’alcuna donna fu il giouane leua= to:& a caſo appreſſo la gia innamorata fan ciull poſto. Era dallaltro canto di lei un nobilegiouane Marcuccio Guertio nomi= nato: il quale per nature coſi il luglio come il genaio le mani ſemṕ freddiſſime hauea. Perche giunto Romeo Montecchi: che co ſi era il giouane chiamato al manco lato de la donna: & come in tal ballo s’uſa la bella ſua mano in mano preſa, diſſe a lui quaſi ſu= bito la giouane forſe uaga d’udirlo fauella= re. Benedetta la uoſtra uenuta qui preſſo me M.Romeo. Allaquale il giouane,che gia del ſuo mirare accorto s’era, marauiglia to del parlar di coſtei diſſe. come benedet= ta la mia uenuta? Et ella riſpoſe, ſi benedet to il uoſtro uenire qui appo me: percioche uoi almanco queſta ſtanca mano calda mi terrete: onde Marcuccio la deſtra m’ag= ghiaua. Coſtui preſo al quanto d’ardire ſe gui. Se io a uoicon la mia mano la uoſtra riſcaldo,uoico begliocchi il mio core accen dete. La dōna dopo un breue ſorriſo ſchi fando d’eſſere con lui ueduta, o udita ragio nare anchora gli diſſe. Io ui giuro Romeo per mia fe,che non e qui donna,laquale(co- me uoi ſiete ) a gliocchi mei bella paia. Allaquale il giouane gia tutto di lei acceſo riſpoſe. Qual io mi ſia ſaro alla uoſtra bel tade (s’a quella non ſpiacera) fedel ſeruo. Laſſato poco dopo il feſteggiare, & torna= to Romeo alla ſua caſa cōſiderata la crudel tade della prima ſua dōna, che di molto lan- guire poca mercede gli daua: dilibero (quan do a lei foſſe agrado) a coſtei ( quantunque de ſuoi nemici foſſe)tutto donarſi. Dallal tro canto la gouane poco ad altro ch’a lui ſolo penſando: dopo molti ſoſpiri tra ſe iſti- mo lei douere ſempre felice eſſere, ſe coſtui per ſpoſo hauere poteſſe:ma per la nimiſta, che tra luna & laltra caſa era, cō molto timo re poco ſpeme di giugnere a ſi lieto grado te nea. Onde fra due penſieri di continuo uiuendo a ſeſteſſa piu uolte diſſe. O ſcioc ca me a q̃luaghezza milaſcio io in coſiſtra= no labiritho guidare? oue ſenza ſcorta reſtā do uſcire a mia poſta non ne potro. Gia che Romeo Montecchi non m’ama:percioche per la nimiſta, che ha co miei, altro che la mia uergogna non puo cercare : & poſto che per ſpoſa egli mi uoleſſe:il mio padre di darmegli non conſentirebbe giamai. Da- poi nellaltro penſiero uenendo dicea, chi ſa forſe che per meglio paceficarſi inſieme que ſte due caſe, che gia ſtanche & ſatie ſono di far tra lor guerra:mi porria anchor uenir fat to d’hauerlo in quella guiſa, che io lo diſio. Et in queſto fermataſi, comincio eſſergli d’al cun ſguardo corteſe. Acceſi dunque gli due amanti di ugual fuoco l’uno dellaltro il bel nome,& l’effigie nel petto ſcolpita por- tando: dier principio quādo in chieſa, quan do a qualche feneſtra a uagheggiarſi: in tan to che mai bene ne luno ne laltro hauea:ſe= non quāto ſi uedeano. & egli maſſimamen te ſi di uaghi coſtumi di lei acceſo ſi trouaua: che quaſi tutta la notte con grandiſſimo pe riculo della ſua uita dinanci alla caſa dell’a mata donna ſolo ſi ſtaua,& hora ſopra la fe neſtradlla ſua camera per forza tiratoſi, iui ſanza ch’ella| odaltri lo ſapeſſe,ad udire lo ſuo bel parlare ſi ſedea:& hora ſopra la ſtra da giacea. Auenne una notte,come amor uolſe: la Luna piu del ſolito rilucendo che mentre Romeo era per ſalire ſopra il detto Balchone:la giouane (o che cio a caſo foſſe, o che laltre ſere udito lhaueſſe) ad apriȓ quel la feneſtra uēne,& fattaſi fuori lo uide: ilqua le credendo,che non ella, ma qualch’altro il balchone apriſſe, nelombra d’alcun muro fuggire uolea: onde conoſciutolo & per no- me chiamatolo gli diſſe. Che fate qui a queſta hota coſi ſolo? & egli gia riconoſciu tola riſpoſe,quello ch’amor uuole. Et ſe uoi ui foſte colto diſſe la donna, non potre= ſte uoi morirci di leggiero? Madonna ri- ſpoſe Romeo ſi ben,che io ui potrei agCheck-out:uol mēte morire, & morrouici di certo una not te, ſe non m’aiutate: ma perche ſon ancho in ogni altro luogo coſi preſſo alla morte come qui, procaccio di morire piu uicino al la perſona uoſtra,che io mi poſſa: con laqua le di uiuere ſempre bramerei, quand’al cielo & a uoi ſola piaceſſe. Allequali parole la giouane riſpoſe: Da me non rimarra mai, che uoi meco honeſtamente non uiuiate: non reſtaſſe piu da uoi, o dalla nimiſta che tra la uoſtra & la mia caſa ueggio. A cui il giouane diſſe,uoi potete credere,che piu non ſi poſſa bramar coſa, di quel ch’io uoi di continuo bramo:& percio quando a uoi ſola piaccia d’eſſerecoſi mia, com’io d’eſſer uoſtro diſio, lo faro uolētieri: netemo ch’al cuno mi ui tolga giamai. Et detto queſto meſſo ordie di parlatſi un’altta notte cō piu ripoſo, ciaſcun dal loco ou’era ſi diparti. Dapoi andato il giouane piu uolte per par= larle,una ſera,che molta neue cadea, al diſia to loco la ritrouo, & diſſele. Deh perche mi fate coſi languire? non ui ſtrigne pie= ta di me, che tutte notti in coſi fatti tempi ſopra queſta ſtrada ui aſpetto? Alqualla donna diſſe, certo ſi che uoi mi fate pieta: ma che uoreſte ch’io faceſſi? ſe non pregar che uoi ue ne andaſte. Allaquale fu dal giouane riſpoſto, che uoi mi laſſaſte nella camera uoſtra entrare, oue potremo inſie me piu agiatamente parlare. Allhora la bella giouane quaſi ſdegnando diſſe. Ro meo io tanto ui amo,quanto ſi poſſa perſo- na lecitamente amare, & piu ui conciedo di quello,che alla mia honeſta ſi conuerria: & cio faccio d’amore co’l ualor uoſtro uinta. ma ſe uoi penſaſte o per longo uagheggiar= mi, o per altro modo piu oltra come inamo- rato dell’amor mio godere,queſto penſier la ſciate da parte, che alla fine in tutto uano lo trouarete. Et per non tenirui piu ne pe ricoli, ne quali ueggio eſſere la uita uoſtra uenendo ogni notte per queſte contrade,ui dico che quādo a uoi piaccia di accettarmi per uoſtra donna,che io ſon prōta a darme ui tutta: & con uoi in ogni luogo che ui ſia in piacere, ſenza alcun riſpetto uenire. Queſto ſolo bramo io diſſe l giouane, fac= ciaſi hora, facciaſi riſpoſe la dona:ma rein- tegraſi poi nella preſenza di frate Lorezo da ſan Franceſco mio confeſſore, ſe uolete che io in tutto& contenta mi ui dia. O diſſe a lei Romeo dunque frate Lorenzo da Reg= gio e q̃llo, che ogni ſecreto de cuor uoſtro ſa? Si diſs’Check-out:lla,& ſerbaſi per mia ſodisfat tione affar ogni noſtra coſa dinnāzi a lui. Et qui poſto diſcreto modo alle loro coſe lu no dallaltro ſi parti. Era queſto frate de l’ordine minore di oſſeruanza philoſopho grande, & iſperimentatore di molte coſe co ſi naturali come magiche,& in tanta ſtretta amiſta cō Romeo ſi trouaua, che la piu for- ſe in que tempi tra due in molti luoghi nō ſi ſaria trouata. Percioche uolendo il fra te ad un tratto &in buona oppenione del ſuo uolgo reſtare,& di qualche ſuo diletto godere gliera cōuenutto per forza d’alcun gētilhuomo della citta fidarſi: tra quali q̃ſto Romeo giouane|temuto| animoſo| & prudē te haueua eletto: & a lui il ſuo core, che a tut ti glialtri fingēdo tenea celato, nudo hauea ſcoperto. Perche trouato da Romeo li= beramente gli fu detto, come diſiaua d’haue re l’amata giouane per donna : & che inſie- me haueuano conſtituito lui ſolo douer eſſe re ſecreto teſtimonio del loro ſponſalitio, & poſcia mezzano a douer fare chel padre di lei a queſto daccordo conſentiſſe. Il frate di cio contēto fu, ſi perche a Romeo niuna coſa harria ſenza ſuo gran danno potuta ne gare,ſi ancho perche penſaua, che forſe an= chora per mezzo ſuo ſaria queſta coſa ſucce duta in bene, ilche di molto honore gli ſa= ria ſtato preſſo il ſignore, & ogn’altro ch’a ueſſe diſiato queſte due caſe ueder in pace. Et eēndo la Quareſima,la giouane un gior no fingendo di uolerſi cōfeſſare al monaſte= rio di ſanto Franceſco andata, & in uno di que confeſſori, che tali frati uſano, entrata, fece frate Lorenzo dimandare. Il quale iui ſentendola per didentro al conuento inſie= me con Romeo nel medeſimo cōfeſſoro en- trato & ſerrato l’uſcio, una lama di ferro tut ta forata, che tra la giouane & eſſi era, leua ta uia diſſe a lei. Io ui ſoglio ſampre uedere uolētieri figliuola, ma hora piu che mai qui cara mi ſiete. S’e coſi chel mio M. Ro= meo per uoſtro marito uogliate. Alqual ella riſpoſe, Niuna altra coſa maggiormen te diſio, che d’eſſere legitimamente ſua: & percio ſono io qui dinanzi al conſpetto uo= ſtro uenuta, delquale molto mi fido: accio che uoi inſieme con idio a quello,che d’amo re aſtretta uengo affare, teſtimonio ſiate. Allhora in preſenza del frate, chel tutto in confeſſione diceua accettare, per parola di preſente Romeo la bella giouane ſpoſo. Et dato tra loro ordine d’eſſere la ſeguente notte inſieme, baſciataſi una ſola uolta dal frate ſi dipartirno. Ilquale rimeſſa nel mu ro la ſua grada ſi reſto ad altre dōne confeſ= ſare. Diuenuti gli due amanti nella gui ſa che udito hauete ſecretamente marito & moglie: piu notti delloro amore felicemen te goderono. aſpettando co’l tempo di trouar modo ᵱ lo qual il padre della donna ch’agli loro diſii eſſere cōtrario ſapeano, ſi poteſſe placare. Et coſi ſtando interuen ne che la fortuna d’ogni mondan diletto ne mica, non ſo qual maluagio ſeme ſpargen= do, fece tra le loro caſe la gia quaſi morta ni miſta riuerdire, in modo che le coſe ſotto ſo pra andando, ne Montecchi a Capelletti, ne Capelletti a Montecchi cedereuolendo nella uia del corſo s’attaccarono una uolta inſieme, oue cōbattendo Romeo,& alla ſua donna riſperto hauendo di percuotere alcu no della ſua caſa ſi guardaua , pur all fine ſendo molti di ſuoi feriti, & quaſi tutti della ſtrada cacciati uinto dalla ira ſopra Thebal do Capelletti corſo,chel piu fiero de ſuoi ne mici parea, di un colpo in terra morto lo di ſteſe: & gli altri che gia per la morte di co= ſtui erano ſmariti, in grandiſſima fuga riuol ſe. Era gia ſtato Romeo ueduto ferire The baldo in mō che lhomicidio celare nō ſi po= tea:Onde data la q̃rella dināzi al ſignoȓ cia ſcuno de Capelletti ſolaḿte ſopra Romeo gridaua:PCheck-out:rchCheck-out: dalla giuſtitia in ppCheck-out:tuo di Verona bādito fu. Hor di qual core, queſte coſe uedendo, la miſera giouane diueniſſe, ciaſcuna che ben ami, nCheck-out:l ſuo caſo ponendo ſi, il puo di leggieri conſiderare. Ella di continuo ſi forte piagnea, che niuńo la po= tea racconſolare:& tanto era piu accerbo il ſuo dolore, quanto meno con perſona alcu na il ſuo male ſcoprire oſaua. Dallaltra parte al giouane per lei ſola abbandonare il ᵱtirſi dalla ſua patria dolea,ne uolCheck-out:ndoſene per coſa alcuna partire ſenza torre da lei la= grimeuole combiato,& in caſa ſua andare non potendo, al frate ricorſe˙ Al quale ch’Check-out:lla uenire doueſſe per un ſeruo dCheck-out:l ſuo padre molto amico di Romeo fu fatto a ſa- pere. Et ella ui ſi riduſſe. Et andati a= mendue nel confeſſoro aſſai la loro ſciagu= ra inſieme pianſero. Pure alla fine diſs’el la a lui,che faro io ſanza di uoi? di piu uiue re nō mi da ilcuore, meglio fora, che io con uoi ouunque ue ne andaſte: mi ueniſſi. Io m’accorzaro queſte chiome: &come ſer uo ui uerro dietro :ne d’altro meglio o piu fedelmente:che da me potrete eſſer ſeruito. Non piaccia a Dio anima mia cara: che quā do meco uenire doueſte: in altra guiſa, che in luogo di mia Signora ui menaſſi, diſſe a lei Romeo. Ma perciocheſon certo, che le coſe non poſſono longamente in queſto modo ſtare, & che la pacetra noſtri habbia a ſeguire, onde anchora io la gratia del Si= gnore di leggieri impetrarei, intendo che uoi ſenza il mio corpo per alcun giorno ui reſtiate,che lanima mia con uoi dimora ſem pre. Et poſto che le coſe , ſecondo che io diuiſo, non ſuccedano,altro partito al ui= uer noſtro ſi prendera. Et queſto dilibera to tra loro abbracciatiſi mille uolte ciaſcun di loro piagnendo ſi diparti. La donna pregādolo aſſai, che piu uicino, ch’egli po- teſſe, le uoleſſe ſtare, & nō a Roma o Firen- ze, come detto hauea, andarſene. Indi a pochi giorni Romeo che nel monaſterio di frate Lorenzo era fin allhora ſtato naſcoſto ſi parti, & a Mātoua come morto ſi riduſſe: hauendo prima detto al ſeruo della donna, che cio che di lui dintorno al fatto di lei in caſa udiſſe, al frate faceſſe di ſubito intende re; & ogni coſa operaſſe di quello, che la giouane gli comandaua fedelmente, ſe il ri= manente del guiderdone promeſſogli diſia ua d’hauere. Partito di molti giorni Ro- meo & la giouane ſempre lachrimoſa mo= ſtrandoſi, ilche la ſua gran bellezza faceua manchare,la fu piu fiate dalla madre, che te neramente l’amaua, conluſingheuoli paro- le addimandata, onde queſto ſuo pianto deri uaſſe. Dicendo o figliola mia da me al pari della mia uita amata, qual doglia da po co in qua ti tormenta? ond’e che tu un bre ue ſpatio ſenza pianto non ſtai? ſe forſi alcu na coſa brami, falla a me ſola nota, che di tutto, che lecito ſia ti faro conſolata. Nondimeno ſempre deboli ragioni di tal pianto dalla giouane renduto gli furono. Onde penſandola madre,chCheck-out: in lei uiueſſe diſio d’h uCheck-out:r marito, il quale per uergogna o per tema tenuto celato il piāto generaſſe; un giorno credendo la ſalute della fioliola cercare, & la morte procacciandole co’l ma rito diſſe. MeſſCheck-out:r Anton o io ueggio gia molti giorni queſta noſtra fanciulla ſempre piagnere in modo ch’ella, come uoi potete uedere| quella,ch’Check-out:ſſer ſuole, piu non pare. Et auegna ch’io molto lhabbia della cagio ne del ſuo pianto eſſaminata, ond’egli uen= ga, da lei percio ritrare non poſſo; ne da che proceda ſapre io me ſteſſa dire; ſe forſe per uoglia di maritarſi,laqual come ſai e fanciulla, non oſaſſe far paleſe: cio aueniſſe. Onde prima, che piu ſi cōſumi:diria che fuſ- ſebono di darli marito, he ogni mō ella de ciotto anni q̃ſta ſanta Euphemia forni. Et le donne come queſti di molto trapaſſano, perdono piu toſto che auanzano della loro bellezza: oltra che Check-out:lle nō ſono mercatan= tia da tenire molto in caſa, quantunque io la noſtra in uCheck-out:runo atto ueramente non co= noſceſſi mai altro che honeſtiſſima. La dote ſo cħ hauetCheck-out: gia piu di prCheck-out:parata, ueg giamo dunque di darle condeceuole mari= to. Meſſer Antonio riſpoſe che ſaria be= ne il maritarla, & commēdo molto la figlio la, chCheck-out:hauendo queſto d ſio, uoleſſe prima tra ſeſtCheck-out:ſſaaffliggerſene,che a lui,o alla ma dre richieſta farne: Et fra pochi di comin= cio con uno di conti di Lodrone trattare le nozze; Et gia quaſi per cō hiuderle eſſen= do, la madre crCheck-out:dēdo alla figliuola grandiſ ſimo piacer fare le diſſe. Rallegrati hog- gimai figliuola mia, che fra pochi giorni ſa- rai ad un gran gentilhuomo degnamente maritata, & ceſſara la cagione del tuo gran pianto,laquale auenga che tu non m’habbi uoluto dire, pur per gratia di dio lho com= preſa, & ſi col tuo padre ho operato, che ſa- rai compiaciuta. Allequali parole la bel= la giouane non puote ritenere il pianto : Onde la madre a lei diſſe, credi ch’io ti dica bugia? non paſſarāno otto giorni che tu ſa rai d’un bel donzCheck-out:llo della caſa di Lodrone moglie. La giouane a queſte parole piu forte raddoppiaua il pianto; Perche la ma dre luſingandola diſſe, Dunque figliuola mia non ne ſerai contenta? Allaquale el= la riſpoſe, mai no madre che io non ne ſaro contenta. A queſto ſoggionſe la madre, che uoreſte adunquqe? dillo a me, che ad o= gni coſa per te diſpoſta ſono. Diſſe allho ra la giouane morir uorei, non altro. In queſto madonna Giouanna, che tal nome hauea la madre,laqual ſauia dōna era,com= preſe la figliola d’amore eſſere acceſa: & ri= ſpoſtole non ſo che, da lei ſi ſeparo. Et la ſera uenuto il marito gli narro cio che la fi= gliuola piangēdo riſpoſto le hauea. IlchCheck-out: molto gli ſpiacque, & penſo che foſſe bēfat to, prima che piu innāzi le nozze di lei ſi trat taſſero; accioche in qualche uergogna non ſi cadeſſe,d’intēdere d’intorno a queſto qual foſſe la oppenioneſua. Et fattalaſi un giorno uenire innāzi le diſſe, Giulietta, che coſi era della giouane il nome, Io ſono per nobilmente maritarti, non ne ſarai cōten ta figliuola? Alquale la giouane alquan= to dopo il dire di lui taciutaſi, riſpoſe, Pa dre mio no,che io non ſaro cōtenta. Co= me uoi donque nelle Monache entrare? diſ- ſe il padre. Et ella meſſere non ſo; & con le parole lelachrime ad un tēpo mando fuo ri. Allaquale il padre diſſe, queſto ſo che non uuoi: donate dunque pace ch’io inten- do d’hauerti in un di conti di Lodrone mari tata. Alquale la giouane forte piangēdo riſpoſe, queſto non fie mai. Allhora M. Antonio molto turbato ſopra la perſona aſſai le minaccio, ſe al ſuo uolere ardiſſe mai piu di cōtradire; & oltra queſto ſe la cagio= ne del ſuo pianto non facea manifeſta. Et non potendo da lei altro che lachrime ri= trare, oltra modo ſcontento con madonna Giouanna la laſcio, ne doue la figliuola l’a= nimo haueſſe,accorgerſi poteo. Hauea la giouane al ſeruo,che co’ ſuo padre ſtaua, ilquale del ſuo amore cōſapeuole era, & Pie tro haueua nome, cio che la matre le diſſe’ tutto ridiſſe; & in ṕſentia di lui giurato, che ella anz’il ueleno uoluntariamēte beueria, che prender mai, anchor che la poteſſe, al= tr che Romeo per marito. Diche Pietro particol rmente ſecōdo lordine per uia del frate n,hauea Romeo auiſato, & egli alla Giulietta ſcritto, che per coſa niuna al ſuo maritare non conſentiſſe; & meno il loro a= more faceſſe aperto, che ſCheck-out:nza alcũ dubbio fra otto o dieci giorni egli prenderia modo dileuarla di caſa del padre. Ma non po= tendo M. Antonio & Madōna Giouanna inſieme ne per luſioghe, ne per minaccie da la loro figliuola la cagione perche nō ſi uo= leſſe maritare, intendere, ne per altro ſentie ro trouando di cui ella innamorata foſſe, & hauendole piu fiate madonna Giouāna det to. Vedi figliuola mia dolciſſima non piagnerehoramai piu, che marito a tua po- ſta ti ſi dara, ſe quaſi uno de Montecchi uo- leſti, ilche ſon certa che non uorai. Et la Giulietta mai altro che ſoſpiri & piāto non le riſpondendo in maggiore ſoſpetto entra nti deliberorno di conch udere piu toſto che ſi poteſſe le nozze, che tra lei & il ContCheck-out: of Lodrone trattate hauea. Il che intend n do la giouane doloroſiſſima ſopramodo ne diuenne; ne ſapendo che ſi fare la morte mil le uolte al giorno diſiaua: pur di far inten= dere il dolore a frate Lorēzo fra ſe ſteſſa dili- bero come a perſona,nella quale dopo Ro meo, piu che in altra ſperaua; & che dal ſuo amante hauea udito che molte gran coſe ſa- pea fare. Onde a madonna Giouanna un giorno diſſe, Mia madre nō uoglio che uoi marauiglia prēdiatCheck-out:, ſeiola agione del mio pianto non ui dico, percioche io ſteſſa non la ſo; ma ſolamente di continuo in me ſento una ſi fatta maninconia, che non che l’altrui, ma la propria uita noioſa mi rende: ne onde cio m’auenga,ſo tra me penſare| ne che a uoi, o al padre mio dirlo: ſe da qualche peccato commeſſo, che io non mi ricordaſ= ſe, queſto non maueniſſe : & perche la paſſa ta confeſſione molto mi giouo, io uorei pia- cendo a uoi racconfeſſarmi, accioche que= ſta Paſqua di Magio ch’e uicina, poteſſi in rimedio di mei dolori riceuer la ſoaue medi cina del ſaciato corpo del noſtro S gnore. A cui madonna Giouanna diſſe, ch’era con tenta. Et indi in due giorni menatala a ſan Franceſco dinanzi a frate Lorēzo la po ſe. Ilquale prima molto pregato hauea, che la cagione del ſuo pianto nella confeſ= ſione cercaſſe d’intendere. La giouane, come la madre de ſe allargata uide, coſi di ſubito cō meſta uoce al frate tutto il ſuo af= fanno racconto, & per l’amore & cariſſima amiſta, che tra lui & Romeo ella ſapea ch’e ra :lo prego: ch’a queſto ſuo maggior biſ= ogno aita porgere le uoleſſe. Allaquale il frate diſſe, che poſſo io fare figliuola mia in queſto caſo? tanta nimiſta tra la tua caſa & quella del tuo marito eſſendo. Diſſe a lui la meſta giouane: Padre io ſo che ſapete aſſai coſe rare, & a mille guiſe me potete ai- tare, ſe ui piace: ma ſe alto bene fare non mi uolete, concedetemi almeno queſto. Io ſento preparare le mie nozze ad un pala= gio di mio padre, ilquale fuori di queſta ter- ra da due miglia ueſo Mantoua e, oue mena re mi debbono, accio ch’io men baldezza di rifiutare il nuouo marito habbia: & la doue non prima ſaro, che colui che ſpoſare mi de- ue, giugnera, datemi tanto ueleno, che in un ponto poſſa meda tal doglia, & Romeo da tanta uergogna liberare: ſenon cō mag gior mio incarico & ſuo dolore un coltello in me ſteſſa ſanguinero. Frate Lorenzo udendo l’animo di coſtei tale eſſere,& pēſan do egli quāto nelle mani di Romeo ancho.. foſſe, il qual ſenza dubbio nemico gli diuer= ria,ſe a queſto caſo non prouedeſſe, alla gio uane coſi diſſe. Vedi Giu ietta io confeſ- ſo (come ſai) la metta di queſta tCheck-out:rra, & in buon nome ſono appo ciaſcuno, ne teſta= mento o pace ueruna ſi fa,che io non c’intra uenga: perlaqualcoſa non uorei in qualche ſcandolo incorrCheck-out:re, o che s’intēdeſſCheck-out:, ch’io foſſe interuenuto in queſta coſa giamai per tutto l’oro del mōdo. pure perchCheck-out: io amo te, & Romeo inſieme, mi diſporro affar co- ſa, che mai per alcun altro non feci, ſi uCheck-out:ra= mēte che tu mi prometta di tenirmene ſeƜ- pre celato. Al quale la giouane riſpoſe, Padre datemi pure queſto uCheck-out:leno ſiucra= mente, che mai alcun altro che io lo ſapera. Et egli a lei. Veleno non ti daro io figliuo la, che troppo gran peccato ſeria, che tu co ſi giouanetta & bella moriſſi: ma quando ti dia il cuore di fare una coſa, che io ti diro, io mi uanto di guidarti ſicuramenta dinanzi al tuo Romeo. Tu ſai che l’arca de tuoi ca= pelletti fuori di queſta chieſa nel noſtro cimi tero e poſta, io ti daro una poluere, la qua- le tu beuendola per quarant’otto hore| o- uer poco piu o meno ti fara in guiſa dor= mire,che ogni huomo per gran medico ch’e gli ſia, non ti giudichera mai altro che mor ta. Tu ſerai ſenza alcun dubbio, come foſti di queſta uita paſſata, nella detta arca ſepellita, & io quando tempo ſie, ti uerro a cauar fuori, & terrotti nella mia cella, fin che al capitolo, che noi facciamo in Man= toua, io uada, che fie toſto; oue traueſtita nel noſtro habito al tuo marito ti menaro. Ma dimmi non temerai del corpo di The= baldo tuo cugino: che poco e: che iui entro fue ſepellito? La giouane gia tutta lieta diſſe. Padre ſe per tal uia peruenir doueſ- ſi a Romeo: ſenza tema ardirei di paſſare per l’inferno. Horſu dunque diſſe egli: poi che coſi ſei diſpoſta: ſon contento d’ai- tarti: ma prima che coſa alcuna ſi faceſſe: mi parria che di tua mano a Romeo la coſa tutta intiera tu ſcriueſti; accio ch’egli mor to credendoti: in qualche ſtrano caſo per diſperatione non incorreſi : pCheck-out:rche io ſo, chegli ſopramodo t’ama. Io ho ſempre frati: che uanno a Mantoua: ou’egli: come ſai: ſi ritroua. Fa che io haggia la lettera: che per fidato meſſo a lui la mandero. Et detto queſto il buon frate: ſenza’l mez= zo di quali niuna gran coſa a perfCheck-out:tto fine conducerſi uCheck-out:ggiamo: la giouane nel con= feſſoro laſciata alla ſua cella ricorſe, & ſubi= to a lCheck-out:i con uno picciolo uaſetto di poluere ritorno, & diſſe. Togli queſta polue, & quando ti parra nCheck-out:lle tre o nelle quatro ho- re di notte inſieme con acqua cruda ſanza tema la beuerai: che d’intorno le ſei comin ciara operare: & ſenza fallo il noſtro diſe= gno ci riuſcira: ma non ſcordare percio di mandarmi la lettera, che a RomCheck-out:o dei ſcri- uere, chCheck-out: importa aſſai. La Giulietta pre ſa la poluere Check-out:lla madre tutta lieta ritorno, & diſſele. Veramentemadonna che frate Lorenzo e il miglior confeſſore del mondo. Egli m’ha ſi racconfortata, che la paſſata tri ſtitia piu non mi ricordo. Madōna Gio uanna per l’allegrezza della figliola men tri ſta diuenuta riſpoſe,in buona hora figliuo- la mia, farai ch’anchor raccōſoli lui alle uol te con la noſtra elimoſina, che poueri frati ſono: & coſi parlando ſe ne uenero a caſa lo ro. Gia era dopo queſta confCheck-out:ſſione.fat ta tutta allegra la Giulietta, in modo che M.Antonio & Ma. Giouanna ogni ſoſpet to ch’ella fuſſe innamorata,haueano laſſa= to: & credeuano ch’ella per ſtrano & ma= ninconoſo accidente haueſſe gli pianti fat ti, & uolentieri lhariano laſſata coſi ſtare per allhora ſenza piu dire di darli marito. Ma tanto dentro in queſto fatto erano an= dati, che piu tornare a dietro ſenza incarico non ſe ne poteano. Onde uolēdo il con- te di Lodrone,ch’alcun ſuo la dōna uedeſſe, ſCheck-out:ndo madonna Giouanna alquanto cagio neuoledella perſona, fu ordinato che la gio uane accompagnata da due zie di lei, a quel loco del padre, che hauemo nominato, po co fuori della citta andar doueſſe,alche ella niuna reſiſtCheck-out:ntia fece,& andoui. Oue cre dCheck-out:ndo chel, padre coſi all’improuiſo lha= ueſſe fatta andare per darla di ſubito in ma- no al ſecondo ſpoſo, & hauendo ſeco porta ta la poluere chel frate le diede, la notte uici no alle quattr’hore chiamata una ſua fante, che ſeco alleuata s’era,& che quaſi come ſo- rella tenea; & fattaſi dare una coppa d’ac= qua fredda, dicendo che per gli cibi de la ſe ra auanti ſete ſoſtenea,& poſtole dentro la uirtuoſiſſima poluere tutta la ſi bebbe,& da poi in preſenza della fante| & d’una ſua zia, che con eſſa leiſuegliata s’era,diſſe, Mio padre per certo contra mio uolere non mi dara marito s’io potro. Le donne che di groſſa paſta erano,anchora che ueduto l’ha ueſſero bere la poluere,laquale per rifreſcar ſi ella dicea porre nellacqua,& udite q̃ſte pa role, non percio le inteſero,o ſoſpicorno al cuna coſa, & tornarono a dormire. La Giulietta ſpento il lume & partita la fante fingendo di leuare per alcuna opportunita naturale, del letto ſi leuo; & tutta de ſuoi panni ſi riueſti, & tornata nel letto, come s’haueſſe creduto morire, coſi compoſe ſo= pra quello il corpo ſuo meglio ch’ella ſeppe, & le mani ſopra il ſuo bel petto poſte in cro- ceaſpettaua chel beueraggio opCheck-out:raſſe: il= quale poco oltra a due hore ſtette a renderla come morta. Venuta la mattina il ſole gran pezza ſalito eſſendo, fu la giouane ne la guiſa, che dCheck-out:tto u’ho, ſopra il ſuo letto ri trouata; & eēndo uoluta ſuCheck-out:gliare ma non ſi potendo, & gia quaſi tutta fredda troua= tala, ricordandoſi la zia & la fante dell’ac= qua & della poluere che la notte beuuta ha- uea, & delle parole da lei ragionate: & piu uedēdola eſſerſi ueſtita, & da ſe ſteſſa ſopra il letto a quel modo racconcia,la poluCheck-out:re ue leno,&lei morta ſanza alcun dubbio giuof carono. Il rumore tra le donne ſi leuo grandiſſimo, & il pianto, maſſimamente per la ſua fante, la qualeſpeſſo ᵱ nome chia mandola dicea. O Madonna queſto e quello, che diceuate, Mio padre contra mia uoglia non mi maritara. Voi mi di= mandaſte con inganno la fredda acqua, la qualela uoſtra dura morte a me triſta appa= recchiaua. O miſera me di cui prima mi dolero? della morte|o di meſteſſa? Deh perche ſprezzaſte morendo la compagnia d’una uoſtra ſerua, la quale uiuendo coſi ca ra moſtraſte d’hauere, che coſi com’io ſem= pre con uoi uolentieri uiuuta ſono, coſi an= cho uolētieri con uoi morta ſarei. O Ma- donna io con le mie mani l’acqua ui portai, accio che io miſera me| fosſi in queſta guiſa da uoi abbandonata. Io ſola & uoi & me il uoſtro padre & la uoſtra madrCheck-out: ad un trat to hauero morto. Et coſi dicendo ſalita ſopra il letto la comCheck-out: morta giouane ſtretta abbracciaua. MCheck-out:ſſer Antonio, il quale non lontano il rumore udito hauea: tutto tramante nella camera della figliuola corſe, & uedutala ſopra il letto ſtare, & inteſo cio che la notte beuuto, & detto hauea, quan tunque morta la ſtimaſſe, pur a ſua ſatisfat tione preſtamente per uno ſuo medico che molto dotto & pratico reputaua , a Vero= na mando. Il quale uenuto, & ued ta, & alquanto tocca la giouane diſſe lei eſſer gia ſei hore per lo beuuto ueleno di queſta uita paſſata, ilche uedendo il triſto padrein dirottiſſimo piāto entro. La meſta nouel la all’infelice madre in poco ſpacio di boc- ca in bocca peruenne. La quale dogni ca lore abbandonata come morta c dCheck-out:, & ri- ſentita con un femminile grido quaſi fuori d l ſenno diuenuta tutta percotendoſi chia mando per nome l’amata figliola, empia di lamenti il cielo dicendo. Io ti ueggio o mia figliola ſola requie della mia uecchuz- za: & come me hai o crudele potuto laſcia- re ſCheck-out:nza dar modo alla tua miſera madre di udire le ultime tue parole? almen fuſs’io ſta ta a ſerrare e tuoi begli occhi, & a lauare il precioſo tuo corpo, come poi farmi inten= dere queſto di te? O carisſime donne che a me preſenti ſete, aitatemi morire, & ſe in uoi alcuna pieta uiue, le uoſtre mani (ſe tal ufficio ui ſi conuiene) prima chal mio dolo- re, mi ſpengano. Et tu gran padre del cie lo, poi che ſi toſto, come uorei, non poſſo morire con la tua ſaetta togli me,a me ſteſſa odioſa. Coſi eſſendo d’alcuna dōna ſol leuata, &ſoprail ſuo letto poſta,&da altre con aſſai parole confortata non reſtaua di piangere & dolerſi. Dapoi tolta la gio- uane dal loco, oue ella era,& a Verona por tata con exequie grandi & horreuoliſſime da tutti e ſuoi parenti & amici pianta nella detta arca nel cimiterio di ſanto Franceſco per morta fu ſepolta. Hauea frate Lorē- zo, ilquale per alcuna biſogna del mona= ſterio poco fuori della citta era andato, la lettera della Giulietta, che a Romeo douea mandare, data ad un frate, che a Mantoua andaua, il quale giunto nella citta, & eſſen- do due| o tre uolte alla caſa di Romeo ſta= to, ne per ſua gran ſciagura trouatolo mai in caſa, & non uolēdo la lettera ad altri, che a lui proprio dare, anchora in mano lhaue= ua, quando Pietro credendo morta la ſua madonna quaſi diſperato non trouādo fra te Lorenzo in Verona, dilibero di portare egli ſteſſo a Romeo coſi fatta nouella quan to la morte della ſua dōna penſaua ch’eſſer gli doueſſe: perche tornato la ſera fuori de la terra al loco del ſuo patrone la notte ſe- guente ſi uerſo Mātoua camino, che la mat tina per tempo ui gionſe. Ettrouato Ro meo, che anchora dal frate la lettera della donna riceuuta non hanea, piangendo gli raccōto, come la Giulietta morta hauea ue duto ſepellire, & cio che perlo adietro ella hauea & fatto & detto, tutto gli racconto. Ilquale queſto udēdo pallido & come mor to diuenuto, tirata fuori la ſpadaſi uolſe fe rire per ucciderſi: pure da molti ritenuto diſſe. La uita mia in ogni modo piu molta lōga eſſere nō puote, poſcia che la ppria uita e morta. O Giulietta mia, Io ſolo ſono ſta to della tua morte cagione, perche ( come ſcriſſi) a leuarti dal padre non uenni, tu per non abbādonarmi morire uoleſti. Et io per tema della morteuiuero ſolo? Que- ſto non fie mai, & a Pietro riuolto donato- gli un bruno ueſtimento ch’egli indoſſo ha uea diſſe, Vatene Pietro mio. Quidi par tito & Romeo ſolo ſerratoſi ogn’altra coſa men triſta, che la uita parendogli, quello che di lui ſteſſo fare doueſſe, molto penſo. Et alla fine come cōtadino veſtitoſi, & una guaſtadetta d’acqua diſerpe, che di buon tempo in una ſua caſſa, per qualche ſuo bi= ſogno ſerbato hauea: tolta:& nella man ca meſſalaſi a uenir uerſo Verona ſi miſſe: tra ſe penſando ouer permano della giuſtitia (ſe trouato fuſſe) rimaner della uita priua= to: ouero nell’arca:la quale molto ben ſapea dou’era con la ſua donna rinchiuderſi:& iui morire. A queſto ultimo penſiero ſi gli fu la fortuna fauoreuole che la ſera del di ſe guente che la dōna era ſtata ſepellita in Ve= rona,ſenza eſſer da perſona conoſciuto en- tro, & aſpettata la notte, & gia ſentendo o= gni parte di ſilentio piena uerſo il luogo di frati minori oue l’arca era ſi riduſſe. Era queſta chieſa nella cittadella, oue queſti fra= ti in quel tempo ſtauano, & auenga che da= poi non ſo come laſſandola ueniſſero a ſta= re nel borgo di ſan Zeno,nel luogo c’hora ſanto Bernardino ſi noma, pure fu ella dal proprio ſanto Franceſco gia habitata, preſ ſo le mura della quale dal canto di fuori era no allhora appoggiati certi auelli di pietra, come in molti luoghi fuori delle chieſe ueg giamo, Vno de quali antica ſepotura de tut ti e Capelletti era;& nel quale la bella gio= uane ſi ſtaua. A q̃ſto accoſtataſi Romeo, che forſe uerſo le quattro hore potCheck-out:a eſſe= re, & come huomo di grā nerbo ch’egli era, per forza il coperchio lauatogli, & con cer- ti legni cħ ſeco portati hauea, in modo pon tellato hauendolo, che contra ſua uoglia chiuder non ſi potea; dentro ui entro, & lo rinchiuſe. Hauea ſeco il ſuenturato gio- uane recata una lume orba per la ſua donna alquanto uedere, laquale rinchiuſo nell,ar= ca di ſubito tiro fuori, & aperſe. Et iui la ſua bella Giulietta tra oſſa & ſtrazzi di molti morti, comemorta uide giacere;on de immantinenteforte piagnendo coſi co= mincio. Occhi ch’a gliocchi miei foſte mentre che piacque al cielo, chiare luci, O bocca da me mille uolte ſi dolcCheck-out:mēte ba- ſciata, o bel petto chel mio cuore in tanta le titia albergaſti, oue ciechi, muti, & freddi ui ritrouo? Come ſanza di uoi ueggio|parlo| o uiuo? o miſera mia donna oue ſei d’Amo re condotta? il quale uuole, che poco ſpa= tio due triſti amanti, & ſpinga, & alberghi. Oime queſto non mi promiſſe la ſperanza & quel diſio che del tuo amore prima mi ac- ceſero. O ſuenturata mia uita a che piu ti reggi? Et coſi dicendo gliocchi, la boc ca, el petto le baſciaua ogn’hora in mag= gior pianto abondando: nel qual dicea O mura che ſopra a me ſtate, perche adoſſo di me cadendo non fatte anchor piu brieue la mia uita? Ma pcio che la morte in liberta- te di ogn’uno ſi uede, uiliſſima coſa ᵱ certo e diſiarla, & nō ṕnderla. Et coſi l’āpolla che cō lacq̃ uelenoſiſſima nella manicahauea, ti rata fuori parlando ſegui. Io non ſo qual deſtĩo ſopra gli miei nemici & da me morti nelloro ſepulchro a moriremi conduca, ma poſcia che o anima mia preſſo alla Donna noſtra coſi gioua il morire, hora moriamo: Et poſtaſi a bocca la cruda acqua nel ſuo uentre tuta la riceuete: Dapoi preſa l’a= mata giouane nelle braccia forte ſtringen= dola dicea. O bCheck-out:l corpo ultimo termine di ogni mio deſio, ſ’alcun ſentimento do= po il partir dell’anima ti ereſtaro, o ſi ella il mio crudo morire uede,prego che non li diſ piaccia, che non hauendo io teco potuto lieto & paleſe uiuere, almen ſecrteo & me= ſto io mora; & molto ſtretta tenendola la morte āſpettaua. Gia era giunta lhora chel calor della giouane la fredda & potēte uirtu della poluere doueſſe hauer extinta, & ella ſuegliarſi. Perche ſtretta & dimena- ta da Romeo nelle ſue braccia ſi deſto, & ri ſentita dopo un gran ſoſpiro diſſe. Oim oue ſono? chi meſtrigne? miſera me chi me baſcia? & credēdo che queſto frate Lo renzo fuſſe, grido. A queſto modo Fra- te ſerbate la fede a Romeo? a queſto mo= do mi conducerete ſicura? Romeo la donna uiua ſentendo ſi marauiglio forte, & forſe di Pigmalione ricordandoſi diſſe, Non mi conoſcete o dolce donna mia? non uedete che io il triſto ſpoſo uoſtro ſono per morire appo uoi da Mantoua qui ſolo & ſe creto uenuto? La Giulietta nel moni= mento uedendoſi, & in braccio ad uno che dicea eſſere Romeo, ſentendoſi, quaſi fuo= ri di ſe ſteſſa era, & daſſe alquanto ſoſpinto lo, & nel uiſo guatatolo mille baſcigli do= no, & diſſe. Qual ſciochezzaui fece qua entro & con tanto periculo entrare? Non ui baſtaua per le mie letterehauereinteſo, co me io con l’aiuto di frate Lorenzo fingere morta mi douea, & che di breue ſarei ſtata con uo? Allhora il triſto giouane accor to del ſuo gran fallo,incomincio. O miſe riſſima mia ſorte, o sfortunato Romeo, o uia piu de tutti altri amanti doloro ſſimo, Io, di cio uoſtre lettere non hebbi, & qui le racconto, come Pietro la ſua non uera mor te per uera gli diſſe; onde credendola mor= ta hauea per farle compagnia iui preſſo lei tolto il ueleno; il quale come acutiſſimo ſentia, che per tutte le membra la morte gli cominciaua mādare. La ſuenturata fan- ciulla queſto udendo ſi dal dolore uinta re= ſto, che altro che le belle ſue chiome &loin- nocente petto batterſi & ſtratiarſi fare non ſapea, & a Romeo, che gia reſupino giacea, baſciandolo ſpeſſo un mare delle ſue lachri me gli ſpargea ſopra, & eſſendo piu pallida che la cenere diuenuta tutta tremante diſſe. Dunque nella mia preſenza & per mia ca= gione douete Signor mio morire? & il cie lo concedera che dopo uoi, benche poco io uiua, miſera me almeno a uoi la n ia uita po teſſi donare, & ſola morire, Alla quale il giouane con uoce languida riſpoſe. Se la mia fede, e’l mio amore mai caro ui fu ui= ua ſpeme mia, per quello ui prego, che do= po me non ui ſpiaccia la uita ſe non per altra cagione almen per poter penſare di cui della uoſtra bellezza tutto ardente dinanzi a i bei uoſtri occhi ſi more. A queſto riſpoſe la donna, Se uoi per la mia finta morte mo rite, che debb’io per la uoſtra non finta fa= re? Dogliomi ſolo che dinanzi a uoi non habbia il modo di morire, & a me ſteſſa, per cio che tanto uiuo, odio porto: Ma Io ſpero ben che non paſſera molto, che come ſon ſtata cagione, coſi ſaro della uoſtra mor te compagna; & con gran fatica queſte pa= role finite tramortita ſi cade, & riſentitaſi an daua dapoi miſeramēte con la bella bocca gli eſtremi ſpirti del ſuo caro amante racco- glendo, il quale uerſo il ſuo fine a gran paſ= ſo caminaua. In queſto tempo frate Lo= renzo inteſo come & quando la giouane la poluere beuuta haueſſe, & che per mortaera ſtata ſepellita; & ſapendo il termine eſſer giunto, nel quale la detta poluere la ſua uir= tu finia, preſo uno ſuo fidato compagno forſe un’hora innanti il giorno all’arca uen ne. Alla quale giugnendo, & ella pia= gnere & dolerſi udendo, per la feſſa del co= perchio mirando, & un lume dentro ueden- doui merauigliatoſi forte penſo che la gio= uane a qualche guiſa la lucerna con eſſa lei iui entro portata haueſſe, & che ſuegliata per tema di alcun morto, o forſe di non ſtar ſempre in quel loco rinchiuſa, ſi rimaricaſſe & piangeſſe in tal modo: & con l’aita del compagno preſtamente aperta la ſepoltura uide la Giulietta, la q̃le tutta ſcapigliata & dolēte s’era in ſedere leuata & il quaſi mor= to Amante nel ſuo grembo recato ſ’hauea; alla quale egli diſſe. Dunque temeui fi gliola mia che io qui dentro ti laſciaſſe mo- rire? Et ella il frate udendo, & il pianto raddoppiando riſpoſe. Anzi temo io, che uoi con la mia uita me ne traggiate; Deh per la pieta di Dio riſerrate il ſepol- chro, & andateuene in guiſa, che io mora, ouero porgetimi un coltello, che io nel mio petto ferendo di doglia mi traga. O Pa- dre mio o padremio ben mandaſte la lettera? Ben ſaro io maritata? ben mi guidarete a Romeo. Vedetelo qui nel mio grem bo gia morto: & raccontādogli tutto il fat- to a lui il moſtro. Frate Lorenzo queſte coſe ſentendo come inſenſato ſi ſtaua,& mi rando il giouane: il quale per paſſare di que ſta allaltra uita era, coſi dicendo˙ O Ro meo qual ſciagura mi t’ha tolto? Parlami alquanto? drizza a me un poco gli occhi tuoi? O Romeo uedi la tua cariſſima Giulietta che ti priega che la miri; perche non riſpōdi? almeno aldi, nel cui bel grem bo ti giacci? Romeo al caro nome de lla ſua Donna alzo alquanto gli languidi oc chi dalla uicina morte grauati, & uedutala gli rinciuſe; & poco dapoi per le ſue mem= bra la morte diſcorrendo, tutto torcendoſi fatto un brieue ſoſpiro ſi mori. Morto nella guiſa, che diuiſato ui ho il miſero amā te da poi molto pianto gia uicinandoſi il giorno diſſe il frate alla giouane. Et tu Giulietta che farai? la qual toſtamente ri- ſpoſe. Morromi qui entro. Come fi glia mia diſſ’egli non dire queſto, eſci pur fuori, che (quantunque io non ſapia che far mi di te)pur non ti manchera il richiuder- ti in qualcħ ſanto Monaſterio, & iui pregar ſempre Dio per te & per lo morto tuo ſpo= ſo, ſe biſogno ne ha. Al qual diſſe la don na. Padre altro non ui dimando che queſta gratia,la quale perlo amore, che uoi alla felice memoria di coſtui portaſte, & mo ſtrogli Romeo, mi farete uolentieri, & que ſto fia, di non far mai paleſe la| noſtra mor= te; accio che gli noſtri corpi poſſano inſi= eme ſempre in queſto ſepolchro ſtare: & ſe per caſo il morir noſtro ſi riſapeſſe, per lo gia detto amore ui prego, che gli noſtri mi- ſeri padri in nome de ambo noi uogliate pregare, che quelli, gli qualiAmore in uno iſteſſo foco, & ad una iſteſſa morte arſe & guido,non ſia loro graue in uno iſteſſo ſe= polchro laſciare. Et uoltataſi al giacen= te corpo di Romeo,il cui capo ſopra uno o- rigliere, che con lei nell’arca era ſtato laſcia to, poſto hauea gli occhi meglio rinchiuſi hauendogli & di lachrime il freddo uolto bagnandogli diſſe. Che debbio ſenza te in uita piu fareSignor mio? & che altro mi reſta uerſo te, ſenō con la mia morte ſeguir ti? niente altro certo . accio che da te dal qual,ſolo la morte mi potea ſeparare, eſſa morte ſeparare non mi poſſa. Et detto queſto la ſua gran ſciagura nell’animo reca- taſi &la perdita del caro Amante ricordan- doſi diliberando di piu non uiuere raccolto aſſe il fiato & alquanto tenutolo, & poſcia con un gran grido fuori mandando ſopra il morto corpo morta ſi reſe. Frate Lo renzo dapoi che la giouane morta conobbe per molta pieta tutto ſtordito non ſapea e= gli ſteſſo conſigliarſi,& inſieme co’l compa gno dal dolore fino nel core paſſato ſopra e morti amanti piangea. Quando ecco la famiglia del Podeſta,che dietro alcun la dro correa, ui ſopragionſe; & trouatigli piangereſopra queſto auello,nel quale una lucerna uedeano,quaſi tutti la corſono: & tolti fra lor gli frati diſſero. Che fate qui Dominia queſta hora? fareſte forſe qualchemalia ſopra queſto ſepolchro?Fra te Lorenzo ueduti gli ufficiali, & uditigli, & riconoſciutogli, haria uoluto eſſere ſtato morto,pur diſſe loro. Neſſuno di uoi mi s’accoſti,percio cheio uoſtro homo non ſono, & ſe alcuna coſa uolete,chiedetela di lontano. Allhora diſſe il loro capo. Noi uogliamo ſapere,perche coſi la Sepol- tura de Capelletti aperta habbiate,oue pur laltr’heri ſi ſepelli una giouaneloro; &ſe non che io conoſco uoi frateLorenzo huo= mo di buona conditione, io direi, che ſpo= gliare gli morti foſte qui uenuti. Gli fra= ti ſpento il lumeriſpoſero. Quel che noi facciamo, non ſaperai, che a te di ſaperlo non appartiene. Riſpoſe colui. Vero e; ma dirolo al ſignore. Al quale Frate Lorenzo per diſperationefatto ſicuro ſog= gionſe. Di a tua poſta, & ſerrata la Se- poltura co’l compagno entro nella chieſa. Il giorno quaſi chiaro ſi moſtraua,quādo e frati dalla sbiraglia ſi sbrigarono: onde di loro fu,che ſubito ad alcun de Capelletti la nouella di queſti frati rapporto. I quali ſa= pendo forſe ancho frate Lorenzo amico di Romeo, Furon ṕſto innāzi al Signore pre= gandolo che per forza , ſenon altrimenti uoleſſe dal Frateſapere quello,che nella lo ro ſepoltura cercaua. Il Signore poſte le guardie chel Frate partire non ſi poteſſe: mando per lui, Il quale per forza uenuto= gli dinanzi diſſe il ſignore. Che cercaua te iſtamane nella ſepoltura de Capelletti? diteloci, che noi in ogni guiſa lo uogliamo ſapere/ Al qual riſpoſe il frate. Si= gnor mio io il diro a uoſtra ſignoria molto uolentieri. Io confeſſai gia uiuendo la fi= gliuola di Meſſer Antonio Capelletti, che laltro giorno coſi ſtranamente mori : & percio che molto come figliuola di ſpirito l’amai, non alle ſue Check-out:ſſequie eſſCheck-out:ndomi po= tuto ritrouare, era andato addirle ſopra cer te ſorte di orarioni, le quali nuoue uolte ſo= ura il morto corpo dette liberano l’anima dalle pene del Purgatorio: & percio che po chi le ſanno, o queſte coſe intendeno, dico no e ſciocchi, che io per ſpogliar morti era iui andato. non ſo ſe Io ſia qualche maſna- diero da far queſte coſe: a me baſta queſta poca di cappa & queſto cordone, ne darei di quanto theſoro hanno e uiui un niente, nō che de pāni di due morti:male fanno chi mi biaſmano in queſta guiſa. Il Signore harria per poco queſto creduto, ſenon che molti Frati, i quali male gli uoleuano, in= tendendo come frate Lorenzo era ſtato tro uato ſopra quella Sepoltura la uolſero apri re; & aperrala, & il corpo del morto aman te dentro trouatole di ſubito con grandisſi- mo rumore alSignore,che anchora co’l fra te parlaua, fu detto come nella Sepoltura de Capelletti, ſopra la quale il Frate la no- tte fu colto, giacea morto Romeo Montec chi. Queſto parue a ciaſcuno quaſi im- poſſibile, & ſomma marauiglia a tutti ap- porto. Il che udendo frate Lorēzo, & conoſcendo non poter piu naſcondere quel lo, che diſiaua di celare: in genocchioni di nanzi al Signore poſtoſi diſſe. Perdo natemi Signore mio ſe a uoſtra Signoria la bugia di quello,che ella m’ha richieſto disſi; che cio non fu per malitia ne per guadagno alcuno, ma per’ ſeruare la promeſſa fede a due miſeri & morti amanti. Et coſi tutta la paſſata hiſtoria fu aſtretto preſenti mol= ti raccontargli. Bartholomeo dalla Scala queſto udendo da gran pieta quaſi moſſo a piangere uolſe gli morti corpi egli ſteſſo uedere ; & con grandisſima quātita di popolo al Sepolchro ſe n’ando: & trat= to gli due Amanti,nella chieſa di ſanto Fran ceſco ſopra due tapeti gli fe porre In queſto tempo gli Padri loro nella detta chie ſa uennero , & ſopra loro morti figli pian= gendo da doppia pieta uinti(auegna che ini mici fuſſero)ſi abbracciorono , i modo che la longa nimiſta tra esſi, & tra le loro caſe ſtata: & che ne priCheck-out:ghi d’amici, ne minac= cie del Signore, ne danni riceuuti, nel tem= po hauea potuto eſtinguere, per la miſera & pietoſa morte di queſti Amanti hebbe fi- ne. Et ordinato un bel monimento, ſopra’l quale la cagione della lor morte in pochi giorni ſcolpita era, Gli due Aman ti con pompa grandisſima & ſolenne dal Si gnore, & da loro parenti, & da tutta la Cit- ta pianti &accompagnati ſepolti furono. Tal miſero fine hebbe l’amore di Romeo & Giulietta come udito hauete, & come a mCheck-out: Pellegrino da Verona racconto. O fedel pieta che nelle donne anticamente rCheck-out:gnaui, oue hora ſe ita? in qual petto hog gi t’alberghi? Qual donna farebbe al pre ſente come la fedel Giulietta fece ſopra il ſuo Amante morto? Quādo fie mai che di queſta il bel nome dalle piu pronte l n= gue celebrato non ſia? Quante ne ſaria= no hora, che non prima lamante morto ue= duto harebbono, che trouarne un’altro ſi harriano penſato : non che elle gli foſſero morteallato. che ſio ueggio,contr’ogni de bito di ragione,ogni fede& ogni ben ſerui re obliando alcuneDonne, quegli amanti, che gia piu cari hebbeno,non morti ma al quanto dalla fortuna percoſi abbādonare. Che ſi dee credere cheeſſefaceſſero dopo la loro morte. Miſeri gli Amanti di que= ſta eta,gli quali non poſſono ſperare ne per longa proua di fedelſeruire,ne la morte per le loro Donne acquiſtando , che elle con Check-out:ſſo loro moiano giamai, Anzi certi ſono dipiu oltra a quelle eſſere cariſenon quan= to alle loro biſogne gli poſſonogagliarda= mente operare.
A B C D Quaderni.
ℂ Qui Finiſſelo infelice Innamoramen= to di Romeo Mōtecchi & di Giuliet- ta Capelletti.Stampato in Ve netia per Benedetto de Bendoni. adi. x. Giugno. M D X X X V .
{illustration}
| N O V E L L A.
NEL tempo che Bartholomeo dalla Scala Signore corteʃe et humaniʃʃimo il freno alla mia bella patria, et stringeua, et rallentaua; furono in lei( ʃecondo, che il mio padre di- ceuahauer udito) due nobiliʃsime famiglie,per contraria fat tione, ouer per particolare odio tra ʃe nimiche, l’una i Montecchi, et l’altra i Cappelletti nomata. dell’una delle quali ʃi crede certo eʃʃere questi, che hora in Vdine di= morano, cio è meʃʃer Nicolo, et meʃʃer Giouanni hora detti Monticoli, di Verona per strano caʃo quiui.uenuti ad habitare: benche poco altro di quello de gli antichi ʃe= co habbiano in questo luogo recato, fuor che la lor cor= teʃe gentilezza. Et auegna che io alcune uecchie coʃe leg= gendo habbia trouato, come queste due famiglie unite cac= ciarono Azzo da Esti gouernator della detta terra, che col fauor de ʃan Bonifaci poʃcia ui ritornò; non dimeno, ʃi co= me io le udì, ʃenza altramente mutarla a uoi la ʃporro. Furono adunque come io dico in Verona ʃotto il gia detto Signo re le ʃopradette famiglie, di ualoroʃi huomini e: di ricchez= za ugualmente dal Cielo et dalli fortuna dotate; tralle qua li; come il piu delle uolte tralle. gran caʃCheck-out: ʃi uede auenire; che che la cagione ʃe ne foʃʃe; crudeliʃsima nimistà regnaua. per laquale gia piu huomini erano coʃi dell’una come dell’al tra morti, inguiʃa, che tra per istanchezza, et per le mi= naccie del Signore; che con diʃpiacere grandiʃsimo le uede= ua nimiche; di farʃi piu male ritratte s’erano, et ʃenza al= tra pace col tempo in modo domesticate; che gran parte de loro huomini inʃieme parlauano. Eʃʃendo coʃi costoro quaʃi rappacificati; auenne un carnaʃciale che in caʃa di meʃʃere Antonio Cappelletti huomo festoʃo et piaceuoliʃsimo; ilqua= le il primo della famiglia era; molte festCheck-out: ʃi fecero et di giorno, et di notte: oue quaʃi tutta la citta concorreua. Ad una dellequali una notte (come è de gli amanti costu= me) che le lor donne, ʃi come col cuore, coʃi ancho col corpo (pur che poʃʃano) ouunque uanno ʃeguono; un gioua= ne de Montecchi una ʃua crudel donna ʃeguendo ʃi con= duʃʃe. Era costui giouane molto, et belliʃsimo, et grande della perʃona, leggiadro et accostumato aʃʃai: perche trattaʃi la Maʃchera, come ogni altro faceua, et in habito di donna trouandoʃi, non fu quiui occhio, che a rimirarlo non ʃi ri= uolgeʃʃe, ʃi per la ʃua bellezza; che quella di qualunque bella donna, che quiui foʃʃe aguagliaua; et ʃi per maraui= glia, che in quella caʃa (maʃsimamente la notte) uenuto foʃ ʃe. Ma con piu efficacia che ad alcuno altro, ad una fi= gliuola del detto meʃʃere Antonio uenne ueduto, che egli ʃola haueua; et laquale belliʃsima, et baldanzoʃa, et leg= giadriʃʃima era. Costei ueduto il giouane con tanta for= za nell’animo la ʃua bellezza riceuette; che al primo in= contro de loro occhi di piu non eʃʃer di ʃe medeʃima le parue. Stauaʃi costui in riposta parte della festa con poca baldanza tutto ʃolo; et rade uolte in ballo, o in parla= mento alcuno ʃi trametteua; come quegli, che d’amore guidatoui con molto ʃoʃpetto ui staua. il che alla giouane forte doleua: percioche piaceuoliʃsimo udiua che egli era, et gratioʃo. Et paʃʃando la mezza notte, et il fine del festeggiare uenendo, il ballo del Torchio, o del Cappello, come dire il uogliamo, et che tutto di nella fine delle fe= ste ueggiamo uʃare; ʃ’incominciò. nel quale in cerchio stan= doʃi l’huomo la donna, et la donna l’huomo a ʃua uoglia permutando ʃi piglia. In questa danza d’alcuna donna fu il giouane leuato: ilquale dapoi a caʃo preʃʃo la gia inna = morata fanciulla s’ando a porre . Era dall’altro canto di lei un nobil giouane Marcuccio guercio nominato: il quale per natura coʃi il Luglio, come il Genaio, le mani ʃempre frediʃʃime haueua: perche giunto Romeo Montecchi (che coʃi era il giouane nomato) almanco lato della donna, et come in tal ballo s’uʃa di fare, la bella ʃua mano in man preʃa, diʃʃe allui quaʃi di ʃubito la giouane, forʃe uaga di udirlo fauellare: Sia benedetta la uostra uenuta qui preʃʃo me, meʃʃer Romeo; allaquale il giouane, che gia del ʃuo mirare accorto s’era, marauigliato del parlar di lei diʃʃe. Come madonna benedetta la mia uenuta? Et ella riʃpoʃe sì, benedetto il uostro uenire qui appo me, percioche uoi almen questa ʃinistra mano calda mi terrete, la doue Marcuccio la destra m’agghiaccia. Costui preʃo alquanto d’ardire ʃeguì. Se io a uoi con la mia mano la uostra riʃcaldo; uoi co be uostri occhi il mio cuore accendete. La donna dopo un brieue ʃorriʃo ʃchifando d’eßer con lui ueduta, o udita ragionare anchor gli diße. Io ui giuro la mia fede Ro= meo, che non è qui donna, laquale a gliocchi mei bel= la paia, quanto uoi. il giouane gia tutto di lei acceʃo ri= ʃpoʃe: Quale io mi ʃia ʃaro alla uostra bellezza ʃe a quella non ʃpiacera , ʃempre fCheck-out:del ʃeruo. Laʃciato poco ap preßo il festeggiare, et tornato Romeo alla ʃua caʃa, con= ʃiderata la crudelta della primiera ʃua donna, che di mol to languire poca mercede gli donaua, deliberò quando a costei ciò foße in grado, quantunque de ʃuoi nimici di= ʃceʃa, tutto donarʃi. Dall’altro canto poco ad altro che allui ʃempre penʃando la giouane, dopo molti ʃoʃpiri tra ʃe istimò, lei douer ʃempre felice eßere; ʃe costui per iʃpoʃo hauer poteße. Ma per la nimistà, che trall’una et l’altra caʃa era, con molta paura poca ʃpeme di giunge= re a ʃi lieto grado teneua; onde fra due penʃieri di con= tinuo uiuendo a ʃCheck-out: steßa piu uolte diße: O ʃciocca me a qual uaghezza mi laʃcio io in coʃi strano labirintho gui= dare; oue ʃenza ʃcorta restando uʃcire a mia posta non ne potro ? gia che Romeo Montecchi non m’ama: percioche per la nimistà, che ha co miei, altro che la mia uergo= gna non puo cercare. Et posto che per iʃpoʃa egli me uoleße; il padre mio di darglimi non conʃentira gia mai. Dapoi nell’altro penʃiero uenendo diceua: chi ʃa? forʃCheck-out: che per meglio rappacificarʃi inʃieme queste due caʃe; che gia stanche et ʃatie ʃono di farʃi trallor piu guerra; mi potrebbe anchora uenir fatto d’hauerlo in quella guiʃa, che io lo diʃidero. Et in questo fermataʃi cominciò eßer= gli d’alcun guardo corteʃe. Acceʃi dunque i due aman= ti di ugual fuoco, l’un dell’altro il bel nome et la effi= gie nel pCheck-out:tto ʃcolpita portando dier principio, quando in chieʃa, quando a qualche finestra a uagheggiarʃi intanto; che mai bene ne l’uno ne l’altro haueua, ʃenon quanto ʃi uedeuano . Et egli maʃsimamente, ʃi de uaghi costu= mi di lei acceʃo ʃi ritrouaua; che quaʃi tutta la notte con grandiʃʃimo pericolo della ʃua uita, ʃCheck-out: stato ui foße tro= uato , dinanzi alla caʃa dell’amata donna ʃolo ʃi staua; et hora ʃopra la finestra della ʃua camera per forza ti= ratoʃi, iui ʃenza che ella o altri il ʃapeße ad udirla par lare ʃi ʃedeua; et hora ʃopra la strada giaceua. Auenne una notte, come Amor uolle , la Luna piu del ʃolito ri= lucendo; che mentre Romeo era per ʃalire ʃopra il detto balcone, la giouane (o che cio a caʃo foße, o che l’altre ʃere ʃentito l’haueße)ad aprire quella fenestra uenne; et fattaʃi fuori il uide: ilquale credendo, che non ella, ma qual che altro il balcone apriße; nell’ombra d’alcun muro fuggir uoleua : onde ella conoʃciutolo , et per nome chiamatolo gli diße; Che fate qui a questa hotta coʃi ʃolo? et egli gia racconoʃciuta hauendola riʃpoʃe: Quello che amor uuo le . Et ʃe uoi ci foste colto , diße la donna , non potrestCheck-out: uoi morirci di leggiero ? Madonna riʃpoʃe Romeo ʃi ben che io ui potrei ageuolmente morire; et ci morrò di certo una notte, ʃe uoi non m’aitate . ma percioche io ʃono an= chora in ogni altro luogo coʃi preßo alla morte, come qui; procaccio di morir piu uicino alla perʃona uostra, che io poʃʃa; con laqual di uiuer ʃempre bramerei; quando al Cielo et a uoi piaceʃʃe. Allequai parole la giouane riʃpoʃe. Da me non rimarrà mai, che uoi meco honestamente non uiuiate, non restaʃʃe egli piu da uoi, o dalla nimistà; che tralla uostra et la mia caʃa uCheck-out:ggo. A cui il giouane diʃʃe: Voi potete credere, che piu non ʃi poʃʃa bramar coʃa di quello; che io uoi di continuo bramo; et percio quando a uoi ʃola piaccia di eʃʃere coʃi mia, come io d’eʃʃer uo= stro diʃidero; io il faro uolentieri: ne temo che alcun mi ui tolga gia mai: et detto questo, meʃʃo ordine di parlarʃi unaltra notte con piu ripoʃo , ciaʃcun del luogo oue era ʃi dipartì. Dapoi andato il giouane piu uolte per parlar= le , una ʃera che molta neue cadeua, all’uʃato luogo la ritrouò, et diʃʃele: Deh perche mi fate languire? non ui stringe pieta di me, che tutte notti in coʃi fatti tempi ʃo= pra questa strada u’aʃpetto? alquale la donna diʃʃe: Cer= to ʃi, che uoi mi fate pieta : ma che uorreste che io faceʃ= ʃi ʃenon pregarui che ue ne andaste? allaqual fu dal gio= uane riʃposto: che uoi mi laʃciaste nella camera uostra en trare; oue potremmo piu agiatamente parlare inʃieme. Al= lhora la bella donna quaʃi ʃdegnendo diʃʃe : Romeo io tanto u’amo, quanto ʃi poʃʃa perʃona lecitamente amare; et piu ui concedo , di quel che alla mia honestà non ʃi conuerrebbe: et questo fo io d’amore col ualor uostro uin ta. Ma ʃe uoi penʃaste o per lungo uagheggiarmi, o per altro modo, piu oltre come innamorato, dell’amor mio go dere; questo penʃiero in tutto laʃciate da parte: che alla fi ne in tutto uano il trouarete. et per non tenerui piu ne pe- ricoli; ne quali ueggo eʃʃere la uita uostra uenendo ogni notte per queste contrade ; ui dico , che quando a uoi piaccia d’accettarmi per uostra donna; che io ʃon pre= sta a darmiui tutta; et con uoi in ogni luogo, che ui ʃia in piacere, ʃenza alcun riʃpetto uenire. Questo ʃolo bramo io , diße il giouane : facciaʃi hora . Facciaʃi riʃpoʃe la donna: ma rifacciamolo poʃcia nella preʃenza di frate Lorenzo da ʃan Franceʃco mio confeʃʃore;ʃe uolete, che io in tutto et contenta mi ui dia . O , diʃʃe allei Romeo, dunque frate Lorenzo da Reggio è quel, che ogni ʃe= creto del cuore uostro ʃa? ʃi, diʃʃe ella; et ʃerbiʃi per mia ʃodisfattione a fare ogni nostra coʃa dinanzi allui. Et quiui posto diʃcreto modo alle lor coʃe, l’un dall’altro ʃi dipartì. Era questo frate dellordine minore Philoʃopho grande , et ʃcientiato di molte coʃe , coʃi naturali come magiche ; et in tanta amistà con Romeo era che la piu stretta forʃe in que tempi tra due non ʃi ʃarebbe ritroua= ta . Percioche uolendo il frate ad un tratto et in buo= na openione del ʃciocco uolgo eʃʃere, et di qualche ʃuo diletto fruire; gli era conuenuto per forza d’alcun genti= le huomo della città fidarʃi; tra quali egli questo Romeo giouane temuto animoʃo et prudente haueua eletto; et allui il ʃuo cuore , che a tutti gli altri fingendo teneua celato , nudo ʃcoperto haueua. Perche trouatolo, Romeo libera= mente gli diʃʃe , come egli deʃideraua d’hauere l’amata giouane per donna; et che inʃieme haueuano constituito, lui ʃolo douere eʃʃere ʃecreto testimonio delle lor nozze, et poʃcia mezzano a douer fare, chel padre di lei a que= sto d’accordo conʃentiʃʃe . Il frate di ciò contento fu; ʃi perche a Romeo niuna coʃa harebbe ʃenza ʃuo gran danno potuta negare; ʃi ancho perche penʃaua; che for= ʃe per mezzo ʃuo ʃarebbe questa coʃa a bene ʃucceduta: il che allui di molto honore harebbe dato appo il Signore et ogni altro, che haueʃʃe diʃiderato queste due caʃe uedere in pace. Et eʃʃendo la quareʃima la giouane un giorno fin= gendo di uolerʃi confeʃʃare, al monisterio di ʃan France= ʃco andata, et in un di que confeʃʃori, che tali frati et maʃ= ʃimamente gli oʃʃeruanti anchora uʃano, entrata, fece fra= te Lorenzo dimandare. ilquale iui ʃentendola per di dentro al conuento inʃieme con Romeo nel medeʃimo confeʃʃoro en= trato, et ʃerrato l’uʃcio, una lama di ferro tutta forata; che tralla giouane et eʃsi era, leuata uia, diʃʃe allei: Io ui ʃo glio ʃempre ueder uolentieri figliuola: ma hor piu che mai qui cara mi ʃete : ʃe coʃi è , che il mio meʃʃer Romeo per uostro marito uogliate . Alquale ella riʃpoʃe. Niuna altra coʃa piu diʃidero; che d’eʃʃer legitimamente ʃua: et perciò ʃono io qui dinanzi al cońʃpetto uostro uenuta, del qual molto mi fido; accioche uoi inʃieme con Iddio a quello, che d’amore astretta uengo a fare, testimonio ʃiate. Allhora in preʃenza del frate, che’l tutto in confeʃsione diceua accet= tare, per parola di preʃente Romeo la bella giouane ʃpo= ʃò; et dato trallòro ordine d’eʃʃer la ʃequente notte inʃieme, baʃciatiʃi una ʃola uolta, dal frate ʃi dipartirono: ilqual ri meʃʃa nel muro la ʃua rete, ad altre donne confeʃʃare ʃi rimaʃe . Diuenuti i due amanti nella guiʃa , che udito ha= uete, ʃecretamente marito et moglie, piu notti del loro amo= re felicemente goderono , aʃpettando col tempo di trouar modo; per loquale il padre della donna, che a lor diʃide= rij contrario eʃʃere ʃapeuano, ʃi poteße placare. Et coʃi stan= do interuenne, che la fortuna d’ogni mondano, diletto ni= mica, non ʃo qual maluagio ʃeme ʃpargendo fece tralle lor caʃe la gia quaʃi morta nimistà rinuerdire in modo; che piu giorni le coʃCheck-out: ʃotto ʃopra andando ne Montecchi a Cap pelletti , ne Cappelletti a Montecchi ceder uolendo, nel= la uia del corʃo ʃ’attaccorono una; uolta inʃieme: oue com= battendo Romeo, et alla ʃua donna riʃpetto hauendo, di per= cuotere alcun della ʃua caʃa ʃi guardaua ; pure alla fi= ne eʃʃendo molti de ʃuoi fCheck-out:riti; et quaʃi tutti della stra= da cacciati, uinto dalla ira ʃopra Thebaldo Cappelletti corʃo ; che il piu fiero de ʃuoi nemici pareua; d’un ʃol colpo morto il distCheck-out:ʃe; et gli altri, che gia per la morte di costui erano come ʃmarriti, in grandiʃsima fuga riuol= ʃe. Era gia stato Romeo ueduto ferire Thebaldo in modo, che l’homicidio celare non ʃi poteua: onde data la quere= la dinanzi al Signore, ciaʃcun de Cappelletti ʃolamente ʃopra Romeo gridaua . perche dalla Giustitia , di Verona in per= petuo bandito fu. Hor di qual core queste coʃe udendo la miʃera giouane diueniʃʃe ; ciaʃcuna, che bene ami; nel ʃuo caʃo col penʃier ponendoʃi il puo di leggieri conʃiderare. Ella di continuo ʃi forte piagnea; che niun la poteua rac= conʃolare: et tanto era piu acerbo il ʃuo dolore ; quan= to meno con perʃona alcuna il ʃuo male ʃcoprire ardiua. Dall’altra parte al giouane ʃolo per riʃpetto della donna il partirʃi della ʃua patria grauaua: ne uolendoʃene per coʃa alcuna partire ʃenza torre dallei commiato; et in ca ʃa ʃua andare non potendo, al frate ricorʃe: alquale che ella uenir doueʃʃe , per un ʃeruo del ʃuo padre mol= to amico di Romeo fu fatto ʃapere : et ella ui ʃi con= duʃʃe. Et andati amendue nel confeʃʃoro aʃʃai la lor ʃcia= gura inʃieme pianʃero , pure alla fine diʃʃe ella allui: che faro io ʃenza di uoi? di piu poter uiuere non mi da il cuore. meglio ʃarebbe che io con uoi ouunque ue ne andaste, mi ueniʃsi. io mi accorciero queste chiome ; et come ʃeruo ui uerrò dietro: ne da altro meglio o piu fedelmente, che da me, potrete eʃʃer ʃeruito. Non piac= cia a Dio anima mia cara; che quando meco uenir do= ueste, in altra guiʃa che in luogo di mia Donna ui menaʃ= ʃi ; diʃʃe allei Romeo . Ma percioche io ʃon certo che le coʃe non poʃʃano lungamente in questo modo stare, anzi che la pace tra nostri habbia a ʃeguire ; onde anchora io la gratia del Signore di leggieri impetrarei; intendo che uoi ʃenza me per alcun giorno ui restiate : et po = sto che le coʃCheck-out: ʃecondo che io diuiʃo non ʃuccedeʃʃeno; altro partito al uiuer nostro ʃi prendera. Et questo de= liberato tralloro, abbracciatiʃi, et baʃciatiʃi mille uolte, la donna ciaʃcun di lor piagnendo ʃi dipartì; pregando= lo aʃʃai, che piu uicino, che egli poteʃʃe, le uoleʃʃCheck-out: sta= re ; et non a Roma o a Firenze , come detto haueua , andarʃene. Iui a pochi giorni Romeo, che nel monistero di frate Lorenzo era fino allhora stato naʃcosto, ʃi dipartì; et a Mantoua come morto ʃi riduʃʃe; hauendo primie= ramente detto al ʃeruo de la donna, che cioche di lui intorno al fatto di lei in caʃa ʃua udiʃʃe, al frate fa= ceʃʃe di ʃubito intendere; et ogni coʃa operaʃʃe di quel, che la giouane gli comandaʃʃe con uera fede; ʃe il ri= manente del guiderdone promeʃʃogli diʃideraua d’haue= re. Partito di molti giorni Romeo, et la giouane ʃem= pre lagrimoʃa mostrandoʃi; il che la ʃua gran bellezza faceua mancare; le fu piu fiate dalla madre, che tenera= mente l’amaua, con luʃingheuol parole addimandato, qual foʃʃe di questo ʃuo pianto la cagione, dicendole; O fi= gliuola mia da me al pari della mia uita amata qual doglia da poco in qua ti tormenta? onde è, che tu in brieue ʃpatio ʃenza pianto non istai; che ʃempre ʃi lie= ta eʃʃer ʃoleui? ʃe forʃe alcuna coʃa brami; falla a me ʃola paleʃe: che di tutto, purche lecito ʃia, ti faro con= ʃolata: non di meno ʃempre deboli ragioni di tal pian= to dalla giouane rendute le furono. onde penʃando la madre; che in lei uiueʃʃe diʃio d hauer marito; il quale per uergogna, o per tema tenuto celato il ʃuo pianto ge neraße; un giorno credendo la ʃalute della figliuola cer care, et la morte procacciandole, col marito diße: Meße= re Antonio io ueggo gia molti giorni questa nostra fan= ciulla ʃempre piagnere in modo: che ella (come uoi po= tete uedere) quella, che eßer ʃoleua, piu non pare: et auenga che io molto l’habbia della cagion del ʃuo pian= to eßaminata; onde egli uenga, dallei percio ritrarre non poßo : ne da che proceda , ʃapere io da me steßa dire; ʃe forʃe per uoglia di maritarʃi; laqual, come ʃaggia fan= ciulla, non oʃaʃʃe far paleʃe; ciò non aueniʃʃe. Onde pri ma che ella piu ʃi conʃumaʃʃe , direi che foʃʃe buono dar= le marito; che ogni modo ella diciotto anni, questa ʃanta Eu phemia fornì: et le donne, come questi anni di molto trap= paʃʃano, perdono piu tosto che no, della loro bellezza. Oltra che elle non ʃono mercatantia da tener molto in ca= ʃa: quantunque io la nostra in ueruno atto ueramente non co noʃceʃsi mai altro, che honestiʃsima. la dote ʃo io che ha= uete gia piu di apparecchiata: ueggiamo dunque di darle condeceuole marito. Meʃʃer Antonio riʃpoʃe, che ʃaria ben fatto il maritarla. et commendò molto la figliuola; che hauendo questo diʃio, uoleʃʃe prima fra ʃCheck-out: stCheck-out:ʃʃa affli= gerʃene; che allui, o alla madre richiesta farne: et fra po= chi di cominciò con un de conti da Lodrone trattar le nozze: et gia quaʃi per conchiuderle eʃʃendo , la madre credendo alla figliuola grandiʃʃimo piacer fare le diʃʃe: Rallegrati hoggimai figliuola mia; che uon guari di tempo paʃʃerà, che tu ʃarai ad un gentilhuomo degnamente maritata: et ceʃʃera la cagion del tuo pianto: laquale auenga che tu non m’habbia uoluto dire; pur per gratia di Dio l’ho compre= ʃa: et coʃi col tuo padre ho io operato, che ʃarai contenta. Allequai parole la bella giouane non potè ritenere il pianto: onde la madre allei diʃʃe : Credi che io ti dica bugia ? non paßaranno otto giorni, che tu ʃerai d’un bel donzello della caʃa di Lodrone moglie. La giouane a questo parla= re piu forte raddoppiaua il pianto: perche la madre luʃin= gandola diʃʃe: Dunque figliuola mia non ʃarai conten- ta ? alla quale ella riʃpoʃe. Mai no madre, che io non ne ʃaro contenta. A questo ʃoggiunʃe la madre: Che uorresti dunque ? dillo a me; che ad ogni coʃa per te diʃposta ʃono. ofʃʃe allhor la giouane. Morir uorrei, et non altro. In questo dire madonna Giouanna (che coʃi era la madre nomata) la= qual ʃauia donna era; compreʃe la figliuola d’amore eʃʃere acceʃa: et riʃpostole non ʃo che dallei ʃi ʃeparò. Et la ʃera ue nuto il marito, gli narrò cioche la figliuola piangendo riʃposto l’haueua: il che molto gli ʃpiacque: et penʃò che foʃʃe ben fatto, prima che piu innanzi le nozze di lei ʃi trattaʃʃero; ac= cioche in qualche uergogna non ʃi cadeʃʃe; d’intender d’in= torno a questo qual foʃʃe la openione ʃua: et fattalaʃi un giorno uenire innanzi le diʃʃe: Giulietta (che coʃi era della giouane il nome) io ʃon per nobilmente maritarti: non ne ʃa= rai contenta figliuola? alquale la giouane alquanto dopo il dir di lui taciutaʃi riʃpoʃe: Padre mio no, che io non ne ʃa= ro contenta. Come, uuoi dunque monaca farti? diʃʃe il pa= dre . et ella Meʃʃer non ʃo ; et con le parole le lagrime ad un tempo mandò fuori: alla quale il padre diʃʃe: Questo ʃo io che non uuoi: donati dunque pace: che io intendo d’ha= uerti in un de conti da Lodrone maritata. Alqual la gioua= ne forte piangendo riʃpoʃe : Questo non fie mai . Allhora meʃʃer Antonio molto turbato ʃopra la perʃona aʃʃai la mi= nacciò; ʃe al ʃuo uolere ardiʃʃe mai piu di contradire; et ol tra questo ʃe la cagion del ʃuo pianto non faceua manifesta: et non potendo dallei altro che lagrime ritrarre ; oltra modo ʃcontento con madonna Giouanna la laʃciò ; ne doue la figliuola l’animo haueʃʃe , accorger ʃi pote. Haueua la giouane al ʃeruo, che col ʃuo padre staua; il quale del ʃuo amore conʃapeuole era, et che Pietro haueua nome; cioche la madre le diʃʃe, tutto ridetto; et in pre= ʃenza di lui giurato, che ella anzi il ueleno uoluntaria= mente berrebbe; che prender mai, anchor che ella poteʃʃe, altri , che Romeo per marito . del che Pietro particolar= mente ʃecondo l’ordine per uia del frate n’hauea Ro= meo auiʃato; et egli alla Giulietta ʃcritto; che per coʃa alcuna al ʃuo maritare non conʃentiʃʃe , et meno il loro amore faceʃʃe aperto: che ʃenza alcun dubbio fra otto, o dieci giorni egli prenderebbe modo di leuarla di caʃa il padre. Ma non potendo meßer Antonio et madonna Gio uanna inʃieme ne per luʃinghe ne per minaccie dalla fi= gliuola la cagion perche non ʃi uoleʃʃe maritare intende= re; ne per altro ʃentiero trouando di cui ella innamora= ta foʃʃe; et hauendole piu fiate madonna Giouanna det= to : Vedi figliuola non piagnere horamai piu ; che ma= rito a tua posta ti ʃi dara ; ʃe quaʃi uno de Montec= chi uoleʃsi: il che ʃon certa che non uorrai . et la Giu lietta mai altro , che ʃoʃpiri ; et lagrime, non le reʃpon dendo in maggior ʃoʃpetto entrati deliberarono di con= chiuder piu tosto che ʃi poteʃʃe le nozze ; che trallei et il Conte da Lodrone trattate haueuano. Il che intenden do la giouane doloroʃiʃsima ʃopra modo ne diuenne . ne ʃapendo che ʃi fare la morte mille uolte al giorno diʃide raua: pur di fare intendere il ʃuo dolore a frate Loren= zo fra ʃCheck-out: stCheck-out:ʃʃa deliberò; come a perʃona, nellaquale do= po Romeo piu, che in altra ʃperaua; et che dal ʃuo aman te haueua udito, che molte gran coʃCheck-out: ʃapeua fare. onde a madonna Giouanna un giorno diʃʃe: Madre mia io non uoglio , che uoi marauiglia prendiate , ʃe io cagion del mio pianto non ui dico : percioche io steßa non lal ʃo, ma ʃolamente di continuo in me ʃento una ʃi fatta ma= ninconia: che non che l’altre coʃe, ma la propria uita no= ioʃa mi rende ; ne onde ciò m’auenga , ʃo fra me pen= ʃare , non che a uoi , o al padre mio dire il poʃʃa : ʃe da qualche peccato commeʃʃo, che io non mi ricordaʃʃe, ciò non m’aueniʃʃe . Et perche la paʃʃata confeʃsione molto mi giouò; io uorrei piacendo a uoi racconfeʃʃarmi: accio che questa Paʃqua di Maggio , che è uicina, poteʃsi in ri medio de miei dolori riceuer la ʃoaue medicina del ʃa= crato corpo del nostro Signore. A cui madonna Giouan= na diʃʃe , che era contenta . Et iui a due giorni menata= la a ʃan Franceʃco dinanzi a frate Lorenzo la poʃe: il quale prima molto pregato haueua, che la cagione del ʃuo pianto nella confeʃsione cercaʃʃe d’intendere. La gio uane come la madre da ʃe allargata uide; coʃi di ʃubito con mesta uoce al frate tutto il ʃuo affanno raccontò: et per lo amore et cariʃsima amistà , che trallui et Romeo ella ʃapeua che era, il pregò, che a questo ʃuo maggior biʃogno aita porgere le uoleʃʃe. Alla quale il frate diʃʃe: Che poʃʃo io farti figliuola mia in questo caʃo tanta ni= mistà tralla tua caʃa et quella del tuo marito eʃʃendo? ofʃʃe allui la mesta giouane: Padre io ʃo che ʃapete aʃʃai coʃe fare ; et a mille guiʃe mi potete aiutare , ʃe ui pia= ce: ma ʃe altro bene fare non mi uolete; concedetemi al= men questo: Io ʃento preparare le mie nozze ad un palagio di mio padre : il quale fuori di questa terra da due miglia uerʃo Mantoua è; oue menar mi debbono, accioche io men baldanza di rifiutare il nuouo marito habbia : et la, doue non prima ʃaro ; che colui, che ʃpoʃare mi dee , ui giunge= ra : datemi tanto ueneno, che inʃieme poʃʃa me de tal do= glia et Romeo da tanta uergogna liberare: ʃe non con mag gior mio incarico et ʃuo dolore un coltello in me stCheck-out:ʃʃa ʃan guinero . Frate Lorenzo udendo l’animo di costei tale eʃʃe= re , et penʃando quanto egli nelle mani di Romeo anchor foʃʃe ; ilquale ʃenza dubbio nimico gli diuerrebbe , ʃe a questo caʃo non prouedeʃʃe ; alla giouane coʃi diʃʃe : Ve= di Giulietta , io confeʃʃo , come tu ʃai , la metà di questa terra; et in buon nome ʃono appo ciaʃcuno; ne testamento o pace niuna ʃi fa, ch’io non u’interuenga; per laqualcoʃa non uorrei in qualche ʃcandalo incorrere , o che s’inten= deʃʃe che io foʃsi interuenuto in questa coʃa giamai, per tutto l’oro del mondo: pur perche io amo te et Romeo in= ʃieme ; mi diʃporrò a far coʃa , chCheck-out: mai per alcuno altro non feci ; ʃi ueramente ,che tu mi prometterai di tener= mene ʃempre celato . Alqual la giouane riʃpoʃe : Pa= dre datemi pur ʃecuramente questo ueneno: che mai al= cuno altro che io nol ʃapera . Et egli allei : Veneno non ti daro io figliuola: che troppo gran peccato ʃareb= be , che tu coʃi giouanetta et bella ti moriʃsi. ma quan= do ti dia il cuore di fare una coʃa, che io ti diro ; io mi uanto di guidarti ʃicuramente dinanzi al tuo Ro== meo. Tu ʃai che l’Arca de tuoi Cappelletti fuori di que= sta chieʃa nel nostro cimitero è posta. io ti daro una pol= uere; laqual tu beendola per quarantaotto hore; ouer po= co piu o poco meno , ti fara in guiʃa dormire ; che ogni huomo per gran medico, che egli ʃia non ti giudicara mai altro che morta . tu ʃerai ʃenza alcun dubbio , come ʃCheck-out: foʃsi di questa uita paʃʃata , nella detta Arca ʃepellita: et io quando tempo fie, ti uerro a trarne fuori; et terrotti nel= la mia cella, fin che al capitolo, che noi facciamo in Man= toua, io uada ;che fie tosto: oue trauestita nel nostro ha= bito al tuo marito ti menero . Ma dimmi non temerai tu ; del corpo di Thebaldo tuo cugino ; che poco ha, che iui entro fue ʃepellito? La giouane gia tutta lieta diʃʃe: Pa= dre ʃe io per tal uia peruenir doueʃsi a Romeo; ʃenza tema ardirei di paʃʃar per lo Inferno. Horʃu dunque diʃʃCheck-out: egli , poi che coʃi ʃei diʃposta, io ʃon contento di aitarti. ma prima che coʃa alcuna ʃi faceʃʃe, mi parria, che di tua mano a Romeo la coʃa tutta interamente ʃcriueʃsi: accioche egli morta credendoti in qualche strano caʃo per diʃperatio= ne non incorreʃʃe : perche io ʃo , che egli ʃopra modo t’ama . io ho ʃempre frati , che uanno a Mantoua; oue egli , come ʃai , ʃi ritroua . fa che io habbia la lettra; che per fidato meʃ ʃo allui la mandero . Et detto questo il buon frate ; ʃenza il mezzo de quali niuna gran coʃa a perfetto fine conducer= ʃi ueggiamo ; la giouane nel confeʃʃoro laʃciata alla ʃua cella ricorʃe : et ʃubito allei con un picciol uaʃetto di poluere ritornò , et diʃʃe : Te questa polue: et quando ti parra , nelle tre o nelle quattro hore di notte, inʃieme con acqua cruda ʃenza tema la berai: che dintorno ʃei comin= ciera operare ; et ʃenza fallo il nostro diʃegno ci riuʃcira. ma non ti dimenticar percio di mandarmi la lettera, che a Romeo dei ʃcriuere: che importa aʃʃai . La Giulietta preʃa la poluere alla madre tutta lieta ritornò, & diʃʃele: Veramente madonna, frate Lorenzo è il miglior confeʃʃo= re del mondo. egli m’ha ʃi racconfortata; che la paʃʃata tristitia piu non mi ricordo . Madonna Giouanna per la allegrezza della figliuola men trista diuenuta riʃpoʃe: In buona hora figliuola mia, farai, che anchor tu raccon ʃoli lui alle uolte con la nostra elimoʃina: che poueri fra= ti ʃono : et coʃi parlando ʃe ne uennero a caʃa loro. Gia era dopo questa confeʃʃione fatta tutta allegra la Giu lietta in modo , che meʃʃere Antonio et madonna Giouan na ogni ʃoʃpetto, che ella foʃʃe innamorata, haueuan la= ʃciato: et credeuano, che ella per istrano et manincono= ʃo accidente haueʃʃe i preteriti pianti fatti: et uolentieri l’harebbono laʃciata stare coʃi per allhora ʃenza piu di= re di darle marito. Ma tanto a dentro in questo fatto era= no andati ; che piu tornare a dietro ʃenza incarico non ʃi poteua . onde uolendo il Conte da Lodrone, che alcun ʃuo la donna uedeʃʃe ; eʃʃendo madonna Giouanna al= quanto cagioneuole della perʃona, fu ordinato, che la gio uane accompagnata da due zie di lei a quel luogo del padre , che hauemo nominato, poco fuori della città an= dar doueʃʃe: a che ella niuna reʃistentia fece, et andoui. Oue credendo la Giulietta che il padre coʃi all’improui= ʃo l’haueʃʃe fatta andare, per darla di ʃubito in mano al ʃecondo ʃpoʃo; et hauendo ʃeco portata la poluere, che il frate le diede, la notte uicino alle quattro hore; chiamata una ʃua fante; che ʃeco alleuata s’era, et che quaʃi come ʃo: rella teneua, fattoʃi dare una coppa d’acqua fredda, dicen= do che per gli cibi della ʃera auanti ʃete ʃosteneua; et posto= le dentro la uirtuoʃiʃʃima poluere , tutta la ʃi bebbe . Et da= poi in preʃenza della fante et d’una ʃua zia che u’era, diʃʃe: Mio padre per certo contra mio uolere non mi dara marito, s’io potro. Le donne, che di groʃʃa pasta erano, anchor che ueduto l’haueʃʃero bere lapolue, laqual per rifreʃcarʃi ella diceua porre nell’acqua; et haueʃʃero udite queste parole; non percio le inteʃero, o ʃoʃpicarono d’alcuna coʃa; et tor= naronʃi a dormire. La Giulietta ʃpento il lume, et partita la fante, fingendo di leuarʃi per alcuna opportunita natura= le , del letto ʃi leuò; et tutta de ʃuoi panni ʃi riuestì; et tor= nata nel letto come s’haueʃʃe creduto morire, coʃi compoʃCheck-out: ʃopra quello il corpo ʃuo meglio che ella ʃeppe: et le mani ʃopra il petto poste in croce aʃpettaua che’l beueraggio ope= raʃʃe: il qual poco oltre due hore stette a renderla come mor ta . Venuta la mattina , et il Sole gran pezza ʃalito eʃʃen= do, fu la giouane nella guiʃa , che detto u’ho , ʃopra il ʃuo letto ritrouata; et eʃʃendo uoluta ʃuegliare, ma non ʃi poten= do, et gïa quaʃi tutta fredda trouandola, ricordandoʃi la zia et la fante dell’acqua et della poluere, che la notte beuuta haueua, et delle parole dallei dette, et piu uedendola eʃ ʃerʃi uestita, et da ʃCheck-out: stCheck-out:ʃʃa ʃopra il letto a quel modo rac= concia; la poluere ueneno, et lei morta ʃenza alcun dub= bio giudicarono. Il rumor tralle donne ʃi leuò grandisʃimo, et il pianto , maʃsimamente per la ʃua fante : laqual ʃpeʃʃo per nome chiamandola diceua: O madonna questo è quel, che diceuate, mio padre contra mia uoglia non mi maritera. Voi mi domandaste con inganno la fredda acqua ; laquale la uostra dura morte a me apparecchiaua. O miʃera me di cui prima mi dorrò ? della morte , o di me stCheck-out:ʃʃa ? Io ʃola et uoi et me , il uostro padre et la uostra madre ad un tratto hauero morto. Deh perche ʃprezzaste morendo la compagnia d’una uostra ʃerua; laqual uiuendo coʃi cara mostraste d’ha uere? che coʃi, come io ʃempre con uoi uolentieri uiuuta ʃono, coʃi ancho con uoi uolentieri morta ʃarei: et coʃi dicendo ʃa= lita ʃopra il letto la come morta giouane stretta abbracciaua. Meʃʃer Antonio , ilquale non lontano era , il rumore udito tutto tremante nella camera della figliuola corʃe: et uedu= tala ʃopra il letto stare, et inteʃo cioche beuuto et detto ha= ueua; quantunque morta la stimaße; pure a ʃua ʃodisfattio= ne prestamente per un ʃuo medico, che molto nella ʃua caʃa uʃaua, a Verona mandò: ilqual uenuto , et ueduta , et al= quanto tocca la giouane, diße lei eʃʃere gia piu hore per lo beuuto ueneno di questa uita paßata. ilche udendo il tristo padre in dirottiʃʃimo pianto entrò. La mesta nouella alla in felice madre in poco ʃpatio peruenne : laqual da ogni uital calore abbandonata come morta cadde: et riʃentitaʃi con un feminile grido , quaʃi fuori del ʃenno diuenuta , tutta per= cotendoʃi, chiamando per nome la amata figliuola empiea di lamenti il Cielo ; dicendo : io ti ueggo morta o mia fi= gliuola ʃola requie della mia uecchiezza. et come m’hai o crudele potuto laʃciare, ʃenza dar modo alla tua/ miʃera madre di udire le ultime tue parole? almen foʃʃe io stata a ʃerrare i tuoi begli occhi. O cariʃʃime donne, che a me pre= ʃenti ʃete; aitatemi morire; et ʃe in uoi alcuna pieta uiue, le uostre mani prima che il mio dolore , mi ʃpengano . Et tu grande Iddio del Cielo ; poi che ʃi tosto come uorrei ; non poʃʃo morire; con la tua ʃaetta togli me a me stCheck-out:ʃʃa odioʃa. Coʃi eʃʃendo da alcuna donna ʃolleuata , et ʃopra il ʃuo letto posta, et da altre con aßai parole confortata, non re= staua di piagnere amaramente, et di dolerʃi. Appreßo tol= ta la giouane del luogo, oue ella era, et a Verona portata, con eßequie grandi et horreuoliʃsime da tutti e ʃuoi paren= ti et amici pianta, nella detta Arca nel cimiterio di ʃan Fran ceʃco per morta fu ʃepellita. Hauea frate Lorenzo; ilqua= le per alcuna biʃogna del monistero poco fuori della citta era andato ; la lettera, che la Giulietta ʃcriʃʃe , et che egli a Romeo mandar doueua, data ad un frate, che a Manto= ua andaua : ilquale giunto nella citta ; et eʃʃendo due o tre uolte ala caʃa di Romeo stato, ne per ʃua gran ʃciagu= ra trouatolo mai in caʃa, et non uolendo la lettera ad al= tri che allui proprio dare , anchora in mano l’hauea; quando Pietro credendo morta la Giulietta, quaʃi diʃpe= rato , non trouando fra Lorenzo in Verona , deliberò di portare egli stCheck-out:ʃʃo a Romeo coʃi mala nouella ; quan= to la morte della ʃua donna penʃaua che eʃʃere gli do= ueʃʃe . Perche tornato la ʃera fuori della citta al luo= go del ʃuo patrone, la notte ʃeguente ʃi uer Mantoua ca= minò , che la mattina per tempo ui giunʃe : Et troua = to Romeo; che anchora dal frate la lettera della don= na riceuuta non haueua; piagnendo gli raccontò, come la Giulietta morta haueua ueduta ʃepellire; et cioche per lo adietro ella haueua et fatto et detto, tutto gli raccontò. Il= quale questo udendo pallido, et come morto diuenuto tira= ta fuori la ʃpada ʃi uolle ferire per ucciderʃi. pur da Pietro ritenuto diʃʃe : La uita mia in ogni modo piu molto lunga Check-out:ʃʃer non puote ; poʃcia che la propria vita è morta . O Giulietta mia io ʃolo ʃono stato della tua morte cagione: percioche , come io ti ʃcriʃʃi, a leuarti dal Padre tuo non uenni. tu per non abbandonarmi morir uolesti: et io per te= ma della morte uiuero ʃolo ? questo non fie mai. Et a Pie= tro riuolto, donatogli un bruno uestimento, che egli in doßo hauea diʃʃe : Vanne Pietro mio . Indi partitoʃi Romeo , et ʃolo ʃerratoʃi, ogni altra coʃa men trista che la uita pa= rendogli , quel , che di ʃCheck-out: stCheck-out:ʃʃo far doueße, molto pen= ʃò : et alla fine come contadino uestitoʃi, et una guasta= detta d’acqua di ʃerpe , che di buon tempo in una ʃua caʃʃa per qualche ʃuo biʃogno ʃerbata hauea , tolta , et nella manica meʃʃalaʃi, a uenir uerʃo Verona ʃi miʃe, fra ʃe penʃando et deʃiderando, ouer per mano della giustitia, ʃe trouato foʃʃe, rimaner della uita priuato (ʃolo che la morte piu horreuole foʃʃCheck-out: stata) ouer nell’Arca, laqual molto ben ʃapeua doue era, con la ʃua donna rinchiuderʃi, et iui mo= rire. A questo ultimo penʃiero ʃi gli fu la fortuna fauoreuo= le; che la ʃera del dì ʃeguente, che la donna era stata ʃe= pellita, in Verona ʃenza eʃʃer da perʃona conoʃciuto entrò; et aʃpettata la notte, et gia ʃentendo ogni parte di ʃilentio piena , al luogo de frati minori, oue l’Arca era, peruenne. Non haueuano anchora questi frati conuentuali il luogo di ʃan Fermo in Verona: ne gli altri oʃʃeruanti da eʃʃi diui= dendoʃi haueuan quello di ʃan Bernardin fondato: ma in una Chieʃetta del nome di ʃan Franceʃco intitolata; nella quale egli gia stette, et nella Cittadella anchor ʃi uede; la ʃua uera regola a nostri tempi dal loro licentioʃo uiuere gua sta perfettamente oʃʃeruando inʃieme dimorauano: preʃʃo le mura dellaquale dal canto di fuori erano allhora appoggia= ti certi Auelli di pietra; come in molti luoghi fuori delle chieʃe ueggiamo: uno de quali antica ʃepoltura di tutti e Cappelletti era; et nelquale la bella giouane ʃi staua. A questo accostatoʃi Romeo (che d’intorno le quattro hore eʃʃer poteua) et come huomo di gran nerbo che egli era, per for= za il coperchio leuatogli, et con certi legni a ciò diʃposti , che ʃeco portati haueua, in modo puntellato hauendolo, che contra ʃua uoglia chiuder non ʃi poteua; dentro u’entrò , et lo richiuʃe . Hauea ʃeco il ʃuenturato giouane recato una lume orba, per poter la ʃua donna alquanto uedere: la= qual leuati i puntelli , et rinchiuʃoʃi nell’Arca, di ʃubito ti= ro fuori , et aperʃe: Et iui la ʃua bella Giulietta ʃopra oʃʃa et stracci di molti morti, come morta, uide giacere. Onde immantenente forte piagnendo coʃi cominciò a dire: O oc= chi; che a gli occhi mie foste, mentre al Cielo piacque , chiare luci: O bocca da me mille uolte ʃi dolcemente baʃcia= ta, et dallaquale coʃi ʃaggie parole ʃi udiuano : O bel pet= to, che’l mio cuore in tanta letitia albergasti: oue io hora ciechi, muti, et freddi ui ritrouo? come ʃanza di uoi ueggo, parlo, o uiuo? O miʃera mia donna oue ʃei d’Amore con= dotta?ilquale uuole che poco ʃpatio due tristi amanti et ʃpen ga et alberghi . Oime questo non mi promiʃe la ʃperanza et quel deʃio, che del tuo amore primieramente m’acceʃero. O ʃuenturata mia uita a che ti reggi? et coʃi dicendo gli occhi, la bocca, et il petto le baʃciaua ogni hora in maggior pianto abbondando; nel qual diceua: O ʃaʃʃo, che ʃopra mi ʃei, perche addoßo cadendomi non fai uie piu brieue la mia uita? ma percioche la morte in liberta d’ogniuno eßer ʃi uede; uiliʃʃima coʃa per certo è diʃiderarla, et non prender= laʃi : et coʃi l’ampolla, che con l’acqua uenenoʃa nella ma= nica haueua, tirata fuori parlando ʃeguì: Io non ʃo qual de stino ʃopra i miei nimici et da me morti nel lor ʃepolchro a morire mi condanni . ma poʃcia che o mia anima preʃʃo alla donna nostra coʃi gioua il morire hora, moriamo: Et in quel= la postaʃi a bocca la cruda acqua nel ʃuo petto tutta la riceuet= te. Dapoi preʃa l’amata giouane nelle braccia forte stringen= dola , diceua: O bel corpo ultimo termine d’ogni mio diʃio ʃe alcun ʃentimento dopo il partir dell’anima t’è restato; o ʃe ella il mio crudo morir uede; priego, che non le diʃpiac= cia, che non hauendo io teco poturo lieto et paleʃe uiuere, almen ʃecreto et mesto tCheck-out:co mi moia; et molto stretta tenen= dola la morte aʃpettaua . Gia era giunto l’hora; che il ca= lor della giouane la fredda, et potente uirtu della poluere doueʃʃe hauere estinta; et ella ʃuegliarʃi. perche stretta et dimenata da Romeo nelle ʃue braccia ʃi destò; et riʃentita= ʃi dopo un gran ʃoʃpiro diße : Oime oue ʃon io? chi mi stringe? miʃera me chimi baʃcia? et credendo che questi frate Lorenzo foʃʃe, gridò: A questo modo frate ʃerbate la fede a Romeo? a questo modo allui mi condurrete ʃicura? Romeo la donna uiua ʃentendo forte ʃi marauigliò; et forʃCheck-out: di Pigmalion ricordandoʃi diʃʃe : Non mi conoʃcete o dol= ce donna mia? non uedete che io il tristo uostro ʃpoʃo ʃono, per morire appo uoi, da Mantoua qui ʃolo et ʃecreto uenu= to? La Giulietta nel monimento uedendoʃi, et in braccio ad uno; che diceua eʃʃere Romeo ʃentendoʃi, quaʃi fuori di ʃCheck-out: steßa era: et da ʃe alquanto ʃoʃpintolo, et nel uiʃo guatato= lo, et ʃubito racconoʃciutolo, abbracciandolo mille baʃci gli donò; et poi gli diʃʃe : Qual ʃciochezza ui fece qua entro et con tanto pericolo entrare? non ui bastaua egli per le mie lettere hauere inteʃo, come io mi douea con lo aiuto di fra= te Lorenzo fingere morta; et che di brieue ʃarei stata con uoi? Allhora il tristo giouane accorto del ʃuo gran fallo incomin= ciò: O miʃera la mia ʃorte, o sfortunato Romeo, o uie piu di tutti altri amanti doloriʃsimo; io diciò uostre lettere non hebbi giamai: et quiui le raccontò, come Pietro la ʃua non uera morte per uera gli diße: onde credendola morta haueua per farle morendo compagnia iui preßo lei tolto il ueneno; ilqual come acutiʃʃimo ʃentiua, che per tutte le mem= bra la morte gli cominciaua mandare. La ʃuenturata fan= ciulla questo udendo ʃi dal dolore uinta restò; che altro, che le belle ʃue chiome et l’innocente petto batterʃi et stracciar= ʃi fare non ʃapeua: et a Romeo, che gia riʃupino caduto era, baʃciandolo ʃpeʃʃo un mare delle ʃue lagrime ʃpargere ʃopra: et eʃʃendo piu pallida, che la cenere diuenuta tutta treman= te diʃʃe: Dunque nella mia preʃenza et per mia cagion do= uete Signor mio morire ? Et il Cielo patira, che dopo uoi (ben che poco) io uiua ? Miʃera me almeno a uoi la mia uita poteʃsi io donare, et ʃola morire: alloquale il gioua= ne con uoce languida riʃpoʃe: Se la mia fede e’l mio amo= re mai caro ui fu; per quello ui priego, che dopo me non ui ʃpiaccia la uita ʃe non per altra cagione; almen per po= ter penʃare di colui; che del uostro amore preʃo per uoi dinanzi a uoi ʃi more. A questo riʃpoʃe la donna : Se uoi per la mia finta morte morite; che debbo io per la uostra non finta fare ? dogliomi ʃolo, che io qui hora dinanzi a uoi non habbia di morire il modo; et a me steßa, percioche io uiuo , odio porto. ma io ʃpero bene che in poco ʃpatio , ʃi come stata ʃon cagione, coʃi ʃaro della uostra morte com= pagna: et con fatica queste parole finite tramortita ʃi cadde. Et appreʃʃo riʃentitaʃi andaua miʃeramente con la bella boc ca gli estremi ʃpiriti del ʃuo caro amante raccogliendo; ilqual uerʃo il ʃuo fine a gran paʃʃo caminaua. In questo tempo hauea frate Lorenzo inteʃo, come et quando la gioua= ne la poluere beuuta haueʃʃe; et che per morta era stata ʃe= pellita: et ʃapendo il termine eʃʃer giunto , nel quale la det= ta poluere la ʃua uirtu finiua; preʃo uno ʃuo fidato compa= gno forʃe una hora innanzi al giorno all’Arca per trarne la donna ʃe ne uenne: allaqual giungendo, et ella piagnere et dolerʃi udendo, per la feʃʃura del coperchio mirando, et un lume dentro uedendoui, merauigliatoʃi forte, penʃò che la giouane a qualche guiʃa la lucerna con eʃʃo lei iui dentro portata haueʃʃe; et che ʃuegliataʃi per tema d’alcun morto, o forʃe di non restar ʃempre in quel loco rinchiuʃa, ʃi ra= maricaʃʃe, et piagneʃʃe in tal modo. Et con l’aita del com= pagno prestamente aperta la ʃepoltura uide la Giulietta; la qual tutta ʃcapigliata. et dolente s’era in ʃedere leuata, et il quaʃi morto amante nel ʃuo grembo recato s’hauea: allaquale egli diʃʃe: Dunque temeui tu figliola mia, ch’io qui dentro ti laʃciaʃsi morire? et ella il frate udendo, et il pianto rad doppiando riʃpoʃe: Anzi temo io, che uoi con la mia uita me ne cauiate. Deh per la pieta di Dio riʃerrate il ʃepolchro, et an= dateuene in guiʃa, che io qui mi muoia: ouer porgetemi un coltello; che io nel mio petto ferendo di doglia mi tragga. O Padre mio, o padre mio ben mandaste la lettera. ben ʃa= ro io maritata. ben mi guidarete a Romeo. uedetelo qui nel mio grembo gia morto: et raccontandogli tutto il fatto gliele mostrò. frate Lorenzo queste coʃe udendo come inʃen ʃato ʃi staua; et mirando il giouane; ilqual per paʃʃar di questa all’altra uita era, forte piagnendo lo chiamò, dicen= do : O Romeo qual ʃciagura mi ti toglie? parlami alquan= to : drizza a me un poco gli occhi tuoi . O Romeo uedi la tua cariʃsima Giulietta; che ti prega che la miri. perche non riʃpondi almeno allei; nel cui bel grembo ti giaci? Romeo al caro nome della ʃua donna alzò alquanto i languidi occhi dalla uicina morte grauati; et uedutala gli richiuʃe; et po= co dapoi tutto torcendoʃi fatto un brieue ʃoʃpiro ʃi morì. Morto nella guiʃa, che diuiʃato u’ho il miʃero amante, do= po molto pianto gia uicinandoʃi il giorno, diʃʃe il frate al= la giouane . Et tu Giulietta che farai? laqual tostamente riʃpoʃe ; morrommi qui entro . Come figliuola , diʃʃe egli , non dire coʃi : eʃci pur fuori. che come che io non ʃappia che di te farmi; pur non ti manchera il richiuderti in qual= che ʃanto monistero; et iui pregar ʃempre Dio per te et per lo morto tuo ʃpoʃo , ʃe biʃogno ne ha . alqual diʃʃe la don na: Padre altro non ui dimando io , che questa gratia; la qual per lo amor, che uoi alla felice memoria di costui por= taste (et mostrogli Romeo) mi farete uolentieri: et questo fie di non far mai paleʃe la nostra morte: accioche i nostri cor= pi poʃʃano inʃieme ʃempre in questo ʃepolchro stare. et ʃe per caʃo il morir nostro ʃi riʃapeʃʃe; per lo gia detto amore ui ri= priego, che i nostri miʃeri padri in nome di ambo noi uoglia= te pregare; che quelli; i quali amore in uno istCheck-out:ʃʃo fuoco ar= ʃe, et ad una istCheck-out:ʃʃa morte conduʃʃe ; non ʃia lor graue in uno istCheck-out:ʃʃo ʃepolchro laʃciare. Et uoltataʃi al giacente cor= po di Romeo; il cui capo ʃopra uno origliere, che con lei nell’Arca era stato laʃciato, posto haueua; gli occhi meglio rinchiuʃi hauendogli, et di lagrime il freddo uolto bagnan= dogli diʃʃe : Che debbo io ʃenza te in uita piu fare Signor mio? et che altro mi resta uerʃo te, ʃe non con la mia mor= te ʃeguirti ? niente altro certo: accioche date , dalquale la morte ʃolo mi poteua ʃeparare, la istCheck-out:ʃʃa morte ʃeparare non mi poʃʃa. Et detto questo la ʃua gran ʃciagura nell’animo re cataʃi, et la perdita del caro amante ricordandoʃi, delibe= rando di piu non uiuere ; raccolto a ʃe lo ʃpirito , et per buono ʃpatio tenutolo, ʃopra il morto corpo morta ricadde. Frate Lorenzo dapoi che la giouane morta conobbe, per mol ta pieta tutto stordito non ʃapeua egli stCheck-out:ʃʃo che farʃi; et in= ʃieme col compagno dal dolore uinto anchor ʃopra i morti amanti piagnea: quando furono d’alcuni uicini , che per tem po leuati s’erano, ʃopra questa Arca ueduti col lume, et co= noʃciuti: onde alcun di loro immantenente questo fatto a Cap pelletti rapportò : i quali furon prestamente dinanzi al Si= gnore pregando, che egli per forza di tormento (ʃe altrimen= ti non ʃi poteua) uoleʃʃe dal frate ʃapere quello , che nella lo ro ʃepoltura a quella hora cercaua , tanto piu, che eʃsi il ʃa= peuano de loro inimici amico . Il Signor poste le guardie , chel frate partir non ʃi poteße, mando per lui: alquale ue= nutogli innanzi diʃʃe: Che cercauate domine sta mane nella ʃepoltura de Cappelletti ? diteloci : che noi in ogni guiʃa lo uogliam ʃapere . Ma mentre chel frate con alcune ʃue fauole cercaua di ʃcuʃarʃi col Signore, et di naʃcondergli la uerita; gli altri del conuento, che la nouella inteʃa haueua= no, uollero la ʃepoltura aprire, et mirarui dentro, per ue= der di ʃaper quel , che i due frati la paʃʃata notte ʃopra ui faceuano. Et apertala, et il corpo del morto amante dentro trouatoui, di ʃubito con rumore grandiʃsimo al Signor, che anchora col frate parlaua fu detto, come nella ʃepoltura de Cappelletti , ʃopra laqual la notte il frate era stato colto, giaceua morto Romeo Montecchi . Questo parue a ciaʃcu= no quaʃi impoʃsibile, et ʃomma marauiglia a tutti appor= tò : ilche udendo frate Lorenzo, et conoʃcendo non potere piu naʃcondere quel , che diʃideraua di celare; ginocchione dinanzi al Signor postoʃi diʃʃe : Perdonatemi Signor mio; ʃCheck-out: a uoi la bugia di quel, che mi richiedeste io diʃsi. che ciò non feci per malitia, ne per guadagno alcuno : ma per ʃeruare la promeʃʃa fede a due miʃeri et morti amanti da me data: et coʃi tutta la paʃʃata historia fu astretto preʃente molti a raccontarli. Bartholomeo dalla Scala questo udendo da gran pieta qua= ʃi moʃʃo a piagnere uolle i morti corpi egli stCheck-out:ʃʃo uedere : et con grandiʃsima quantita di popolo al ʃepolchro ʃe ne uenne: et trattone i due amanti nella chieʃa di ʃan Franceʃco ʃopra due tapeti gli fece porre . In questo tempo i padri loro nel= la detta chieʃa uennero ; et ʃopra i lor morti figliuoli pia= gnendo da doppia pieta uinti , auenga che nimici foßero, s’abbracciorono in modo ; che la lunga nimistà tra eʃsi et tralle lor caʃCheck-out: stata; et che ne prieghi d’amici , ne minac= cie di Signore , ne danni riceuuti , nel tempo haueua mai potuta estinguere; per la miʃera et pietoʃa morte di que= sti amanti hebbe fine . Et ordinato un bel monimento ; ʃopra il qual la cagion della lor morte ʃcolpita foʃʃe ; gli due amanti con pompa grandiʃʃima et ʃolenne dal Signo= re , et da lor parenti , et da tutta la citta pianti, et accom= pagnati ʃepelliti furono.
I L F I N E.
S T A M P A T A I N V E N E T I A Per Franceʃco Marcolini del meʃe di Ottobre nell’Anno del Signore. M D XXXIX.
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